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22 Novembre 2024 08:17

Piacenza, sei carabinieri agli arresti per spaccio, arresti illegali, estorsione e tortura : “Come Gomorra”.

Le indagini sono state svolte nell’arco di sei mesi con intercettazioni telefoniche e telematiche. L’intensità dell’indagine è stata definita “a ritmi folli” dagli inquirenti. La segnalazione era arrivata da un carabiniere ligio al dovere, che non svolge attualmente servizio a Piacenza. Le indagini velocissime effettuate dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia locale di Piacenza

Un’inchiesta senza precedenti quella condotta dalla Procura della Repubblica di Piacenza negli ultimi sei mesi nell’ambito dell’operazione Odysseus che ha travolto la caserma “Levante” dell’ Arma a Piacenza, reati commessi dal 2017 definiti “Impressionanti“. Per il procuratore capo Grazia Pradella : “Tutti gli illeciti più gravi commessi durante il lockdown. Comportamenti criminali, in quella caserma nulla di lecito“. Presenti alla conferenza stampa i pm Antonio Colonna e Matteo Centini e il comandante provinciale della Guardia di finanza Col. Daniele Sanapo, che ha coordinato le indagini delegate dalla procura

il procuratore Grazia Pradella ed i pm Antonio Colonna e Matteo Centini

L’ordinanza di arresti emessa dal giudice per le indagini preliminari di Piacenza, Luca Milani , contiene anche l’ obbligo di dimora nella provincia di Piacenza per il maggiore dell’ Arma Stefano Bezzeccheri , comandante della compagnia di Piacenza . Sequestrati a un graduato dei Carabinieri una villa con annessa piscina, un’auto, una moto e e 24 conti correnti bancari e postali.

Per quanto riguarda il ruolo del comandante della compagnia, il procuratore Pradella ha spiegato che a suo carico è stata accertata una “spinta” ad eseguire gli arresti illeciti “costi quel che costi”. Il comandante di stazione, invece, “era presente in caserma quando si sono verificati gli episodi di presunte torture e percosse” ed avrebbe “partecipato ai falsi arresti”.

il maggiore Stefano Bezzeccheri, comandante compagnia di Piacenza

Le indagini sono state svolte nell’arco di sei mesi con intercettazioni telefoniche e telematiche. L’intensità dell’indagine è stata definita “a ritmi folli” dagli inquirenti.  Tutto è partito dalla segnalazione del maggiore Rocco Papaleo, attualmente comandante della Compagnia dei carabinieri di Cremona, per anni in servizio a Piacenza dove aveva ricoperto anche il ruolo di comandante del nucleo investigativo che ha denunciato i fatti ai magistrati. La segnalazione era arrivata dopo una sua convocazione da parte degli uomini della Polizia Locale che lo avevano citato come “teste” per un caso di maltrattamenti ed avevano raccolto le sue dichiarazioni spontanee.

il maggiore dei Carabinieri Rocco Papaleo

Uno dei primi testimoni dell’indagine è stato uno spacciatore marocchino che era diventato “informatore” dei Carabinieri. La sua dell’uomo è stata raccolta dalla Polizia Locale di Piacenza ed inizialmente gli stessi investigatori stentavano a credere a quel racconto. “I Carabinieri tenevano altri comportamenti sopra le righe, come organizzare festini a base di stupefacente ai quali partecipavano diverse prostitute, tra le quali un transessuale che abitava a Piacenza(…) Uno di loro, poi, in più occasioni aveva sottratto parte del denaro sequestrato agli spacciatori che venivano arrestati nel corso di regolari operazioni di polizia”. In caserma esisteva, una sorta di nascondiglio della droga chiamata “la scatola della terapia” dove i complici potevano rifornirsi della droga.

L’intercettazione: “Schiaffoni come in Gomorra“. Misure cautelari adottate nei confronti di dieci militari nei cui confronti l ‘Arma dei Carabinieri ha disposto l’immediata sospensione. Il comando generale dell’Arma, in una nota sottolinea di aver contestualmente disposto la “valutazione amministrativa dei fatti per adottare, con urgenza, rigorosi provvedimenti disciplinari a loro carico” mentre il comandante generale Giovanni Nistri ha dichiarato: “Sono reati gravissimi e per questo procederemo con il massimo rigore e la massima severità per individuare le responsabilità dei singoli”.

È la prima volta in Italia che una caserma viene posta sotto sequestro della magistratura. Solo un carabiniere in servizio alla stazione di Piacenza Levante è rimasto “pulito”. Ed è proprio il giovane maresciallo assegnato alla caserma negli ultimi tempi, a sfogarsi al telefono con suo padre sulle cattive condotte dei colleghi a cui lui non voleva adeguarsi. “Se lo possono permettere perché portano i risultati, portano un sacco di arresti l’anno – si sfoga il carabiniere in un’intercettazione riportata nell’ordinanza di custodia cautelare -. Ma perché? Perché c’hanno i ganci”.

Affermazioni queste che portano alle luce, secondo quanto scrive nell’ordinanza il gip Luca Milani, “lo sfondo cupo e inquietante” della vicenda e cioè il grave fatto che “in presenza di risultati in termini di arresti eseguiti, gli ufficiali di grado superiore erano disposti a chiudere un occhio sulle intemperanze e sulle irregolarità compiute dai militari loro sottoposti”.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino indimenticati eroi della magistratura italiana

Nell’ordinanza di 300 pagine firmata dal gip Luca Milani vi è un omaggio finale dedicato ai servitori dello Stato che 28 anni fa persero la vita compiendo il proprio dovere. Il pensiero è rivolto ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ed agli uomini delle scorte deceduti a seguito degli attentati mafiosi. E l’ordinanza è stata firmata proprio il 19 luglio, nel giorno anniversario della morte di Borsellino.

I provvedimenti dell’operazione Odysseus hanno riguardato in totale 23 persone dieci dei quali carabinieri: oltre ai sei arrestati Salvatore Cappellano, Angelo Esposito, Giacomo Falanga, Giuseppe Montella, Daniele Spagnolo e Marco Orlando comandante della Stazione Levante (posto ai domiciliari ), tre carabinieri (Lorenzo Ferrante, Giovanni Lenoci e Angelo Minniti), e Marco Marra  agente della Guardia di Finanza hanno l’obbligo di presentazione alla polizia, e l’obbligo di dimora per il maggiore Stefano Bezzeccheri, comandante della Compagnia Carabinieri di Piacenza .

I reati contestati vanno dal traffico di droga all’estorsione e agli arresti illegali fino alla tortura: l’indagine avrebbe scoperchiato anni di illegalità. Sotto inchiesta sono finiti presunti reati commessi a partire dal 2017. L’inchiesta è nata dallo sviluppo di un’indagine sul traffico e lo spaccio di stupefacenti, che vedrebbe fra i suoi esponenti di rilievo un graduato dei Carabinieri, che prestava servizio presso la compagnia “Piacenza Levante“, che approfittando della sua divisa avrebbe gestito un’attività di spaccio utilizzando dei pusher di sua fiducia. Settantacinquemila le conversazioni intercettate, oltre due milioni i dati acquisiti. Tre chili e duecento grammi di droga sono stati posti sotto sequestro dalle Fiamme Gialle.

Il carabiniere li avrebbe inoltre agevolati garantendo protezione nella compravendita di grandi quantitativi di droga in cambio di un tornaconto economico. Nelle trecento pagine di ordinanza vengono descritti anche “arresti completamente falsati e perquisizioni arbitrarie”. “Non vi era non solo l’obiettivo di procacciarsi la sostanza stupefacente ma anche di sembrare più bravi degli altri” dimostrando un alto numero di persone arrestate. “Peccato – ha evidenziato il pm – che questi arresti si basavano su circostanze inventate e falsamente riferite al pubblico ministero di turno

Il procuratore capo Grazia Pradella in conferenza stampa ha ribadito il concetto: “Fatti gravi che non intaccano la fiducia nell’Arma. Siamo di fronte a reati impressionanti se si pensa che sono stati commessi da militari dell’Arma dei Carabinieri. Si tratta di aspetti molto gravi e incomprensibili agli stessi inquirenti che hanno indagato. Una serie tale di atteggiamenti criminali che ci ha convinto a procedere anche al sequestro della caserma dei Carabinieri per futuri accertamenti”

Il procuratore capo Grazia Pradella ed il Colonnello Daniele Sanapo (GdF)

”Tutti gli illeciti più gravi sono stati commessi nel lockdown, con il più totale disprezzo dei decreti emanati dalla Presidenza del Consiglio. Faccio fatica a definire questi soggetti ‘carabinieri‘ perché i comportamenti sono criminali. Non c’è nulla di lecito nei comportamenti. Non c’è stato nulla in quella caserma di lecito’‘, ha aggiunto Pradella, che ha citato un’intercettazione: “Il malavitoso dice: hai presente le scene di Gomorra, guarda che è stato uguale, tu devi vedere gli schiaffoni che gli ha dato“.

Secondo gli inquirenti vittime di brutali pestaggi erano soprattutto gli spacciatori che non volevano collaborare ed entrare nella rete “clandestina” di gestione della droga che i militari avevano creato nel quartiere secondo le accuse.

Le intercettazioni registrano le parole pronunciate da un Carabiniere nei confronti di un pusher, in occasione del suo arresto avvenuto a inizio aprile: “Allora tu non hai capito che qua non comandi un cazzo, non hai capito un cazzo, allora?”. Si sente un colpo. “Questo è il primo della giornata, ok? Siediti là e non rompere i coglioni“, “Se trovo qualcosa a casa, per te tanti problemi; tutto quello che trovo so mazzate per te“.

L’inchiesta parla di “una serie di percosse” subite dallo spacciatore arrestato affinche ammetta il reato e riveli dove tiene la droga. Viene accompagnato alla sua abitazione per consegnare lo stupefacente ai militari, e poi ricondotto in caserma dove viene percosso nuovamente.

“Minchia adesso ti devo racconta quello che ho combinato…ho fatto un’associazione a delinquere ragazzi! Che se va bene…ti butto dentro, nel senso a livello di guadagno’‘ dice un carabiniere coinvolto nell’ indagine, in un’intercettazione ”In poche parole abbiamo fatto una piramide: sopra ci siamo irraggiungibili, ok? A noi non ci deve cagare nessuno“:

“Però Davide i contatti ce li ha tutti lui, quelli grossi! – continua il carabiniere nell’intercettazione – Lui siccome è stato nella merda, e a Piacenza comunque conosce tutti gli spacciatori, abbiamo trovato un’altra persona che sta sotto di noi. Questa persona qua va tutti da questi gli spacciatori”. ‘‘Guarda, da oggi in poi, se vuoi vendere la roba… vendi questa qua, altrimenti non lavori!”, si sente ancora in un’ altra intercettazione, ” la roba gliela diamo noi! Poi lui… loro a su… a loro volta avranno i loro spacciatori… quindi è una catena che a noi arriveranno mai“.

Al Comando provinciale dei Carabinieri di Piacenza si respira un aria di sgomento per l’indagine che ha coinvolto pressochè tutti i militari della caserma Levante di via Caccialupo posta sotto sequestro. “Per noi è come un colpo al cuore – ha dichiarato il comandante provinciale Stefano Savo -. Da parte nostra c’è totale disponibilità a collaborare per fare piena luce sui fatti. Penso all’amarezza dei tanti miei uomini dediti con onestà e generosità al loro lavoro”.

“Abbiamo deciso di porre sotto  sequestro l’intero stabile della caserma di Levante perché  evidentemente ci saranno esigenze investigative che saranno  sviluppate. Alla perquisizione della caserma ho stabilito che  partecipassero anche tre appartenenti al Ros di Bologna per dare un  segnale che un’Arma sana c’è ed è la maggior parte degli appartenenti  ai carabinieri”. ha detto il procuratore capo di Piacenza, Grazia Pradella.

Le reazioni della politica

 Il mondo politico si è indignato di fronte all’inchiesta che ha portato all’arresto di dieci carabinieri e delle chiusura di un’intera caserma a Piacenza. A partire da quella del ministro della Difesta Lorenzo Guerrini non sono mancate le reazioni alla notizia che sconvolto l’opinione pubblica.

“Accuse gravissime rispetto a degli episodi inauditi e inqualificabili. Fatti inaccettabili, che rischiano di infangare l’immagine dell’Arma, che invece è composta da 110.000 uomini e donne che ogni giorno lavorano con altissimo senso delle Istituzioni al fianco dei cittadini – ha dichiarato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini -. Sono loro il volto della legalità, a ciascuno di loro oggi esprimo la più profonda riconoscenza e vicinanza. Da subito sia l’Arma dei Carabinieri che il Ministero della Difesa hanno dato la massima disponibilità a collaborare con la magistratura affinché si faccia completa luce sulla vicenda – ha aggiunto GueriniIl Comandante Nistri mi ha confermato di aver immediatamente assunto tutti i provvedimenti possibili e consentiti dalla normativa vigente nei confronti del personale coinvolto“.

“Abbiamo fiducia nella Magistratura: faccia luce, presto e bene, sulla vicenda della stazione Levante. – ha dichiarato il senatore Andrea Ostellari, commissario Lega Emilia – Salvini Premier – Ci sono tantissime donne e tantissimi uomini che compiono ogni giorno la loro missione per l’Italia, generosamente e con grande onestà. Noi siamo sempre al loro fianco, anche in questo momento difficile: gli errori di pochi non gettano ombre sui meriti di molti.”

“Se qualcuno ha sbagliato, giusto che paghi. Dopodiché, massima fiducia nella magistratura e solidarietà a tutte le donne e uomini in divisa che ogni giorno svolgono il loro lavoro con professionalità e sacrificio per tutelare le nostra sicurezza”. ha detto con una nota Matteo Rancan capogruppo regionale della Lega Emilia Romagna, insieme a Luigi Merli, responsabile provinciale della Lega a Piacenza .

Giorgia Meloni leader di Fratelli d’ Italia e Giancarlo Tagliaferri spiegano:I capi di imputazione sono agghiaccianti, e lo sono ancora di più per il presunto coinvolgimento di tutori dell’ordine. Gli errori dei singoli non devono comunque ricadere sulle istituzioni nel loro complesso”.

“Si tratta di accuse gravissime e di episodi inauditi e inqualificabili”. aggiunge Tommaso Foti, deputato piacentino di Fratelli d’ItaliaE’ una vicenda gravissima che mortifica tutti quei fedeli servitori dello Stato, le azioni delittuose di pochi, quando accertate, non possono di certo far venire meno la gratitudine verso gli appartenenti all’Arma che quotidianamente operano, anche a rischio della vita, per la sicurezza degli Italiani”.

Oggi, a Piacenza, è arrivato un nuovo comandante di compagnia e 8 Carabinieri con due stazioni mobili, per continuare a garantire le funzionalità della caserma.

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