ROMA – La retromarcia di Matteo Renzi, il giorno dopo l’attacco frontale contro i magistrati della Procura di Firenze, ha origine dalle pagine dell’inchiesta della Procura di Perugia sul pubblico ministero Luca Palamara, all’epoca dei fatti membro del Consiglio Superiore della Magistratura, spiato da un virus informatico mentre manovrava uomini e voti attorno alla nomina del prossimo procuratore di Roma
I resoconti stenografici dell’indagine per corruzione (ancora in corso) sull’ex presidente dell’ Anm evidenziavano sin dallo scorso maggio un clima di insofferenza di due deputati del Pd Luca Lotti e Cosimo Ferri entrambi di stretta vicinanza “renziana” nei confronti del capo della Procura di Firenze, Giuseppe Creazzo cioè lo stesso che è stato accusato dall’ ex premier di “protagonismo“, a seguito dell’ esplosione dell’ inchiesta sulla Fondazione Open, controllata da Matteo Renzi.
Renzi mercoledì scorso aveva attaccato a testa bassa ” Un tempo i magistrati della Procura di Firenze erano famosi perché davano la caccia al mostro di Scandicci, oggi l’ attenzione è più sul senatore di Scandicci…” salvo poi 24 ore dopo correggere il tiro “Credo nella giustizia e nei magistrati di Firenze” annunciando un bel po’ di querele.
Di fatto restano però catturati dal virus Trojan utilizzato per intercettare, i giudizi e i tentativi di destabilizzare il lavoro del capo dei pm della Procura di Firenze durante le sedute “carbonare” tra il magistrato Palamara, l’ ex manovratore del Csm, ed i due parlamentari del Partito Democratico. “Gli va messa paura” diceva Palamara in una riunione notturna tra l’ 8 e il 9 maggio scorsi, qualche giorno prima che le notizie del procedimento nei suoi confronti iniziassero a riempire le pagine dei giornali cartacei ed online.
Il pubblico ministero romano Luca Palamara che è stato trasferito in via precauzionale al Tribunale dell’ Aquila, si riferiva con tutta probabilità all’ esposto che un pm fiorentino aveva presentato, circa un anno prima prima, a Genova contro i suoi superiori, Creazzo ed il procuratore aggiunto Luca Turco che coordina i diversi filoni d’ indagine sulla vicenda fiorentina. L’ attenzione di Palamara e dei congiurati con la toga ha origine nella speranza che quella contestazione potesse contribuire ad valutazione negativa del procuratore Creazzo, in vista delle grandi manovre per eleggere il nuovo procuratore capo della Procura di Roma, a cui era candidato.
La realtà è che Creazzo non è mai stato indagato a Genova sede competente per procedimenti penali che riguardano magistrati del distretto giudiziario di Firenze, a differenza di un pm fiorentino accusato di aver giustificato un diniego a una richiesta di intercettazioni adducendo motivazioni troppo personali e di tre finanzieri. Tutto questo emerge dai verbali che conferma l’interesse dei “renziani” ad ogni tipo di notizia in arrivo dal capoluogo ligure. Ma non sono stati molto fortunati in quanto non soltanto non vi sono state fughe di notizie, ed il procuratore capo della Procura di Genova Francesco Cozzi ha letteralmente “blindato” il fascicolo inviando poche e generiche informazioni persino al Consiglio Superiore della Magistratura che aveva chiesto informazioni sull’ esposto.
Luca Lotti da sempre braccio destro di Renzi a causa di un’evidente difficoltà a potersi muovere senza lasciare tracce, così si confidava con Palamara:”…Però, roba di Firenze, Luca… davvero…per me è importante capì che succede… perché… se è seria… ovviamente io (inc.) cioè non si parla di Roma… si parla che se è serio va via da… Firenze… se non è serio, non va via da Firenze, a me guarda… nessuno cerca (inc) nulla… però bisogna fa’ almeno la guerra…“.
Dalle intercettazioni sul Csm emergeva chiaramente l’ intenzione dei renziani non solo di cavalcare politicamente l’ esposto con l’appoggio di giornali e giornalisti “amici” ma anche di impedire che Creazzo potesse candidarsi a guidare la Procura di Roma dove si trova sotto processo per l’ affare Consip, guarda le coincidenze…proprio Luca Lotti. I “congiurati” del Csm avrebbero preferito “piazzare” al posto del procuratore Giuseppe Pignatone, andato in pensione, Marcello Viola attuale procuratore generale di Firenze, che era a sua volta assolutamente ignaro delle macchinazioni “architettate” dai suoi sostenitori.
“L’ ha detto Creazzo mai…“, si lasciava andare ad uno sfogo Luca Lotti in un’ altra intercettazione ambientale. A chi si riferiva l’ex-braccio destro di Matteo Renzi aggiungendo ed alludendo al relatore che avrebbe firmato la motivazione a favore di Viola: “Occhio a come (la) scrive… eh…quindi si vede che qualcuno gli ha detto che se scrive in un certo modo, Lo Voi fa appello” parlando del procuratore capo di Palermo ed altro candidato alla carica di procuratore a Roma .
Era questo il vero obiettivo dei “renziani” : dichiarare battaglia alle toghe , quattro mesi prima che esplodessero i casi della Fondazione Open e dell’ acquisto della lussuosa villa, grazie ad un prestito di un amico-finanziatore . Ma il procuratore Creazzo non è un magistrato qualsiasi. Infatti essendo arrivato alla guida della Procura di Firenze nel 2014, cioè allorquando a Palazzo Chigi il premier era proprio Matteo Renzi, si è dimostrato immediatamente assai attento alle molteplici attività della famiglia Renzi. e stata la sua procura suo ufficio, ad aver chiesto ed ottenuto il 18 febbraio scorso l’ arresto di Tiziano Renzi e Laura Bovoli, genitori di Matteo, e ad aver messo sott’ inchiesta anche il cognato, Andrea Conticini e i fratelli nel fascicolo sui milioni di beneficenza raccolti dall’ Unicef da destinare ai bambini dell’ Africa ed invece dirottati su conti correnti personali.
Sempre a Firenze è aperta l’ inchiesta sulla fondazione Open ed il procedimento penale numero 13966/2017 che raccoglie due segnalazioni dell’ Unità Antiriciclaggio della Banca d’ Italia in relazione al prestito di 700.000 euro ricevuto dalla famiglia Maestrelli e restituito da Renzi ha per l’ acquisto della sua villa da 1,4 milioni di euro , ubicata a pochi passi da piazzale Michelangelo nel capoluogo toscano.
La villa che Renzi ha comprato vanta una metratura complessiva di 276 metri quadri, divisi in 11,5 vani. Senza contare poi il parco da 1.580 metri quadri che completano il salotto open space, la cucina grande, tre camere con bagno, studio e una terrazza. Come scriveva il quotidiano La Nazione, “a vendere l’abitazione è Giusto Puccini, docente di diritto pubblico all’Università di Firenze, (padre dell’attrice Vittoria) e sua sorella Oretta“. .
Quando la notizia dell’acquisto della villa divenne pubblica, Renzi preferì mantenere un certo riserbo e fece diramare una nota: “Matteo Renzi e la sua famiglia stanno da tempo cercando un’abitazione a Firenze. Al momento non ha concluso l’acquisto di un’abitazione a Firenze” . Dopo aver firmato un preliminare da 400mila euro (versato con 4 assegni da 100mila euro ciascuno), Renzi dovrebbe essere riuscito a coprire i 900mila euro con un mutuo.
La polemica scoppiò perché Renzi alcuni mesi fa si era presentato negli studi di Matrix, su Canale 5, mostrando il suo estratto conto con 15.000 euro o poco più. Questo paragone fece infuriare l’ex premier: “Oggi posso avere ulteriori entrate, tutte pubbliche, tutte trasparenti. Queste entrate mi permettono persino di prendere un mutuo“, disse scatenando ulteriori polemiche. Ma ora dovrà chiarire più di qualcosa a quei magistrati che non gli garbano molto.