BRESCIA – Nonostante il giorno di Ferragosto, la processione non si è interrotta e tantissime persone hanno voluto portare il loro ultimo saluto a Nadia Toffa, la conduttrice televisiva morta martedì scorso all’età di 40 anni dopo aver combattuto per due anni e mezzo contro un tumore. La camera ardente nel teatro Santa Chiara è rimasta aperta costantemente, per permettere a tutti di entrare: ed è qui a Brescia, la città in cui Nadia è nata e viveva, che oggi si sono svolti i funerali .
Accanto alla bara bianca, in questi giorni, ci sono sempre stati la mamma, il papà, le sorelle e lo storico ex fidanzato Emanuele. “Ci sta guardando da lassù anche in questo momento“, ha ripetuto la madre Margherita stringendo centinaia di mani.
“Ciao, guerriera”. Così uno dei partecipanti ha voluto salutare Nadia Toffa prima che il feretro lasciasse il Duomo. La gente ha risposto con un lungo applauso. Si sono conclusi i funerali della conduttrice delle Iene , scomparsa a 40 anni per un tumore, con l’esecuzione di “Halleluja” di Leonard Cohen, interpretata da una ragazza. Sono state centinaia le persone che hanno voluto partecipare alla cerimonia, molte delle quali non sono riuscite ad entrare nel Duomo di Brescia. Un lungo applauso ha accompagnato l’arrivo del feretro. In chiesa praticamente tutti i colleghi delle Iene della conduttrice.
L’ideatore delle “Iene” l’ autore tv Davide Parenti insieme a Pablo Trincia, Matteo Viviani, Filippo Roma, Enrico Lucci – ha deposto sulla bara chiara la cravatta nera, simbolo della trasmissione “Le Iene“. “L’abbiamo vista arrivare, sgomitare, era la mia famiglia” ha detto Giulio Golia ai cronisti fuori dal Duomo. “La gente l’amava perché era autentica e l’ha capito. Se c’è una cosa che va valorizzata di Nadia è che, in un’epoca come questa, piena di odio, di senso di rivalsa, di cattiveria e di rabbia esplosiva Nadia, organizzandosi bene e documentandosi ha convogliato tutta questa avversità in qualcosa di concreto” il ricordo di Enrico Lucci, altro “storico” collega di Nadia. “Non faceva tutto questo per mettersi in mostra. Detestava l’ingiustizia. Era una rompicoglioni terribile che non staccava mai. Aveva un odio incredibile per le ingiustizie. Una persona autentica e la gente l’ha capito. Ha raccolto l’odio della gente in un’efficace azione giornalistica“.
“In punta di piedi ma con sincero affetto vorrei farmi vicino ai familiari di Nadia Toffa, condividere nella speranza per quanto mi è possibile il loro grande dolore“, inizia così il messaggio del Vescovo di Brescia Pierantonio Tremolada che è stato letto durante i funerali di Nadia. “Mi affianco – è il pensiero del Vescovo – ai suoi colleghi di lavoro e alle tante persone che l’hanno conosciuta, per rendere onore al suo indomito coraggio, al suo sorriso gentile, alla sua lotta contro la disonestà, ma sopratutto la sua passione per la vita, la vita vera“.
Il parroco celebrante, don Maurizio Patriciello, il parroco ‘antiroghi’ di Caivano (Napoli) ha dato una spiegazione sul perchè Nadia Toffa fosse così amata. “Nadia è’ entrata nel cuore di tutti perché è stata autentica, cocciuta perseverante, tosta. Ha avuto fame e sete di giustizia ha detto il sacerdote durante i funerali della conduttrice. “Abbiamo un debito di riconoscenza verso questa ragazza – ha detto don Maurizio -. Nadia, sei stata capace di mettere l’Italia sottosopra unendo il Nord e il Sud, la Terra dei fuochi con Brescia. In questi giorni mi sono arrivati centinaia di messaggi. Sei entrata nel cuore di tutti e non perchè eri un volto della tv. Nadia è stata amata, non solo stimata“.
“Hai chiamato il cancro con il suo nome dando coraggio a tutti noi – ha proseguito -. Hai raccontato le tue fragilità dandoci coraggio. Nadia ha avuto fame e sete di giustizia, è arrivata là dove la gente era bistrattata e maltrattata. Come nella mia terra, la Terra dei Fuochi, dove il terreno è inquinato anche dai rifiuti del Nord, con la complicità della nostra camorra. Hai gridato ai cristiani sopiti che Dio non è cattivo“.
Nadia Toffa non si è mai vergognata della sua malattia: qualcuno, ha aggiunto il parroco, “non lo ha compreso. Come si fa a comprendere una ragazza bella e sveglia che dice `porto una parrucca´? Nadia, hai raccontato la tua paura, le tue speranze, la tua è stata vita sino all’ultimo respiro. Hai capito che la vita è vita anche quando si fa pesante”. La stessa Nadia lo aveva spiegato pochi mesi fa a Brescia, la sua città, quando aveva ricevuto il premio come personaggio dell’anno: “Ho combattuto come fanno tutti”.
Per Nadia la vita è stata vita fino all’ultimo respiro. Lei ha detto: “La preghiera è un abbraccio”. Non dimentichiamolo ha concluso don Maurizio, “abbiamo il dovere di dirlo a tutto il mondo. Abbiamo il dovere di ricordare a tutti la sua lotta. Dobbiamo raccogliere quello che ha lasciato perché nulla di quello che ha lasciato, nulla vada perduto“.
Nadia era cittadina onoraria della città di Taranto in seguito alle sue battaglie in difesa della salute dei cittadini del posto minacciati dall’inquinamento del polo siderurgico. “A lei dobbiamo non solo la commemorazione del suo essere, della sua grande generosità e di una straordinaria sensibilità verso le problematiche del nostro territorio, ma anche l’impegno da assumere per un ricordo che non dovrà mai cancellarsi“, ha affermato il presidente di Confindustria Taranto, Antonio Marinaro.
Gli amici del minibar del quartiere Tamburi di Taranto sono arrivati in pullman dalla Puglia viaggiando per tutta la notte. Tutti avevano addosso la maglietta con scritto “Ie jesche pacce pe te!” . Davanti al Duomo di Brescia, per i funerali di Nadia Toffa, c’era anche la gente normale di Taranto. La conduttrice aveva conosciuto i ragazzi del “minibar” dei Tamburi in occasione di un suo servizio sull’Ilva. “Fu lei che vedendo quella maglietta che ebbe l’idea e, negli anni, siamo riusciti a raccogliere 700 mila euro e abbiamo aperto un reparto oncologico pediatrico. Senza di lei non sarebbe stato possibile” raccontano in lacrime i suoi amici di Taranto.
La famiglia di Nadia Toffa, l’inviata delle Iene morta per un cancro, ha affidato ai social un messaggio di saluto: “Cara piccola grande Nadia, figlia amata, adorata sorella, dolcissima zia, guerriera potente in ogni sfida, coraggiosa anche nell’ultima, la più difficile. Non ci sono parole per dire il vuoto che lasci in tutti noi”. comincia così il pensiero della famiglia di Nadia Toffa affidato a Twitter. “Si spegne con te una luce calda, cristallina, ma rimane tutto l’amore che ci hai donato, resta ciò che hai costruito con tanta dedizione e determinazione per noi, per tanti. Siamo forti della tua forza. Già un angelo in vita, ora sei libera e serena nell’Amore più grande. Riscaldati dall’abbraccio di tutti”, hanno scritto i genitori e le sorelle della presentatrice, morta a 40 anni dopo una lunga battaglia con il tumore.
Un ricordo della piccola, grande Nadia
di Antonello de Gennaro
Ho conosciuto Nadia Toffa all’inizio della sua carriera in Mediaset, avvenuto nello stesso periodo in cui avevo iniziato a lavorarci anche io, (producendo un programma di moda e costume) sulla stessa rete Italia1, ed ogni volta che ci incontravamo nei corridoi di Cologno Monzese, scherzava con la sua unica imbattibile ironia mi prendeva in giro dicendomi “potevi prendere me a fare la conduttrice“.
L’ho rincontrata qualche anno fa a Taranto al termine di una conferenza stampa in Prefettura sull’ ILVA, dove mi ha sfilato sotto il naso Michele Emiliano, intervistandolo e costringendolo a versare un contributo per quella splendida iniziativa di raccolta fondi grazie alla quale si è riuscito a finanziare un ospedale pubblico a Taranto. Era tutta contenta di avergli fatto uscire dal portafoglio due banconote da 50 euro. Che erano il “sigillo” sulla figuraccia fatta fare davanti alle telecamere ad un presidente di Regione che in realtà avrebbe dovuto pensare lui a trovare quei fondi, e non la meravigliosa “iena” Nadia promuovendo la vendita delle magliette con la scritta “Jesche pacce pe te!”, (dal tarantino:”Io esco pazzo per te” ).
Alla fine dell’intervista con Emiliano. Nadia mi si è avvicinata per scusarsi, con la sua puntuale grande educazione, ma è bastato il suo sorriso per abbracciarla e dirle che aveva fatto bene, e che non doveva scusarsi di nulla.
Mi piace pensare che Nadia da lassù oggi ci guardi con il suo sorriso ironico, ed incredulo, di quanta gente l’amasse e di quanta gente avesse stima della sua “battaglia” contro il cancro. Anche io ho perso una padre per quella maledetta malattia. Una battaglia che non può e non deve finire, e che tutti noi possiamo sostenere al posto di uno Stato assente, finanziando con il nostro contributo la ricerca. Ciao piccola grande Nadia, ci mancherai.