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22 Novembre 2024 05:08

Nuova ispezione della Banca d’italia alla Popolare di Bari

Continua la pressione di via Nazionale da Roma sui vertici dell’istituto di credito per accellerare i tempi per il passaggio del timone della famiglia Jacobini. Il progetto di unire le grandi banche popolari del Sud in un unico istituto di credito non è compatibile con il controllo solo nelle mani di qualcuno.
ROMA – Gli ispettori della vigilanza della Banca d’Italia sono ritornati a far visita ed ispezionare ancora più approfonditamente  la sede della Banca Popolare di Bari,  a pochi giorni dall’assemblea degli azionisti  fissata per il prossimo 14 luglio. L’ ispezione nell’istituto di credito barese è destinata probabilmente ad aumentare una certa pressione sui necessari cambiamenti alla guida della Popolare barese. I consiglieri di amministrazione in scadenza sono quattro e da Palazzo Koch vogliono che il ricambio parta dalla loro sostituzione per garantire un ricambio della governance. Secondo fonti bancaria, nei giorni scorsi  sarebbe giunta a Bari una lettera di raccomandazione della Vigilanza a tal proposito.

Un segnale forte per la prossima sostituzione anche per Marco Jacobini, attuale presidente della Popolare di Bari, il quale non è in scadenza come i quattro consiglieri, in quanto il suo mandato avrebbe termine, secondo quanto previsto,  alla prossima assemblea degli azionisti del 2020, ma probabilmente potrebbe avvenire prima. Negli ambienti bancari è tornata a circolare  l’ipotesi di Giulio Sapelli alla guida dell’ istituto di credito barese .

Sapelli è l’ economista che la Lega di Matteo Salvini aveva indicato come possibile presidente del consiglio dei ministri, ma in Banca d’ Italia ci sono opinioni interne contrastanti. Una cosa è certa e condivisa da tutti: il progetto di riunire le popolari del Sud in un unica banca non è compatibile con la continuazione del controllo sinora esercitata dalla famiglia Jacobini, anche se non sono ancora delineati i tempi per la successione .
L’emendamento sulla Popolare di Bari contenuto nel decreto Crescita, ed inserito dalla maggioranza di Governo con la consulenza di Banca d’Italia e su richiesta del Mef , prevede degli incentivi fiscali per le aggregazioni di imprese e banche al Mezzogiorno, un provvedimento che va ad indebolire le resistenze alla fusione opposte dagli attuali vertici degli istituti crediti del Mezzogiorno  e che potrebbe così avviare delle fusioni a partire già dai prossimi mesi.
La Popolare di Bari con un cda rinnovato ed un progetto avviato di fusione ed incorporazione con altre banche liquide consentirebbe  una forte accelerazione, in presenza nell’ultimo bilancio 2018 con di perdite per circa 400 milioni di euro, rafforzando il capitale attraverso la cessione la Cr Orvieto e con le cessioni degli Npl. La Banca Popolare di Bari ha lavorato ad un progetto di fusione, con con l’idea di Jacobini e l’amministratore delegato Vincenzo De Bustis, tornato alla direzione generale dell’istituto 6 mesi fa,  di realizzare soltanto due banche. La prima radicata nel territorio, sarebbe la Banca Popolare barese , mentre  la seconda sarebbe una banca  società per azioni  per creare valore ed aggregare investitori istituzionali e privati .
Un aiuto a rimettere i conti a posto potrebbe arrivare dall’azione legale risarcitoria all’Unione europea per l’acquisizione della Banca Tercas, per la quale si è accertato giudiziariamente che non vi alcun aiuto di Stato: la Popolare di Bari vuole un risarcimento dei danni intorno ai 500 milioni di euro, anche  permane l’incognita dell’inchiesta della Procura di Bari sulla svalutazione dei titoli azionari , che procede basandosi  sull’ipotesi di truffa per la quale sono coinvolti funzionari e vertici dell’istituto, a partire da Jacobini e De Bustis. Un motivo in più secondo Bankitalia per sostituirli.
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