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22 Novembre 2024 09:05

La Confindustria boccia anche la “fase 3” del Governo Conte

A poche ore dall'incontro agli Stati generali, il nuovo presidente di Confindustria torna a "picconare" Conte. E propone la "democrazia negoziale", una sorta di riedizione della concertazione di memoria ciampiana.

ROMA – Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi non si presenterà davanti a Giuseppe Conte all’incontro previsto agli Stati generali dell’economia, con un sorriso diplomatico. Tutt’altro. Il capo degli industriali italiani consegnerà al Presidente del Consiglio un volume di “Italia 2030. Proposte per lo sviluppo” la cui prefazione che ha voluto scrivere personalmente, che è un vero e proprio pesante atto d’accusa verso la gestione sia della Fase 2, ossia quella delle graduali riaperture, che della Fase 3, quella della ripartenza.

Le parole di Bonomi anticipate dall’agenzia Askanews, sono una “bocciatura” totale della politica di governo nel merito ma anche nel metodo. Parole che all’attuale padrone di casa di Palazzo Chigi hanno dato non poco fastido, a cui ha reagito rilasciando una velenosa risposta a Fanpage: “Mi dicono che quando c’è un nuovo insediamento c’è una certa ansia da prestazione politica. Io dal dottor Bonomi e da tutti gli associati mi aspetto un’ansia da prestazione imprenditoriale, è questo il loro scopo”.

Confindustria rilancia la proposta di un nuovo sistema di relazioni per superare l’empasse, riforme che impattano su imprese e lavoratori. La politica secondo Bonomi dovrebbe mettere industriali e sindacati attorno a un tavolo, e dopodichè adottare delle decisioni. Il presidente degli industriali italiani l’ha definita “democrazia negoziale”, anche se di fatto altro non è che una riedizione riveduta e aggiornata della concertazione che il premier Carlo Azeglio Ciampi si inventò nel 1993 per salvare l’Italia dalla doppia morsa della crisi economica e politica.

Il fatto che fra Bonomi e Conte non sia mai nato un rapporto fiduciario, è un fatto abbastanza evidente e noto a chiunque. Il nuovo presidente di Confindustria sin dalle sue prime interviste ed uscite pubbliche, non ha risparmiato pesanti critiche al Governo Conte , arrivando a sottolineare come la politica possa fare più danni del Covid.

Carlo Bonomi, presidente di CONFINDUSTRIA

Bonomi nella prefazione a “Italia 2030. Proposte per lo sviluppo”, ha elencato tutti gli errori sinora compiuti dal governo, a partire dalle misure prese nel “decreto Rilancio” che aveva l’intenzione ( e soltanto quella !) di dare ossigeno alle aziende. “Hanno il grande demerito di essere state decise senza prestare alcun orecchio alle esigenze delle imprese. Non è una grande idea chiedere alle imprese d’indebitarsi mentre devono continuare a pagare le imposte e mentre lo Stato non rende immediatamente disponibili in liquidità pronta cassa gli oltre 50 miliardi di euro di debiti commerciali che deve ai suoi fornitori”, scrive il capo degli industriali. 

Per affrontare le conseguenze della pandemia da Covid-19 che ha inferto “colpi durissimi” a “lavoro, reddito e imprese dell’Italia in questo 2020″ servirebbe una “solida cornice d’impegni decennali” con interventi e riforme, di segno apporto al Governo sembra più orientato a mettere in campo soluzioni di breve periodo, attraverso bonus a tempo. Una mera illusione che possano funzionare.

Palazzo Chigi

“Un’illusione molto onerosa, considerando le risorse di finanza pubblica disposta tali fini, senza mai conseguire gli effetti annunciati d’innalzamento del Pil potenziale. E anche tale da continuare ad accrescere l’ingentissimo debito pubblico italiano” dice Bonomi.

Bonomi lancia l’idea più in generale, nella prefazione di “una grande alleanza pubblico-privato su cui il decisore politico non ha delega insindacabile per mandato elettorale, ma con cui esso dialoga incessantemente attraverso le rappresentanze del mondo dell’impresa, del lavoro, delle professioni, del terzo settore, della ricerca e della cultura”. Raccontata così, potrebbe sembrare una rivisitazione e redazione di nuove regole della democrazia rappresentativa, ma da CONFINDUSTRIA spiegano: “Nessuno vuole chiedere una “terza camera” ma soltanto la garanzia di venire ascoltati. Cioè quanto durante la gestazione dei primi due “decreti” per sostenere l’economia del Paese non è avvenuto sempre”.

Carlo Bonomi e Giuseppe Conte

La critica confindustriale non si limita ad evidenziare le cose fatte male finora ma si estende anche a quanto sarebbe necessario fare da qui a fine anno, e non sembra che per ora l’esecutivo abbia l’intenzione di farlo per il verso giusto. “E’ mancata finora una qualunque visione sulla Fase 3, da far seguire a chiusure e riaperture. La fase cioè in cui definire sostegni immediati alla ripresa di investimenti per il futuro, riprendendo e potenziando in toto l’impianto d’Industria 4.0” ed “affiancandovi un grande piano Fintech 4.0″.

Bonomi conclude che se si vuole cambiare la situazione , allora bisogna cambiare anche il metodo di lavoro. Bisogna tornare alla concertazione governo-parti sociali di memoria “ciampiana” , affinchè le decisioni vengano adittate solo dopo aver consultato chi quelle decisioni poi deve attuarle. “Conte e i suoi ministri non possono pensare di continuare a fare i fenomeni – commentano fonti confindustriali – ma si devono confrontare davvero. Ad esempio, dicono che vogliono fare la riforma della cassa integrazione. Bene, serve perché abbiamo visto che così non funziona. Allora ci convochino e facciamola assieme”.

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