di ANTONIO GAUDIOSO*
Chiedere al Governo di chiarire con una semplice norma che una persona con disabilità non debba pagare la sosta del suo veicolo sulle strisce blu, non è cosa facile nel nostro Paese. Non lo è neppure in un periodo come questo dove l’emergenza CoronaVirus colpisce, ancor di più, le famiglie che hanno persone con disabilità.
Dal 2018 con Cittadinanzattiva, UILDM Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare e VERA “giriamo a vuoto per Palazzi” per chiedere al Parlamento e al governo questo chiarimento.
Vi sono stati infatti numerosi casi nei quali, cittadini con disabilità, non trovando liberi gli stalli a loro deputati e costretti a parcheggiare l’auto sulle strisce blu, sono stati poi oggetto di contravvenzione stradale pur esibendo il regolare contrassegno; oltre il danno la beffa.
Molti Comuni, specie quelli di dimensioni ridotte, hanno infatti emanato delibere nelle quali viene scritto – a chiare lettere – che il veicolo al servizio di un disabile pur se dotato di regolare contrassegno deve comunque pagare la sosta oraria. Alcuni hanno persino installato nei parcheggi il segnale stradale con il disegno della sedia a rotelle e sotto la scritta sosta a pagamento sulle strisce blu. Viva la faccia!
Ma vi è di più, perché le persone con disabilità vivono anche una discriminazione territoriale, perché se un disabile vive a Roma e malauguratamente è costretto a parcheggiare sulle strisce blu non è tenuto al pagamento della sosta, mentre se vive a Orbetello paga. Ora, non che la cosa meravigli in sé, visto che siamo uno dei paesi più arretrati e insensibili alle esigenze di chi ha una mobilità ridotta, basti guardare al tema delle barriere architettoniche.
Tuttavia ingenuamente ci si aspetta che, posto il problema alle istituzioni competenti, la cosa si possa risolvere non diciamo in una settimana e neppure in un mese, ma in un anno magari sì. Soprattutto ce lo si aspetta dagli ultimi due governi nei cui programmi veniva dichiarata la massima attenzione e impegno per risolvere le tante problematiche delle persone con disabilità e delle loro famiglie.
Nel 2018, oltre 50 deputati di diverse forze politiche (PD, FI, FdI e LeU) prima firmataria l’on. Maria Chiara Gadda (Italia Viva), avevano sottoscritto la richiesta di chiarimento e anche il M5S aveva presentato la sua proposta. Dopodiché non è cambiato nulla. E infatti ne stiamo ancora a parlare. Una differenza però va fatta. Perché mentre la commissione Trasporti della Camera dei Deputati ha almeno provvisoriamente accolto all’unanimità la proposta nel corso dell’iter di riforma del codice della strada, il governo invece latita e in alcuni casi fa ostruzionismo.
Le obiezioni tecnico/burocratiche che sono state sollevate sono le più varie. Tralasciamo quelle meno serie del tipo “ma cosi un’auto che ha il contrassegno parcheggia gratis anche se non c’è la persona con disabilità”, dimenticando che l’utilizzo abusivo del contrassegno è già severamente sanzionato.
Quelle apparentemente più serie hanno sollevato il tema della copertura per le eventuali e non quantificabili mancate entrate comunali. Questa obiezione è politicamente molto pericolosa perché – al di là della sua fondatezza o meno – comporterebbe di fatto che il riconoscimento del diritto alla mobilità della persona con disabilità verrebbe accolto solo in subordine al reperimento di presunte entrate a favore di un Comune o, peggio ancora, per tutelare società che gestiscono i parcheggi a pagamento in concessione.
Seguendo questo ragionamento, se oggi si volesse ridurre l’importo di una contravvenzione stradale, perché la si ritiene eccessiva sotto il profilo della proporzionalità della sanzione rispetto alla gravità della violazione, dovremmo prima individuare la copertura finanziaria, poiché da quella riduzione scaturirebbero meno entrate comunali.
Siamo giunti al paradosso che la “contabilità di Stato” prevale su diritti e principi costituzionali della persona. Detto questo, appare evidente che il tema della copertura su questa proposta neppure c’è, per due evidenti ragioni: la prima è che si tratta di chiarire ciò che è già previsto dal nostro ordinamento (a legislazione vigente) sia pure non in maniera puntuale, prova ne è che tanti Comuni non si sono mai sognati di far pagare alcunché.
La seconda è che nel testo approvato e da tempo fermo alla Camera dei Deputati è già prevista una copertura, attraverso l’incremento della contravvenzione per coloro che sostano sugli stalli per disabili senza averne diritto. Ci chiediamo, quindi, perché tanta approssimazione e superficialità. Forse una ragione è che oggi molte questioni vengono lasciate al parere degli uffici tecnici ai quali manca (e d’altronde non è richiesta) una visione sociale e politica dei problemi.
Il risultato è che la classe politica non è in grado di decidere, al massimo promette volentieri senza mantenere. Per esempio, l’ultima obiezione di questi giorni è che il tema delle strisce blu sarebbe di competenza dei Comuni e, quindi, il governo non può intervenire. Altra cosa manifestamente errata perché la norma è relativa al Codice della Strada (art.188) ed è di competenza statale.
Sul tema Comuni vogliamo concludere ricordando che il vice presidente vicario dell’ANCI on. Roberto Pella (Forza Italia ) ha già pubblicamente dichiarato che questo chiarimento normativo è giusto e necessario tanto da avere già presentato un ordine del giorno per chiedere al governo di agire.
Nella stessa direzione si è mossa la Lega con un’iniziativa dell’on. Elena Maccanti. Il governo però non agisce e nel frattempo migliaia di famiglie aspettano di avere un diritto che già gli spetta. Ma è credibile che in questa ridda di decreti legge con tanti articoli, commi, rubriche e con tanti miliardi di euro messi a disposizione, non si trovi il modo di approvare questa piccola norma di civiltà? La risposta è no, non è credibile.