ROMA – Una riunione con i suoi avvocati difensori per pianificare le prossime strategie legali, e qualche giorno di riposo prima di dover tornare ad Agrigento per il secondo interrogatorio, questa volta con i magistrati che indagano per il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Un’ipotesi di reato per la quale, Carola Rackete affronterà il proseguo dell’indagine con molta più serenità, dopo la sentenza della Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Agrigento Alessandra Vella che ieri sera l’ha rimessa in libertà.
Le 13 pagine del provvedimento del Gip, oltre a fissare la cosiddetta “scriminante” che di fatto giustifica la manovra azzardata con la quale la comandante della Sea Watch 3 ha disobbedito all’ultimo alt rischiando di schiacciare contro il molo di Lampedusa una motovedetta della Guardia di Finanza, ha fissato alcuni principi di fondamentale importanza anche per tutte le altre navi umanitarie che operano soccorsi e che in questi giorni, dalla Open Arms a Mediterranea a Sea Eye sono tornate nel Mediterraneo.
rackete compressed-ordinanza-rigetto_Il decreto sicurezza bis
Secondo la Gip, “le direttive ministeriali sui porti chiusi e il divieto di ingresso in acque territoriali” contenute nel decreto sicurezza e per il quale le motovedette italiane hanno intimato l’alt alla Sea Watch fin dall’approssimarsi alle acque italiane non può essere applicato. Perché una nave che soccorre migranti non può essere giudicata offensiva per la sicurezza nazionale e il comandante di quella nave ha l’obbligo di portare in salvo le persone soccorse. In ogni caso, sottolinea il giudice, la violazione del divieto viene punito dal decreto solo con la sanzione amministrative e non più penale.
Il dovere di soccorso
La scriminante che la giudice ha fatto prevalere nell’analisi della condotta della comandante è il principio fondamentale dell’ordinanza . “L’attracco al porto di Lampedusa – scrive la gip Vella – appare conforme al testo unico per l’immigrazione nella parte in cui fa obbligo al capitano e alle autorità nazionali indistintamente di prestare soccorso e prima assistenza allo straniero rintracciato in occasione dell’attraversamento irregolare della frontiera“.
I porti sicuri
L’ordinanza mette per la prima volta per iscritto che la scelta di un comandante di nave che soccorre migrati in zona sar libica di far prua verso l’Italia è legittima perché ” in Libia e in Tunisia non ci sono porti sicuri” e l’obbligo del comandante non si esaurisce nel prendere a bordo i naufraghi ma prevede lo sbarco in un luogo dove sono loro garantiti i diritti, a cominciare dal diritto d’asilo. Che la Tunisia non prevede.
La nave da guerra
Secondo il gip Vella, le motovedette della Guardia di Finanza non sono da considerarsi una nave da guerra e dunque l’inosservanza di un loro ordine non è punibile secondo quanto previsto dal codice della navigazione. “Le unità navali della Guardia di Finanza – precisa la Gip – sono da considerarsi navi da guerra solo quando operano al di fuori dalle acque territoriali ovvero in porti esteri ove non vi sia un’Autorità consolare“.
Nessuna volontà di schiacciamento
La giudice ha accolto quindi totalmente la ricostruzione di Carola Rackete secondo la quale con la sua manovra in porto non aveva alcuna intenzione di colpire la motovedetta della Finanza. “Da quanto emerge dal video deve essere molto ridimensionato nella sua portata offensiva rispetto alla prospettazione accusatoria fondata solo sulle rilevazioni della polizia giudiziaria“.
Nelle prossime ore partirà anche l’iter di espulsione di Carola Rackete dal territorio nazionale firmato ieri sera dal Prefetto di Agrigento Dario Caputo secondo le direttive impartite dal ministro Salvini. In realtà l’esecuzione del provvedimento sembra di fatto inapplicabile considerato che per essere legittimato, dovrà essere convalidato dal giudice. La Procura infatti ha già negato il nullaosta fino a quando non saranno cessate le esigenze di giustizia, dunque certamente fino al 9 luglio. Nel frattempo il procuratore Luigi Patronaggio e l’aggiunto Salvatore Vella valuteranno se proporre ricorso contro il provvedimento del Gip Vella è andato ben oltre la loro richiesta di applicare il divieto di dimora in provincia di Agrigento a Carola Rackete .
I legali della Sea Watch stanno analizzando e studiando anche un possibile ricorso contro il sequestro probatorio della nave che ieri è stata condotta al porto di Licata
La politica riprende lo scontro
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini attacca la magistratura : “Sentenza politica e vergognosa, fa male all’Italia. Per la magistratura italiana ignorare le leggi e speronare una motovedetta della Finanza non sono motivi sufficienti per andare in galera“e continua “Per la comandante criminale è pronto un provvedimento per rispedirla nel suo Paese, è pericolosa per la sicurezza nazionale. Tornerà nella sua Germania, dove non sarebbero così tolleranti con una italiana che dovesse attentare alla vita di poliziotti tedeschi“.
Luigi Di Maio si schiera con Salvini: “Sorprende la scarcerazione. Ribadisco la mia vicinanza alla Finanza in questo caso. Ad ogni modo il tema è la confisca immediata della imbarcazione“. Il Presidente della Camera Roberto Fico invita alla calma: “Le decisioni della magistratura vanno sempre rispettate, sia quando piacciono sia quando non piacciono: è il senso della divisione e dell’indipendenza dei poteri dello Stato“. Il Pd scende in campo con il suo vicesegretario Andrea Orlando: “L’arresto non è stato convalidato dal Gip di Agrigento. L’ordinanza dice cose molto diverse da quello che va sostenendo il Ministro dell’Interno Salvini. L’ennesima dimostrazione del caso migranti creato ad arte da Salvini per distrarre gli italiani“.