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22 Novembre 2024 07:13

Crisi di governo: Il Pd: “siamo vicini alla rottura”. La trattativa incagliata su Di Maio

Nella notte una telefonata notturna di fuoco fra il leader M5S e il segretario del Pd Zingaretti rischia di far saltare tutto. "Non puoi umiliarmi, devo fare il vice premier"...Zingaretti: "Per noi è inaccettabile". Mattarella in attesa, disponibile a dare ulteriore tempo per il programma se c'è intesa su Conte

ROMA –  Il problema è Luigi Di Maio. È stato durissimo lo scambio con Nicola Zingaretti, in una telefonata notturna che dura quasi un’ora rischia ancora di far saltare tutto. Con voce agitata, il vicepremier del governo gialloverde che fu, arriva quasi ad urlare: “Non potete umiliarmi, io non posso rinunciare a stare nel Governo come vicepremier”. Zingaretti, al limite della pazienza: “Parli tu di umiliazione? Io stavo venendo a palazzo Chigi e hai fatto saltare l’incontro con un comunicato?”. Il punto è che, una volta rinunciato al Viminale, si è manifestato qualche problema alla Difesa, l’altro dicastero chiesto da Di Maio, che alla semplice ipotesi sono arrivati fino al Quirinale con malumori

La telefonata notturna è stata paragonabile ad un incontro di boxe:Io al ruolo di vicepremier non rinuncio”  dice il capo del Movimento Cinque Stelle . Zingaretti per l’ennesima volta,  ripete e spiega la sua posizione: “Per me non è accettabile lo schema dei due vicepremier dello stesso partito. Conte non è un garante, una figura terza, ma è un leader del Movimento. Se si fa un patto questo significa che c’è un vicepremier dell’altro partito. Punto”. A quel punto Di Maio si fa prendere dalla foga: “Allora facciamo tre vicepremier e tu ne prendi due”. Finisce così, col segretario del Pd che si mostra rigido ed indisponibile ad andare avanti davanti a questi presupposti. Lo schema del tridente – due vice e un premier che esegue – non ha funzionato nel governo gialloverde e anche per Conte sarebbe un errore ripeterlo. E’ per questo che, malgrado le cautele legate alla vigilia dell’incarico, Conte non si è particolarmente speso nei confronti di Di Maio nel vertice notturno di lunedì sera con i Dem Zingaretti e Orlando.

Ma cosa era successo prima?  Alle 23:45  autorevoli fonti del Pd fanno trapelare che si era vicini alla rottura delle trattive: “Siamo molto vicini allo stop” e commentano lo stato della trattativa con il M5S  “Nemmeno un governicchio, vogliono un rimpasticchio che non possiamo accettare. Va bene la responsabilità, ma non possiamo accettare tutto” . Lasciando il Nazareno, la sede del Pd nazionale , lo stato maggiore dei Dem non è più ottimista. Il vicesegretario Andrea Orlando prova a sdrammatizzare e scherzando dice: “Abbiamo risolto i problemi del governo, adesso dobbiamo risolvere i problemi di Di Maio“. Sull’altra sponda il capogruppo M5S Stefano Patuanelli, intercettato dai cronisti fuori da un ristorante nei pressi di Palazzo Chigi, ha dichiarato: “Di Maio è il capo politico del M5s, deve essere assolutamente nel governo e avere un ruolo“. Intanto, fonti interne al Partito democratico precisano che l’incontro tra le delegazioni di M5S e Pd sul programma di governo condiviso — previsto per le 8.30 di domani, mercoledì 28 agosto — resta comunque confermato, nonostante le turbolenze delle ultime ore.

23:10 – Trattativa in bilico. Il Pd vede l’annuncio del voto su Rousseau come «uno sgarbo» a Mattarella

La trattativa per un governo gialloverde è di nuovo in bilico per via delle ultime mosse del M5S. Stando a quanto si apprende, il Pd considera la votazione sulla piattaforma Rousseau annunciata sul Blog delle Stelle come un modo per prendere tempo, oltre che come un “grave sgarbo istituzionale” al capo dello Stato d. “Rischia di saltare tutto, perché Di Maio è tornato a rivendicare la vicepresidenza del Consiglio”, dichiarano fonti del Pd alle agenzie di stampa. L’impasse che si era creata attorno alla figura del vicepremier, e che sembrava destinata a trovare soluzione, torna così pesante come un macigno. Il Pd, sicuro nel cucire su Giuseppe Conte la divisa di esponente pentastellato, vorrebbe un solo vicepremier, escludendo Di Maio, così da alzare la bandiera della discontinuità. I pentastellati, però, non sembrano intenzionati a cedere.”Alla fine i vice saranno due” sostengono fonti M5S.

È in un clima di tensione che il segretario del Pd convoca i big del suo partito. La tenzone telefonica, l’annuncio che l’eventuale accordo sarà sottoposto al voto su Rousseau vissuto come uno “sgarbo”: nella sede del Nazareno volano parole crude, alcune irriferibili: “C’ha ragione Salvini, sono dei poltronari inaffidabili” sbotta qualcuno.

Luigi Di Maio, dopo ore di consultazioni, dubbi, e sotto la pressione di Davide Casaleggio, decide di non permettere che l’intesa con il Pd abdichi dalla certificazione del voto online. E il capo politico M5S sceglie di collocare la votazione dopo che il Colle avrà dato l’incarico al nuovo premier e prima che questi salga al Colle per portare i risultati delle sue consultazioni. Il voto, di fatto, sarà sul Conte bis e ciò, forse, aiuterà il Movimento a superare le proteste che, ancora in queste ore, arrivano dalla base per la possibile intesa giallorossa. La decisione di mettere online l’intesa è stata a dir poco travagliata. E ha portato con sé un nodo: l’impossibilità di mettere il nuovo governo ai voti prima che Mattarella desse l’incarico a Conte, così come avvenne invece nel caso del contratto con la Lega (quando il voto su Rousseau avvenne il 18 maggio).

22:40 – Di Maio: «Prima il voto su Rousseau»

Colpo di scena finale: la giornata si chiude con un annuncio che arriva a tarda sera sul Blog delle stelle. Il post è firmato da Luigi Di Maio, capo politico del M5S, che recita: ” Il Presidente Mattarella domani completerà il secondo giro delle consultazioni e ascolterà le valutazioni dei gruppi parlamentari. Il M5S ha messo sul piatto dieci punti per l’Italia come base per qualsiasi discussione. Il confronto tra le forze politiche su questa base sarà portato avanti dal presidente del Consiglio che eventualmente domani potrebbe essere incaricato dal Presidente Mattarella. Alla fine di questo percorso ci sarà una proposta di progetto di governo che sarà stata condivisa tra le forze politiche che intendono entrare in maggioranza. Prima che venga sottoposta al Presidente della Repubblica, questa proposta sarà votata online su Rousseau dagli iscritti del M5S. Solo se il voto sarà positivo la proposta di progetto di governo sarà supportata dal M5S. Il voto dovrebbe avvenire entro la prossima settimana“. La chiusa del post è alquanto imbarazzante dal punto di vista istituzionale e persino arrogante: “Gli iscritti al M5S hanno e avranno sempre l’ultima parola“. Come possono alcune decine di migliaia di persone attraverso un clic decidere le sorti del Paese ? Siamo alla follia.

21:40 – Pd e M5S, in programma una riunione in mattinata

Domani (oggi per chi legge)  mercoledì 28 agosto, i capigruppo di Pd e M5S torneranno al lavoro per definire un programma di governo comune a partire dalle 8:30. Le delegazioni dei due partiti saranno guidate rispettivamente dai capigruppo pentastellati Stefano Patuanelli e Francesco D’Uva e dai democratici Graziano Delrio e Andrea Marcucci.

Nella tarda serata di ieri l’eurodeputato Dem Carlo Calenda è intervenuto su Facebook: Luigi Di Maio ha appena dichiarato che sottoporrà l’accordo che ancora non c’è al voto della piattaforma Rousseau in spregio a ogni prassi istituzionale. Basta. Mi appello a Paolo Gentiloni e Nicola Zingaretti perché facciano cessare questo sconcio. Dopo aver ingoiato Conte e Di Maio non possiamo continuare a umiliarci in questo modo“.

Le ultime riunioni prima di salire al Quirinale

Questa mattina alla 8:45 il capogruppo Pd alla Camera, Graziano Delrio, entrando alla riunione alla Camera con la delegazione M5S, ha detto “Siamo al lavoro sui contenuti“. “Ognuno ha le sue procedure. Noi seguiamo le nostre” ha detto il capogruppo al Senato del PdAndrea Marcucci, a chi gli chiedeva del voto dei Cinque Stelle su Rousseau per l’accordo di governo. “Cominciamo a lavorare, ci auguriamo che sia una bella giornata”.

“Stiamo discutendo sui temi” ha detto il deputato Francesco Silvestri  vicecapogruppo M5S, , entrando con il senatore Gianluca Perilli  vicecapogruppo M5S all’incontro previsto alla Camera con la delegazione Pd per la formazione del nuovo governo. Le solite dichiarazioni inutili per non dire nulla.
Ma da un’ora all’altra tutto può cambiare anche drasticamente, in quanto il momento della verità emergerà soltanto nel pomeriggio di oggi, quando i due potenziali partner di governo, Zingaretti e Di Maio con le rispettive delegazioni saliranno al Quirinale. Per evitare che Mattarella decida di varare un governo tecnico-istituzionale di garanzia elettorale mandando gli elettori alle urne il 10 novembre, dovranno spiegargli alcune cose con la massima chiarezza . Innanzitutto quale sarà, numeri alla mano, da chi sarà composta  la maggioranza che vogliono costituire e su quali basi programmatiche , se saranno già in grado di delinearle . Ma dovranno anche dire a chi intendono affidare il ruolo di premier. Se, come ormai è assodato, sarà Conte, è prevedibile una sua immediata convocazione sul Colle, per formalizzare l’incarico probabilmente entro la mattinata di domani, cioè giovedì, all’indomani del termine delle consultazioni. Una cosa è certa e trapela da fonti autorevoli del Quirinale: se Conte chiederà al presidente qualche giorno per definire il programma e la compagine del governo con i nomi dei ministri, gli sarà tranquillamente concesso dal Presidente Mattarella.
Il passaggio politico più delicato di questa crisi, consisterà nella decisione di Mattarella, di chiedere  al premier Conte di tornare alla prassi costituzionale per la quale è il premier incaricato a dover darsi da fare per mettere in navigazione il proprio governo. Va quindi rovesciato lo schema che era stato applicato 14 mesi fa, quando i 5 Stelle e la Lega mandarono a Palazzo Chigi lo sconosciuto “avvocato del popolo”, facendogli trovare un “contratto” scritto dai due partiti a quattro mani, facendogli firmare l’elenco dettagliato dei responsabili dei vari dicasteri e controllandolo sin dal primo giorno di governo su di lui con due vicepremier sospettosi l’uno dell’altro. Un contratto di governo concepito sulla base di un accordo pseudo notarile invece che politico.
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