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22 Luglio 2024 16:59
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Popolare di Bari. Per il Riesame:”Jacobini jr l’ispiratore, i 5 milioni frutto di reati”

L’istituto di credito barese era stato commissariato da Bankitalia nel dicembre 2019 , alcune settimane prima della decisione del giudice per le indagini preliminari del tribunale barese che aveva disposto misure cautelari per Gianluca Jacobini, e per suo padreMarco, e altri ex dirigenti della BpB nell’ambito dell’inchiesta sul crac della banca barese.

Nelle motivazioni i giudici del Tribunale del Riesame di Bari, che lo scorso 29 maggio hanno rigettato la richiesta di dissequestro di quasi 5 milioni di euro all’ ex condirettore generale della banca barese Gianluca Jacobini, “Erogare finanziamenti in cambio dell’acquisto di azioni della Banca Popolare di Bari o del loro non smobilizzo” era la strategia attuata dall’istituto di credito per “evitare contrazioni della base sociale e riduzione del relativo capitale“.

L’istituto di credito barese era stato commissariato da Bankitalia nel dicembre 2019 , alcune settimane prima della decisione del giudice per le indagini preliminari del tribunale barese che aveva disposto misure cautelari per Gianluca Jacobini, e per suo padreMarco, e altri ex dirigenti della BpB nell’ambito dell’inchiesta sul crac della banca barese. 

Nel provvedimento reso noto ieri si legge che sarebbe stato proprio l’ex condirettore generale uno degli “ispiratori” di questa politica, indagato insieme a Nicola Loperfido (ex responsabile della Direzione Business) e a Giuseppe Marella (ex responsabile Internal Audit) nell’inchiesta delle Fiamme Gialle.

Le “operazioni baciate” erano lo strumento finanziario che avrebbero consentito alla Banca Popolare di Bari di poter acquisire investimenti conseguenti all’acquisto di azioni proprie, ottenendo un pieno mandato irrevocabile a vendere, che erano utilizzate e considerate quali garanzia dei finanziamenti concessi dalla banca a grossi gruppi imprenditoriali (fra i quali il Gruppo DeBar Costruzioni, il Gruppo Majora e la Special Media International.

L’ ammontare complessivo ricavato di circa 49 milioni di euro non avrebbe dovuto essere calcolate quale patrimonio della banca, e la cui origine non era stata comunicata agli organi di vigilanza, motivo per il quale il procuratore aggiunto Roberto Rossi, ed i pm Federico Perrone Capano e Savina Toscani hanno ravveduto ipotesi accusatorie per i reati di ostacolo alla vigilanza e false comunicazioni sociali. Il collegio giudicante del Tribunale del Riesame di Bari spiega che “il dato rilevante è quello del collegamento negoziale tra il mandato irrevocabile a vendere le azioni e i finanziamenti erogati al cliente“.

Tra i documenti sequestrati nel corso di questa inchiesta all’ex condirettore Gianluca Jacobini che è sotto processo con suo padre Marco (ex presidente della Popolare di Bari) in un altro filone di inchiesta su presunti falsi in bilancio che hanno portato al commissariamento della banca, oltre ad alcune mail, è stato sequestrato un block notes riportante una nota manoscritta: “Intercettare clienti che vogliono diventare soci, accedendo al pacchetto soci inserendo la possibilità di avere un finanziamento pari a due volte le azioni”.

Banca Popolare di Bari

Un appunto questo che secondo la difesa di Jacobini addirittura risalirebbe al 2013 gli atti in esame risalgono al 2015, invece secondo i giudici è “un manoscritto in cui egli annotava la strategia di offrire finanziamenti finanche doppi rispetto alle azioni che i clienti avrebbero acquistato e rende palese come tale fosse l’interesse perseguito dall’istituto di credito, non essendovi altra ragione onde procedere a siffatte operazioni, chiaramente in perdita e idonee ad intaccare il patrimonio della banca“.

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