di Francesca Lauri
Gli hackers “etici” di Anonymous hanno portato a segno un altro colpo, introducendosi attraverso i loro siti internet nei database regionali di giunta, consiglio, azienda regionale di promozione turistica della Regione Basilicata e in quelli dei comuni della Val D’Agri, per far sapere a tutti che li tengono d’occhio, prendendo una posizione molto chiara sollecitando l’opinione pubblica su salute e ambiente
La campagna degli hacker attivisti Anonymous per i diritti dell’ambiente e degli agricoltori denominata #OpGreenRights , per denunciare lo sfruttamento petrolifero del territorio e il suo inquinamento,.
L’hacking dei siti internet della Regione Basilicata segue di pochi giorni un’altra incursione effettuata dal gruppo LulzSec Italia, parallelo agli Anonymous, ma molto più aggressivo ha sottratto dati, informazioni e credenziali di due Università del sud, la Uniparthenope in Campania e quella della Basilicata, ma anche dell’Università di Roma Tre.
Oltre ad avere pubblicato su una lavagna volante le tabelle dei database amministrativi – quello della giunta regionale ha 250 entries -, gli hackers etici di Anonymous hanno deciso di rendere pubblici anche nomi, cognomi, login, password ed email di chi li amministra.
Una marea di dati in chiaro che ci si augura vengano subito tutelati al più presto, data la pessima abitudine di usare le email di lavoro per registrarsi a servizi ludici dei social network spesso senza cambiare password, ma che nel caso degli operatori lucani incredibilmente sono spesso uguali al nome del servizio o del settore a cui permettono l’accesso.
Oltre ai database della giunta regionale della Basilicata pubblicati online compare anche l’elenco di 198 aziende lucane, con nome, email, telefono, sito web, partita Iva e codice fiscale; la lista di circa trenta Uffici per le relazioni col pubblico con tanto di numeri di telefoni e fax, l’elenco del personale amministrativo e le informazioni anagrafiche dei visitatori degli uffici regionali.
Insieme ai dati divulgati compaiono anche le login e password dei siti istituzionali di alcuni comuni direttamente interessati ai danni derivanti dall’estrazione petrolifera come Pietra Pertosa, Rionero in Vulture, Missanello, San Martino d’Agri e Nova Siri.
Gli Anonymous denunciano con la loro azione che li riporta alle origini, l’inquinamento e le malattie e i tumori che sempre di più colpiscono i Lucani e ne stuzzicano l’orgoglio ricordandogli un passate ribelle: “Dove si sono addormentati i ‘Briganti‘? Dov’è finito quell’orgoglio di una Basilicata che anni fa tutta si mobilitò contro il sito unico di score nucleari a Scanzano?”
Anonymous nel loro comunicato autogiustificano il loro gesto accusando di “scempio, disastro, ecatombe, tutto firmato dall’italiana Eni“. Un’accusa secondo loro dire fondamentale per denunciare “le persone che hanno avuto e che hanno tuttora un ruolo in questa situazione disgustosa, sia per il disastro ambientale, sia per la corruzione che regna sempre sovrana nel nostro Paese, e delle decine di processi in cui non si è mai trovato un colpevole soprattutto dopo essere venuti a conoscenza di dati falsificati, consentendo così guadagni miliardari per l’Eni e per i vari politici autoctoni e non solo“.
Pur consapevoli che le loro denunce non fermeranno la “devastazione”, i ragazzi terribili di Anonymous vogliono rivendicare l’attenzione verso le energie rinnovabili “per salvare noi stessi, le future generazioni e sopratutto il nostro pianeta!” ed attaccando la propaganda di un governo immobile sui temi ambientali chiudendo il comunicato con lo slogan che li ha resi famosi in tutto il mondo: “Noi Siamo Anonymous, Noi non perdoniamo, Noi non Dimentichiamo, Aspettateci!“.