di Monica Ciocca
Il dottor Giacomo Urtis, conosciuto come il “chirurgo plastico (senza esserlo in realtà)dei vip“, spesso riesce a far parlare di sé solo che questa volta per un motivo che di estetico non ha quasi nulla, essendo indagato dalla procura di Milano perché avrebbe effettuato “senza autorizzazioni e a scopo di lucro“, prelievi di sangue a pazienti che ne facevano richiesta presso la clinica estetica Villa Arbe di Milano di cui è l’anima e il motore .
Oltre ad Urtis 43 anni sono stati iscritti nel registro degli indagati anche due direttori sanitari di Villa Arbe ed il rappresentante legale della società che insieme anche ad un medico specialista della struttura, è sotto inchiesta anche per aver permesso che tre odontoiatri esercitassero “abusivamente la professione senza essere in possesso di prescritti titoli abilitativi“. Fatti questi che risalgono a due-tre anni fa.
Giacomo Urtis tre anni fa ha partecipato come naufrago all’edizione dell’ “Isola dei Famosi” ha più volte dichiarato di essere uno “stimato chirurgo con studi di medicina e chirurgia plastica a Milano, Roma e Londra, iscritto all’Albo dei medici chirurghi di Sassari”. E per esaltare la propria immagine e farsi una reputazione ha aggiunto di “vantare stima da parte della nobiltà britannica, nonché della famiglia reale“.
Il dottor Urtis applica una tecnica di trapianto e crescita di capelli che prevede la centrifugazione del proprio sangue, da iniettare nel cuoio capelluto. Secondo il Nas dei Carabinieri, che hanno effettuato un controllo, non avrebbe le necessarie autorizzazioni. Peraltro nel 2017 è stato bollato dalla Sicpre (Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica) come “non chirurgo né plastico né estetico“e che si sarebbe appropriato di una qualifica che non ha.
Urtis ha risposto con una denuncia per diffamazione. che ha scatenato su Facebook l’ironia anche dell’ex modella Nina Moric :”Nemmeno l’omino con le lucine rosse dell’allegro chirurgo si sarebbe fatto operare da lui“. Prima del fastidio giudiziario che ora lo chiama in causa, il medico aveva avuto un’esperienza con la giustizia quasi dieci anni fa, quando venne interrogato come “teste” dal pubblico ministero Ilda Boccassini nell’inchiesta che vedeva indagato l’ex premier Silvio Berlusconi.
Appena 33enne Giacomo Urtis , raccontava di occuparsi “dei clienti vip” fra i quali in particolare “i personaggi televisivi del circuito di Lele Mora“, della cui sorella era amico. In pratica, un suo call center smistava le aspiranti pazienti ad alcune decine di chirurghi “a contratto” in cambio di una percentuale sulle clienti, praticando anche trattamenti economici dilazionati nel caso in cui la cliente potesse magari alimentare il passaparola.
Con questa strategia erano arrivate a lui, come raccontò egli stesso, almeno sette ospiti delle “cene eleganti” di Arcore concluse con il bunga-bunga. Ai magistrati interessava verificare se gli interventi estetici fossero stati pagati direttamente da Berlusconi per il tramite del suo tesoriere, il ragioniere Giuseppe Spinelli, o indirettamente con l’utilizzo da parte delle ragazze dei “suoi” contanti. Dubbio questo alimentato da alcune intercettazioni.
Una ragazza , che al telefono si lamentava del ritardo di Spinelli nel pagarle come al solito l’affitto mensile, in una telefonata notturna, si sentiva rispondere dalla sua interlocutrice: “Comunque io mi voglio rifare il sedere”. “Amò, ma ti rifai le punture da Giacomo?“. Urtis mise a verbale, che a pagare comunque erano direttamente le ragazze.