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22 Luglio 2024 12:29
22 Luglio 2024 12:29

Sequestro della Guardia di Finanza per corruzione in atti giudiziari ad un giudice e la sua “cricca” in Calabria

ROMA – Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Crotone e lo S.C.I.C.O di Roma hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo per equivalente, finalizzato alla confisca, disposto dalla dr.ssa Giovanna Pacifico , Gip del Tribunale di Salerno su richiesta del procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Salerno Luca Masini del medesimo capoluogo ( che recentemente è stato sostituito dal dr. Borrelli) , nei confronti del Giudice Marco Petrini, Emilio (detto Mario) Santoro massone e medico in pensione di Cariati e già dirigente dell’Asp di Cosenza, dell’ex consigliere regionale Giuseppe (detto Pino) Tursi Prato , dell’ avvocato del Foro di Catanzaro Francesco Saraco e dell’imprenditore di Cariati  Vincenzo Arcuri.

Nel corso dell’indagine, nota come Operazione GENESI, diretta dall’ex Procuratore capo di Salerno Luca Masini e dal pm Vincenzo Senatore e condotte dalla Guardia di Finanza di Crotone unitamente allo S.C.I.C.O. di Roma , vennero individuati svariati episodi corrutivi in atti giudiziari commessi da professionisti, imprenditori ed avvocati. Gli indagati sono in tutto 18; si procede separatamente, dunque, per altri 12.

In relazione a tali episodi è stato chiesto dal Pubblico Ministero, ed emesso dal GIP, il decreto che dispone il giudizio immediato per l’udienza del 9 giugno prosimo nei confronti dei suddetti imputati dinanzi al Tribunale Collegiale di Salerno. Il 15 gennaio scorso veniva quindi data esecuzione alle ordinanze di custodia cautelare nei confronti del Giudice Marco Petrini, Presidente di una Sezione della Corte di Appello di Catanzaro (e Presidente della Commissione Provinciale Tributaria di Catanzaro) e di altre persone fra cui avvocati e liberi professionisti.

Il giudice di Catanzaro Marco Petrini, avrebbe fatto parte di una loggia massonica “segreta” e deviata. La loggia “coperta” composta ovviamente da più persone impegnate in ruoli professionali diversi avrebbe operato lungo l’asse Catanzaro, Cosenza e Castrovillari tutelando, evidentemente, precisi interessi e condizionando anche gli esiti di procedimenti giudiziari. Una struttura massonica “deviata” estranea alle maggiori Obbedienze italiane che per legge, dopo lo scandalo della P2, non possono annoverare al loro interno iscritti “riservati”.

Il provvedimento di sequestro che i finanzieri di Crotone hanno eseguito è frutto delle ulteriori indagini svolte per quantificare le somme di denaro corrisposte a titolo di corruzione al Giudice Petrini. In particolare sono stati posti in sequestro € 10.988,37 a Marco Petrini, € 39.011,63 a Emilio Santoro, € 10.000 a Francesco Saraco ed € 1.500,00 a Vincenzo Arcuri , per un totale di 61.500 Euro.

L’ INCHIESTA DELLE FIAMME GIALLE

L’indagine Genesi era scattata alle prime luci della mattina del 15 gennaio scorso, quando la Guardia di Finanza ha stretto le manette ai polsi a 7 persone, mentre un’altra è andata agli arresti domiciliari, a seguito delle indagini della Procura di Salerno (competente quando ci sono magistrati catanzaresi).   Dopo la collaborazione che sta facendo luce su moltissimi episodi di presunta corruzione, il giudice Petrini (che nel frattempo è stato sospeso dal Csm) è stato scarcerato e il Gip aveva disposto gli arresti domiciliari l’obbligo di dimora fuori dalla Calabria. Il 29 aprile scorso a seguito dell’aggravamento delle misure cautelari è ritornato in carcere a Salerno.

il Giudice Marco Petrini controlla i soldi delle “bustarelle”

Il ventaglio dei regali per aggiustare le sentenze e i processi era più che vasto:  dagli orologi alle vacanze, dai soldi alle macchine per finire alla carne d’agnello. Tutte offerte che sarebbero andate a finire nelle casse o nella disponibilità del giudice della Corte d’Appello di Catanzaro e presidente della Commissione Tributaria Marco Petrini.

Dalle indagini della Guardia di Finanza è emerso anche il ruolo dell’ ing. Arcuri , il quale per le festività pasquali del 2019 si sarebbe adoperato per far recapitare carne d’agnello al magistrato nato a Foligno.  D’intesa con Emilio Santoro, medico e accusato di essere un collaboratore nel sistema corruttivo di Petrini, il geometra avrebbe portato il cibo direttamente al giudice. 

Giuseppe “Pino” Tursi Prato

Santoro oltre a “retribuire” mensilmente il magistrato Petrini per garantirsi l’asservimento perpetuo delle funzioni dello stesso, si prodigava altresì per procacciare nuove occasioni di corruzione, proponendo a imputati o a parenti di imputati condannati in primo grado, nonché a privati soccombenti in cause civili, decisioni favorevoli in cambio del versamento di denaro, di beni o di altre utilità.

Le azioni corruttive, documentate anche con attività di intercettazione audio e video, servivano persino a far riottenere il vitalizio all’ ex politico calabrese Giuseppe Tursi Prato (in quota al PSDI negli anno 90) che, nel corso della V Legislatura regionale, ricopriva la carica di Consigliere della Regione Calabria, precedentemente arrestato alla fine degli anni ’80 per concussione e successivamente finito in una brutta inchiesta per mafia del 2004 per la quale era stato condannato a 6 anni.

Tursi Prato proprio le sua condanna nel 2004 alla pena detentiva di anni sei di reclusione, con interdizione perpetua dai pubblici uffici, per tale motivo, era decaduto dal suo assegno vitalizio per la carica precedentemente rivestita; ad agevolare, per alcuni candidati, il superamento del concorso per l’abilitazione alla professione di avvocato.

Da quanto emerso dai file estrapolati dal pc del magistrato Petrini, sarebbero stati trovati documenti  con i quali attestano il pagamento  della Corte d’Appello di Catanzaro di alcune somme di denaro al professionista per alcune consulenze d’ufficio.  In sostanza, un altro episodio che, se confermato dalle sentenze (dove si accerta la responsabilità di ogni indagato) traccia un quadro del sistema giustizia piuttosto complesso.

E’ stata altresì accertata, nel corso delle indagini, la grave situazione di sofferenza finanziaria in cui versava il magistrato Petrini, ricostruita sulla base degli accertamenti bancari svolti dalle Fiamme Gialle e sulla base delle conversazioni intercettate. Si trattava di una condizione cronicizzata ed assolutamente non risolvibile nel breve periodo che poneva il magistrato nella necessità di procurarsi continuamente , oltre allo stipendio di magistrato ed ai compensi quale Giudice Tributario, la disponibilità di somme di denaro in contanti, anche per mantenere l’elevato tenore di vita.

Durante la perquisizione nell’abitazione del magistrato è stata rinvenuta e sequestrata la somma contante di 7.000,00 euro custodita all’interno di una busta. Oltre all’esecuzione delle misure cautelati, sono state disposte ed effettuate numerose perquisizioni nei confronti di altri coindagati, terzi e società. Tutte le indagini sono state svolte dalla Guardia di Finanza sopra indicati, con grande capacità investigativa e sopratutto con la massima riservatezza prevista. 

il giudice Petrini e la sua amante, l’ avvocato Marzia Tassone

Il “pentimento” del giudice Marco Petrini ha avuto inizio lo scorso il 31 gennaio scorso davanti ai magistrati della Procura di Salerno con un verbale pieno di “omissis” che stanno facendo tremare molta gente in Calabria, come è emerso che a quanto pare il magistrato raccontasse “balle” anche a una delle sue amanti circa le somme incassate e non restituite con cui faceva vacanze all’estero.

Il giudice della Corte d’Appello di Catanzaro ha rinunciato a proporre ricorso al Tribunale del riesame avverso il suo arresto per corruzione nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Guardia di finanza di Crotone,, ammettendo di aver accettato somme di denaro da parte di Emilio Santoro, il faccendiere e dirigente dell’Asp di Cosenza il quale starebbe collaborando e “cantando” anche lui con gli inquirenti.

Coinvolti nell’inchiesta ed indagati anche il presidente del CdA della Banca di Credito cooperativo del Crotonese Ottavio Rizzuto  già dirigente, dal 2007 al 2015, dell’Area tecnica del Comune di Cutro, indagato senza alcuna misura cautelare come Virginia Carusi, Lorenzo Catizone, Antonio Saraco , Antonio Claudio Schiavone, Palma Spina.

l’ avvocato Marzia Tassone

Agli arresti domiciliari venne posta anche l’ avvocato Maria (detta Marzia ) Tassone del Foro di Locri, la quale per sua stessa ammissione ai magistrati inquirenti era diventata l’amante del giudice Petrini nonostante cosui fosse regolarme nte sposato. Il Tribunale del Riesame di Salerno, presidente Elisabetta Boccassini, a latere Dolores Zarone ed Enrichetta Cioffi, lo scorso 10 marzo ha motivato in 24 pagine la decisione di annullare l’ordinanza di misura cautelare degli arresti domiciliari per la Tassone, accogliendo le argomentazioni difensive dei suoi difensori, avvocati Valerio Murgano e Antonio Curatola. Per il Tribunale del Riesame salernitano mancano i gravi indizi di colpevolezza dal momento che “risulta difficile qualificare l’attività svolta in termini di corruzione, laddove non si ha contezza della richiesta eventualmente fatta, ma soprattutto della commessa utilità promessa, circostanza quest’ultima contraddetta dagli esiti investigativi, atteso che i rapporti intercorsi tra i due indagati sembrano prescindere da accordi corruttivi”.

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