ROMA – Come facilmente prevedibile si complica sempre di più la vicenda per il futuro dell’ex Ilva di Taranto. In Parlamento infatti sono “saltati” gli emendamenti con i quali si stava tentando di re-introdurre lo scudo penale per i managers ed vertici di ArcelorMittal impegnati nel piano ambientale concordato con i commissari dell’ ILVA in amministrazione straordinaria. Anche il ricorso cautelare (ex art. 700) annunciato dal premier Conte e dal ministro Patuanelli con il quale vorrebbero stoppare il recesso della multinazionale, che sta abbandonando lo stabilimento tarantino, non è stato depositato.
Bloccate anche le proposte di modifica per ripristinare lo scudo legale per l’acquirente franco-indiana presentate nell’ambito della conversione del decreto fiscale . Proprio le tutele introdotte e mantenute a suo tempo dai Governi Letta-Renzi e Gentiloni (tutti del Pd) e che dopo numerosi giri di valzer, erano state eliminate prima dal governo Conte “gialloverde” ( M5S-Lega) ad opera del ministro Di Maio , il quale pentitosi le aveva fatte re-introddure nel Governo Conte “giallorosso” (M5S-Pd-Leu) da cui è conseguita la decisione di ArcelorMittal di lasciare l’ Italia.
Italia Viva e Forza Italia avevano presentato emendamenti in tal senso, mentre il Pd era rimasto alla finestra dando il proprio appoggio formale all’idea senza mai passare ad atti concreti in tal senso. Sullo “scudo penale” si è infine consumato lo strappo tra il premier Conte e il M5s, in una infuocata riunione con gli eletti grillini nel territorio pugliese. Questa mattina è arrivata l’ennesima follia , con lo stop agli emendamenti al dl fiscale presentati da Forza Italia sia quello di Italia Viva che chiedevano la reintroduzione dell’esonero “da responsabilità penale e amministrativa per le condotte di attuazione del Piano ambientale di Ilva“. Un rigetto quello della Commissione Finanze della Camera guidata dalla “grillina” Carla Ruocco che li ha rigettati per “estraneità di materia” anche se le forze politiche ora possono fare ricorso: l’esito dovrebbe arrivare in giornata, ma tutto ciò indubbiamente contribuisce a complicare ancora di più ogni possibile soluzione della vicenda ILVA .
Dura la reazione di Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera, che attacca la presidente della Commissione Finanze della Camera dei Deputati, Carla Ruocco (M5S) che “con una decisione miope ed estremamente grave, ha dichiarato inammissibile l’emendamento” per ripristinare immediatamente lo scudo penale. “I partiti che sostengono il Conte Bis si comportano in modo irresponsabile e bloccano, senza alcun motivo, quello che poteva rappresentare un primo tassello utile per risolvere la crisi intorno all’acciaieria di Taranto” afferma la Gelmini.
Anche la Lega di Matteo Salvini si era detta pronto a votare l’emendamento. “Lo abbiamo presentato anche noi questo emendamento, se c’è qualcosa che fa bene agli italiani la Lega la vota”. Immediata la replica via Twitter di Carla Ruocco “Vergogna! Profonda indignazione per questa indecente speculazione politica sulla pelle dei cittadini di Taranto. Gli emendamenti sono stati presentati per fare un’indegna speculazione politica. Emendamento è inammissibile perché esula dalla materia del decreto fiscale. Punto!”.
L’agenzia d’informazione Agi-Agenzia Itala dà notizia che non sarà presentato nemmeno oggi al Tribunale di Milano il ricorso cautelare urgente, ai sensi dell’articolo 700 del Codice di procedura civile, con cui i commissari di Ilva in amministrazione straordinaria puntavano a stoppare sia il recesso della multinazionale ArcelorMittal dal gruppo ex Ilva, sia le conseguenze che questo addio determina, su stabilimenti, impianti e dipendenti, sostenendo che la messa a punto del ricorso cautelare, considerata un’ “operazione complessa”, necessiterà ancora di qualche altro giorno. Solitamente un ricorso cautelare urgente , dovrebbe essere esaminato dal Tribunale nel giro di una decina di giorni dalla data di deposito.
Nel frattempo i legali dell’ Ilva in amministrazione straordinaria presenteranno questa mattina all’Autorità Giudiziaria di Taranto, l’analisi di rischio per AFO2 l’ Altoforno 2 dello stabilimento siderurgico di Taranto oggetto di conflitto con ArcelorMittal che necessita di ulteriori lavori di messa a norma e di sicurezza dopo quelli già effettuati a seguito dell’incidente mortale di giugno 2015 nel quale perse la vita l’operaio Alessandro Morricella, investito da un getto di ghisa (l’uomo ne stava controllando la temperatura) incidente per il quale non si è ancora arrivati ad alcun grado di giudizio.
Il deposito dell’analisi di rischio è il primo passaggio stabilito dall’Autorita Giudiziaria. Ilva in amministrazione straordinaria guidata dai commissari nominati dall’ex-Ministro Luigi Di Maio presenterà poi entro dieci giorni i progetti specifici sempre alla magistratura, con i relativi ordini per i lavori all’impianto e le nuove macchine da installare sull’altoforno.
Prossimamente verrà invece richiesta una proroga per un’altra scadenza “tecnica”, anch’essa stabilita dalla magistratura per l’altoforno AFO2 al 13 dicembre. Proprio della vicenda dell’ alfotorno in questione, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte venerdì sera a Taranto aveva avuto un colloquio in Prefettura col procuratore capo di Taranto, Carlo Maria Capristo .
Inizia la crisi per le aziende dell’ indotto siderurgico di Taranto. “Siamo spiacenti comunicare che la scrivente azienda allo Stato è impossibilitata ad erogare in data 13.11.2019 gli emolumenti di ottobre”. È il testo della lettera che questa mattina l’azienda Gamit, dell’indotto-appalto siderurgico ArcelorMittal di Taranto, ex Ilva, ha spedito a Fim, Fiom e Uilm. L’azienda non pagherà gli stipendi di questo mese perché a sua volta non si è vista saldare le fatture da ArcelorMittal per i lavori effettuati nel siderurgico. È la prima azienda che comunica ufficialmente lo stop agli stipendi mentre altre imprese hanno già comunicato ai sindacati la necessità di ricorrere alla cassa integrazione avendo cantieri fermi a causa del disimpegno di ArcelorMittal.