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22 Novembre 2024 08:07

Caso Cucchi a processo il Gen. Casarsa ed altri sette carabinieri per depistaggio

Si apre così un quarto processo per il decesso del geometra romano. Prima udienza il 12 novembre, L'allora comandante dei carabinieri della capitale aveva dichiarato di aver avuto informazioni solo dal suo superiore dell'epoca. La sorella: "Tutto iniziato grazie a Casamassima"

ROMA – Otto militari dell’Arma dei Carabinieri, tra cui alti ufficiali, imputati nell’ambito dell’inchiesta sui presunti depistaggi relativi alle cause della morte di Stefano Cucchi sono stati rinviati a  processo  . Si apre adesso il quarto processo che vede sul banco degli imputati la catena di comando dei Carabinieri che secondo la pubblica accusa avrebbe prodotto dei “falsi” per depistare e confondere le indagini della Procura di Roma. La prima udienza è fissata per il 12 novembre.

Gen. Alessandro Casarsa

Tra militari coinvolti, ci sono alti ufficiali come il generale Alessandro Casarsa, che nel 2009 era alla guida del Gruppo Roma e il colonnello Lorenzo Sabatino, ex capo del Reparto operativo della capitale. Gli otto sono indagati a vario titolo per falso, omessa denuncia, calunnia e favoreggiamento: il colonnello Francesco Cavallo all’epoca dei fatti capufficio del comando del Gruppo Carabinieri Roma, il maggiore Luciano Soligo, ex comandante della compagnia Talenti Montesacro, Tiziano Testarmata, ex comandante della quarta sezione del nucleo investigativo, Massimiliano Labriola Colombo, ex comandante della stazione di Tor Sapienza, dove Stefano Cucchi venne trasportato dopo il pestaggio subito, Francesco Di Sano, che era in servizio in caserma a Tor Sapienza  quando arrivò il geometra,  ed il carabiniere Luca De Cianni.

Scrive il pm:Casarsa, rapportandosi con Soligo, sia direttamente sia per il tramite di Cavallo, chiedeva che il contenuto della prima annotazione (redatta da Di Sano secondo cui Cucchi lamentava dolori al costato e che non poteva camminare, ndr) fosse modificato nella parte relativa alle condizioni di salute di Cucchi“. Cavallo rapportandosi direttamente sia con Casarsa che con Soligo chiedeva a quest’ultimo che il contenuto di quella prima annotazione fosse modificato”.

Secondo Musarò, il maggiore Soligo,  “veicolando una disposizione proveniente dal Gruppo Roma ordinava a Di Sano, anche per il tramite di Colombo Labriola, di redigere una seconda annotazione di servizio, con data falsa del 26 ottobre 2009 nella quale si attestava falsamente che ‘Cucchi riferiva di essere dolorante alle ossa sia per la temperatura fredda/umida che per la rigidita’ della tavola del letto ove comunque aveva dormito per poco tempo, dolenzia accusata per la sua accentuata magrezza omettendo ogni riferimento alle difficoltà di deambulare accusate da Cucchi“.

I carabinieri indagati rispondono di falso anche in merito alla annotazione di servizio, sempre del 26 ottobre del 2009 che venne redatta dal carabiniere scelto Gianluca Colicchio (che non è indagato n.d.r.) , “indotto a sottoscrivere il giorno dopo una nota in cui falsamente attribuiva allo stesso Cucchi ‘uno stato di malessere generale, verosimilmente attribuito al suo stato di tossicodipendenza’, omettendo ogni riferimento ai dolori al capo e ai tremori manifestati dall’arrestato“. Tutto ciò “con l’aggravante di volere procurare l’impunità dei carabinieri della Stazione Appia responsabili di avere cagionato a Cucchi le lesioni che nei giorni successivi gli determinarono il decesso“.

Gli ufficiali dell’ Arma Sabatino e Testarmata, che avevano ricevuto la delega dalla Procura di Roma ad acquisire nuove carte nell’ambito dell’indagine bis, ebbero modo di rendersi conto (nel novembre del 2015) della falsita’ di queste annotazioni del 2009 ma evitarono di segnalare la cosa all’autorita’ giudiziaria, favorendo cosi’ gli autori degli stessi falsi. Testarmata poi, una volta scoperto che era stato alterato il registro di fotosegnalamento dell’epoca con il nome di Cucchisbianchettato‘, non solo non acquisi’ il documento originale, come gli era stato ripetutamente detto da due colleghi, ma neppure riporto’ la circostanza nella relazione di servizio.

Tra gli otto militari dell’Arma rinviati a giudizio figura De Cianni che in una nota di polizia giudiziaria accuso’ Casamassima, pur sapendolo innocente, di aver fatto dichiarazioni gradite alla famiglia Cucchi a fronte di una fantasiosa promessa di soldi da parte di Ilaria, sorella di Stefano. Casamassima, che per aver collaborato con la magistratura e aver dato un impulso significativo alle nuove indagini ha subito pressioni e ritorsioni, compreso un trasferimento ad altro incarico e relativo demansionamento, gli avrebbe riferito che Cucchi la sera dell’arresto tento’ gesti di autolesionismo e che fu solo schiaffeggiato, non certo pestato. Dichiarazioni false che De Cianni ha confermato anche in un interrogatorio fatto alla squadra mobile.

Ilaria Cucchi

Ilaria Cucchi: “Momento storico grazie a Casamassima”

“Possiamo dire che la decisione del Gup rappresenta un momento storico e significativo per noi. Tutto è cominciato per merito di Riccardo Casamassima (il carabiniere supertestimone che ha fatto riaprire l’inchiesta, ndr)”.  è stato il primo commento, a caldo, di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, appreso il rinvio a giudizio di otto militari dell’Arma per la vicenda legata ai depistaggi. “Dieci anni fa, mentre ci battevamo in processi sbagliati – ha aggiunto Ilaria non immaginavamo neanche quello che stava avvenendo alle nostre spalle e sulla nostra pelle. Oggi poi abbiamo assistito a uno scaricabarile con il generale Casarsa che ha raccontato che le cause della morte di Stefano gli furono dettate dal generale Tomasone“. E non a caso il generale Tomasone non è stato rinviato a giudizio, e quindi prosciolto dalle ipotesi accusatorie.

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