ROMA – Il provvedimento dello scorso 7 gennaio del Tribunale del Riesame di Taranto che ha di fatto accolto l’istanza di proroga dell’uso dell’altoforno 2 “proposto da Ilva e concesso i termini richiesti per la realizzazione dell’unica prescrizione mancante (…) è così venuto meno, già in fatto, il presupposto di gran parte delle argomentazioni avversarie“. È questo uno dei primi passaggi presenti nelle memorie di replica depositate ieri sera in Tribunale a Milano dai legali dei commissari dell’ ILVA in Amministrazione Straordinaria nell’ambito del contenzioso civile con ArcelorMittal.
Ilva-ArcelorMittal-memoria difensiva 20 gennaioIl teorema di ArcelorMittal secondo il quale “la mancata estensione temporale dello scudo penale renderebbe ‘impossibile attuare il piano ambientale senza incorrere in responsabilità (anche penali) conseguenti a problemi ambientali ereditati dalla precedente gestione non è pertanto una semplice mistificazione” sostengono i legali di’ ILVA in AS ” ma piuttosto una conclamata falsità“.
“Le conseguenze economiche attivate dall’inadempimento di ArcelorMittal“, cioè “il fallimento del progetto di preservazione e rilancio dei Rami d’azienda», comporterebbe “un impatto economico pari ad una riduzione del Pil di 3,5 miliardi di euro, pari allo 0,2% del Pil italiano e allo 0,7% del Pil del Mezzogiorno“.
Secondo i legali dell’ ILVA in Amministrazione Straordinaria “Calpestando gli accordi stipulati e gli obblighi assunti” quindi sciogliendo il contratto, il danno creato da ArcelorMittal sarebbe “incalcolabile e concretamente irreparabile» con “pregiudizi diffusi” a danno “dell’intero tessuto socioeconomico delle aree interessate“, aggiungendo che l’ex ILVA in Amministrazione Straordinaria “non ha né la struttura, né i mezzi per reagire all’inadempimento» di Arcelor Mittal necessario “per mitigarne i danni“.
L’atto difensivo dei commissari ILVA in AS spiega che ArcelorMittal “Neppure oggi è regolarmente adempiente ai propri obblighi contrattuali” informando che la “gestione dei Rami d’Azienda sta continuando ad avvenire su una base nettamente depressa ed insufficiente rispetto alla capacità produttive“. Inoltre “la consistenza del magazzino” invece di “essere orientata all’approvvigionamento, è fortemente sbilanciata sul prodotto finito”.
Nella propria memoria di 86 pagine i legali di ILVA in AS spiegano che il gruppo Arcelor Mittal “cerca oggi di imporre surrettiziamente una riduzione del personale di circa 5.000 unità”, e così facendo di “dimezzare l’occupazione portandola da 10.700 dipendenti a soltanto 5.700“.
Una strategia quella che ArcelorMittal ha condotto reiteratamente perseguendo le “consuete logiche di un certo tipo di capitalismo d’assalto secondo le quali se a valle dell’affare concordato si guadagna, allora ‘guadagno iò, mentre, se invece si perde, allora ‘perdiamo insiemè” scrivono i legali dei commissari