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22 Novembre 2024 00:55

Il paradosso dei sindacalisti

Il sindacato ha un ruolo fondamentale nelle nostre democrazie, non può perdere ulteriore credibilità, ma una circolare dell’Inps stabilisce che possono beneficiare di un trattamento di favore rispetto a tutti gli altri lavoratori. Si può giustificare il fatto che le organizzazioni dei lavoratori vogliano contribuire ad aumentare la pensione di chi ha lavorato nel sindacato. Ma non possono farlo gravando sulle spalle di tutti, tanto di chi è sindacalizzato che di chi non lo è affatto. Soprattutto non possono appesantire ulteriormente il fardello che domani si ritroverà sulle spalle chi ancora non è nato.

di Tito Boeri

I populisti si presentano come gli unici veri rappresentanti del popolo in contrapposizione a un’élite totalmente corrotta. Il popolo ha sempre ragione, ma, a guardare bene, non tutti fanno parte del popolo. Tanto per i populisti della prima generazione (Getúlio Vargas) che per quelli della terza generazione (Jair Bolsonaro), gli indios dell’Amazzonia non erano, non sono, né mai saranno parte del popolo : “Hanno già a disposizione troppa terra“.
Anche per Juan Perón il pueblo non ha mai incluso le popolazioni indigene della Pampa meridionale e della Patagonia. Per Donald Trump chi non ama il presidente, cioè lui stesso, non è “our people”. Il popolo di Umberto Bossi abitava da qualche generazione sopra la linea del Po. Per Matteo Salvini del popolo non fanno parte gli immigrati presumibilmente fino alla ventesima generazione. Per Luigi Di Maio i cittadini extra-comunitari non sono popolo tant’è che, nella conversione del decreto che ha istituito il reddito di cittadinanza, ha permesso di inserire un meccanismo che impedisce che percepiscano il sussidio quando ne avrebbero diritto.
Confidiamo in un ravvedimento di Conte II rispetto a Conte I prima del 21 ottobre quando la tagliola scatterà per 170 mila extracomunitari. Come già messo in luce su queste colonne, basterebbe un decreto interministeriale che stabilisca che i documenti che vengono pretestuosamente richiesti dalla legge solo a loro non possono essere ottenuti nei paesi d’origine. I populisti reclamano per sé il monopolio dell’opposizione al punto da non concepire alcun ruolo per i corpi intermedi e per le associazioni della società civile.
Nel 2013 Beppe Grillo aveva scritto l’epitaffio del sindacato: “I sindacati dovrebbero essere aboliti; sono una struttura vecchia, una struttura politica; non c’è più bisogno dei sindacati!“. Per queste ragioni ha destato alquanto stupore una recente circolare Inps vidimata dal Ministero del Lavoro (quindi sicuramente con il placet M5S) che stabilisce che i sindacalisti di ogni ordine e grado potranno beneficiare di un trattamento pensionistico di favore rispetto a tutti gli altri lavoratori, coloro cioè che il sindacato dovrebbe rappresentare.
Vediamo di cosa si tratta. Un sindacalista che va in aspettativa o distacco sindacale si vede versare o accreditare dal proprio datore di lavoro o dall’Inps contributi previdenziali proporzionati allo stipendio del suo passato inquadramento, aggiornato in base agli accordi collettivi e agli scatti di anzianità. Il sindacato ha però la facoltà di integrare questi contributi con una propria contribuzione aggiuntiva proporzionata all’indennità che versa al sindacalista durante il periodo in cui opera a tempo pieno per il sindacato. Si tratta di una facoltà, non sono contributi obbligatori come quelli che riguardano circa un terzo della busta paga di un dipendente. Ragione vorrebbe perciò che questa contribuzione aggiuntiva venisse valorizzata con le regole del sistema contributivo: in altre parole i contributi dovrebbero sì aumentare la pensione del sindacalista, ma senza gravare sulle generazioni future.
Così non è secondo la circolare. Il sindacato e solo il sindacato può versare quando vuole questa contribuzione aggiuntiva e farla valere come una ulteriore componente fissa e continuativa della retribuzione del dipendente, valutandola ai fini pensionistici in base al regime pensionistico del dipendente. Prendiamo il caso di un sindacalista in distacco o aspettativa dal settore pubblico (sono circa 2 mila persone in questa condizione) che abbia, poniamo, 20 anni di contributi versati prima del 1992 e che avrebbe diritto nel suo inquadramento a una retribuzione di 1000 euro. Il sindacato può pagargli nel suo ultimo mese di lavoro un’indennità di 2500 euro e su questa indennità versare la contribuzione aggiuntiva. Se così facesse, il sindacalista si vedrebbe riconosciuti oltre 1300 euro in più di pensione al mese per sempre.
La circolare dà così legittimità a una prassi, resa pubblica nell’operazione “Porte aperte, che ha gonfiato le pensioni dei sindacalisti anche del 65% rispetto a quanto avrebbero ricevuto se le contribuzioni aggiuntive, cui solo loro hanno diritto, fossero state valutate col metodo contributivo. L’atto vidimato dal ministero impedirà all’Inps di recuperare somme non indifferenti erogate a molti ex-dirigenti sindacali e, di fatto, trasforma il sindacato in un datore di lavoro che può fare aumentare la quota retributiva pensionistica del rappresentante sindacale come se quell’aumento gli fosse stato concesso dal proprio datore di lavoro . In passato erano stati soprattutto i sindacati autonomi della scuola (a partire dallo Snals) e molte sigle minori a beneficiare di questa prassi. La circolare ora concede questa possibilità a sindacati di ogni ordine e grado, indipendentemente dalla loro rappresentatività (che oggi, diversamente che in passato, può essere misurata).
Questo significa che anche un’associazione di pochi lavoratori, magari affiliati mediante criteri di appartenenza politica, può aspirare a concedere ai propri aderenti questo trattamento. Forse è proprio per questo che il ministero a guida populista ha approvato la circolare. Offre una sponda per premiare i dipendenti pubblici che mostrano di assecondare maggiormente i dettami dei “rappresentanti del popolo“.
Contrariamente alle visioni dicotomiche dei populisti, il sindacato, come molti altri corpi intermedi, ha un ruolo fondamentale nelle nostre democrazie. Oggi ha perso credibilità agli occhi dei lavoratori e questi trattamenti di favore non sono certo un bel biglietto da visita per chi dovrebbe rappresentare operai e impiegati impoveriti dalle crisi di questi anni. Se il sindacato chiedesse di cambiare la circolare Inps, proponendo di valorizzare la contribuzione aggiuntiva in base alle regole del sistema contributivo, darebbe un segnale di correttezza e responsabilità che verrebbe molto apprezzato.
Si può giustificare il fatto che le organizzazioni dei lavoratori vogliano contribuire ad aumentare la pensione di chi ha lavorato nel sindacato. Ma non possono farlo gravando sulle spalle di tutti, tanto di chi è sindacalizzato che di chi non lo è affatto. Soprattutto non possono appesantire ulteriormente il fardello che domani si ritroverà sulle spalle chi ancora non è nato.
*editoriale tratto dal quotidiano La Repubblica
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