Forza Italia è, da tempo, un partito sull’orlo dell’esplosione. A dilaniarlo, innanzitutto, le contestazioni ad una leadership che pensa più alle aziende ed affari di famiglia che al Paese, una gestione quasi dittatoriale, l’assoluta mancanza di democrazia interna. Ma le tensioni del suo leader-padrone, Silvio Berlusconi, sono quelle con il capo dei dissidenti e cioè l’europarlamentare Raffaele Fitto. L’ex-Cavaliere vorrebbe – e ne avrebbe molta voglia – cacciare l’ex governatore della Puglia dal suo movimento politico. Il problema, però, è che legvalmente non può. A spiegarlo bene è stato il collega Tommaso Labate sul Corriere della Sera: Fitto potrebbe essere espulso soltanto dal collegio dei probiviri, che oggi, però, Forza Italia non ha.
Oggi, dunque, non è possibile attivare la “pratica di espulsione“. Ma perché non esiste un collegio dei probiviri? Anche qui la risposta è piuttosto semplice. Quando è rinata Forza Italia dalle ceneri del Pdl, si conferì “al presidente Berlusconi pieno mandato politico e giuridico per attivare le necessarie procedure, anche attraverso le convocazioni degli organi statuari, secondo lo statuto di Forza Italia”. Nella delibera dell’ufficio di presidenza, dunque, l’unico riferimento è allo statuto forzista, che a sua volta prevedeva i seguenti provvedimenti disciplinari: “Richiamo, sospensione, espulsione e revoca dell’affiliazione“.
E il procedimento sull’espulsione, diceva la carta azzurra, può essere istruito solo davanti al collegio nazionale dei probiviri, “composto da 5 membri effettivi e 4 supplenti, eletti dal consiglio nazionale“. Ma il consiglio nazionale di Forza Italia non li ha mai nominati. Perché? Semplice: il consiglio a sua volta viene eletto dal congresso nazionale del partito, che però non si è mai tenuto.
Ecco quindi spiegata la ragione perchè Fitto non vuole saperne di uscire da Forza Italia ed il commissario Luigi Vitali strepita (inutilmente) tanto e Berlusconi non può far nulla. E secondo molti la resa dei conti in Tribunale è sempre più vicina.