ROMA – Mentre Bruno Vespa celebra l’algida freddezza di Lucia Morselli senza alcun contraddittorio sulla vicenda dell’ ex-Ilva di Taranto, mettendo anche il servizio pubblico radiotelevisivo ai piedi dei franco-indiani e di alcune lobbies massoniche internazionali, in realtà si è completata la smobilitazione “manageriale” di Arcelor Mittal nello stabilimento siderurgico di Taranto.
Un ulteriore segnale del processo della fuga di Arcelor Mittal prevista entro il prossimo novembre del gruppo anglo-indiano, anche un dirigente di prima linea Sushil Jain Cfo, chief financial officer ( cioè il direttore finanziario), avrebbe interrotto il suo lavoro in Italia per AMInvestco Italy, dopo solo 4 mesi di lavoro, per tornarsene alla casa madre nel quartier generale inglese di Arcelor Mittal Europe .
Sin dallo scorso mese di gennaio, l’ufficio di Londra di Arcelor Mittal aveva fatto rientrare dall’ Italia tutto il suo management, lasciando esclusivamente sotto il suo stretto controllo la casella più importante: il direttore finanziario Sushil Jain l’uomo dei conti, della liquidità e (soprattutto) delle passività dell’ ex Ilva.
Chi ha un minimo di conoscenza di processi economico-industriali sa molto bene che, sulla liquidità di cassa, occorre rigore. L’azionista di controllo, vuole sapere direttamente quanti soldi perde ogni ogni giorno soprattutto quando li perde continuamente . Magari con una telefonata da Taranto e Londra, tramite la voce di una persona di piena e totale fiducia. Anche nel primo semestre del 2020 Taranto si è trasformata in un pozzo senza fondo a causa anche delle nuove condizioni di mercato causate dal Covid19, la “cassa” dell’ex Ilva si è trasformata in una bomba ad orologeria nei conti del gruppo franco-indiano dove il proprio vertice definisce la sua discesa in Italia come la peggiore operazione mai fatta da Arcelor Mittal.
La fuga del direttore finanziario di Arcelor Mittal da Taranto non è un segnale da poco. Infatti è un segnale di disimpegno forte e chiaro. Anche perché a Taranto, a Cornigliano e a Novi Ligure ogni mediazione di fatto si è bloccata, i lavoratori degli stabilimenti pugliesi e liguri vivono momenti di terrorizzati di perdere il proprio posto di lavoro, i sindacati non sanno come comportarsi ( Borgonovi il leader nazionale della Fim Cisl ha abbandonato l’impegno sindacale) e fanno molta fatica a sedare la rabbia degli operai , i politici e gli amministratori locali per loro stessa ammissione hanno rapporti con una dirigenza locale di Arcelor Mittal sempre più imbarazzante e squalificata (sopratutto quella portata dalla Morselli) che non ha alcun potere.
I contatti dei rappresentanti del Governo Italiano non riescono più ad avere alcun “peso” e tantomeno parlare con nessuno di “peso” del quartier generale di Arcelor Mittal a Londra, il piano industriale che prevede un taglio di 5mila lavoratori si è rivelato un bagno di sangue, e Palazzo Chigi in base non si capisce bene a quale presupposto giuridico, minaccia una penale da un miliardo di euro quando invece la penale indica nell’accordo raggiunto dinnanzi al giudice di Milano prevede solo 500 milioni
A “Porta a Porta” nessuno ha chiesto ad Arcelor Mittal come mai non paga i suoi fornitori locali. Ma cosa vogliamo aspettarci da Bruno Vespa e da Lucia Morselli se non delle indegne comparsate da “teatrino” di piazza ? Mancavano solo Michele Emiliano e Rinaldo Melucci !!!