di Claudio Brachino*
Voto ergo non sum. Con questa cartesiana certezza rovesciata, fatalmente e anche storicamente stiamo entrando nell’era della non-democrazia, o democrazia formale.
Le elezioni in Italia sembrano ormai una concessione, un’eccezione, una contorsione delle regole dei padri costituenti. Forse una populistica liturgia da guardare con sospetto. Già la democrazia rappresentativa non se la passa così bene e ha ingrassato in maniera spropositata movimenti anti-casta che poi in proprio, nella fase costruens, cioè amministrativa del potere, hanno dimostrato di avere idee contraddittorie sulla realtà, in primis nella materia decisiva dell’economia.
Ma andiamo con ordine. È vero che Mattarella secondo la Costituzione deve verificare se esistono maggioranze parlamentari credibili prima di richiamare i cittadini italiani alle urne. Ma è anche vero che queste maggioranze non devono essere accrocchi, pardon inciuci, di meri numeri, poltrone, nomine, paure incrociate. Queste maggioranze devono avere una relazione logica, se non proprio cartesiana, con il sentimento popolare. Non solo Frankstein partoriti da disegni di potere, non solo acrobazie di conservazione e resuscitazione, le maggioranze parlamentari «credibili» devono avere una sostanza democratica.
Lo specchio inclinato verso i cittadini e non buttato nei rifiuti per non vedere il frutto di una pessima chirurgia politica. Anche qui facciamo ordine: il 4 marzo del 2018 gli italiani hanno votato il centrodestra, primo senza i numeri per governare, ma primo. Poi il successo del M5s, il crollo del Pd, il sorpasso della Lega su Forza Italia. Poi Salvini e Di Maio hanno messo insieme ciò che nessuno gli aveva detto di mettere insieme. Inutile ridire quello che è stato detto mille volte, vale la pena solo sottolineare qui che l’unica antropologia comune era quella di aver capitalizzato, anche se ognuno per conto proprio, una lunghissima campagna anti-sistema. Com’è finita si sa.
Con Conte che parla una lingua sub-istituzionale da fidanzata offesa e la soap sarcastica delle telefonate tra i due “golden boys“. In questi mesi poi il sentimento popolare si è espresso con le Regionali, tutte vinte dal centrodestra, con le Europee vinte dalla Lega che poi nei sondaggi ha toccato punte del 39 per cento. Lo dice Chomsky, ideologo della sinistra americana, e non un barbaro sovranista: se io cittadino voto e ho la sensazione di non poter cambiare la realtà o di non poter dare un giudizio su chi mi ha governato, allora la macchina democratica va in frantumi. Dunque come cittadino non esisto, non ci sono, non valgo, non conto. Non sum.
Ci pensi, Mattarella.