ROMA – La rottamazione delle cartelle, per ora, si sta rivelando un vero e proprio flop. Rispetto alle attese, di un introito che avrebbe dovuto raggiungere 21,8 miliardi nel 2018, l’incasso effettivo si è fermato a meno della meta: 10,4 miliardi di euro. I dati sono contenuti nelle tabelle della Corte dei Conti che accompagnano il Rendiconto generale dello Stato, e sono relativi alle richieste presentate entro il 21 aprile 2017.
Secondo i dati della magistratura contabile senza la sanatoria nelle casse dello Stato sarebbero dovuti entrare 45,4 miliardi di euro; che sono scesi a 26,3 miliardi, grazie allo ‘sconto’ applicato, pari a 19,1 miliardi. Dei 26,3 miliardi di incasso atteso la maggior parte, pari appunto a 21,8 miliardi, sarebbe dovuto arrivare entro lo scorso anno ma, a conti fatti, la quota effettivamente riscossa si è fermata a meno della metà. All’appello mancano quindi 11,4 miliardi di euro.
E’ questo il vero motivo delle nuova finestra per aderire alla rottamazione delle cartelle. In un arco temporale limitato: un mese tra ottobre e novembre 2019. È l’ipotesi allo studio del Governo annunciata giovedì dal sottosegretario all’Economia, Massimo Bitonci, durante la presentazione delle adesioni alle sanatorie suoi ruoli scadute lo scorso 30 aprile insieme ai colleghi di partito della Lega, il viceministro all’Economia Massimo Garavaglia e il vicepresidente della commissione Finanze della Camera Alberto Gusmeroli.
Una riapertura dei termini su cui il sottosegretario leghista ha già fissato un perimetro. In primo luogo, non ci sarà nessuna estensione ai carichi affidati alla riscossione nel 2018: detto in altri termini saranno rottamabili le cartelle consegnate dagli enti impositori tra il 2000 e il 2017. Inoltre, il numero delle rate non sarà di 18 e spalmato su cinque anni come per chi ha aderito entro il 30 aprile ma il piano di ammortamento del debito potrebbe essere ridotto tra quattro anni e quattro anni e sei mesi.
Infine, come ha anticipato sempre Bitonci, si sta studiando un meccanismo per evitare che siano attivate procedure esecutive nei confronti dei contribuenti morosi che vorranno sfruttare la nuova finestra. Con la presentazione dell’istanza, infatti, i nuovi pignoramenti non potranno essere eseguiti.