Ancora una volta Matteo Renzi agli albori della seduta mattutina in Senato svela il suo ennesimo grande bluff scoprendo le carte tatticamente tenute coperte fino a quel momento , dichiarando : “Voteremo a favore dell’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini perché non agì nell’interesse pubblico preminente. Bloccando i barconi non fermi l’immigrazione, aumenti i followers. E’ una visione populista”.
Spieghiamo bene i fatti ai lettori: oggi era atteso il voto dell’aula del Senato sull’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno, finito nel mirino del tribunale dei ministri di Palermo per il caso della nave “Open Arms“: un anno fa, per decisione del Viminale sotto l’allora governo gialloverde (M5S-Lega) , 164 migranti furono tenuti in stand-by a bordo della nave della Ong spagnola per diciannove giorni. Per questo motivo i magistrati vogliono processore il capo politico della Lega per “sequestro di persona”. Su Twitter vola l’hashtag #iostoconSalvini. In mattinata erano già più di 20mila i tweet in sostegno del leader della Lega, arrivati a circa 50mila in serata.
L’intervento dell’ex premier Renzi è stato in gran parte centrato su un suo duro attacco alla magistratura e sulla “deriva venezuelana” dei suoi rapporti con la politica . Ironia della sorte, nelle arringhe di Renzi e Salvini compare uno stesso comprimario e cioè lo stato della giustizia italiana, partendo dallo scandalo di Luca Palamara che ha “terremotato” il Csm.
Matteo Renzi dopo aver denunciato lo “scandalo delle chat di magistrati” e i trojan che funzionerebbero a corrente alternata, rievoca l’inchiesta che coinvolge la Fondazione Open ma anche la vicenda di Silvio Berlusconi “rimessa in discussione per un’intercettazioni di magistrati”, e dopo aver auspicato l’intervento di Casellati e Fico ha concluso citando Ernest Hemingway: “Maggioranza e opposizione si siedano a un tavolo per riformare i rapporti tra politica e magistratura. Non chiederti per chi suona la campana, essa suona anche per te”.
“Si era già capito che questo è un voto politico – ha esordito Salvini nel suo intervento – ringrazio chi mi manda a processo, ci andrò a testa alta e con la schiena dritta. L’unico rammarico è dover spiegare a miei figli che mi processano non perché delinquente ma perché ho fatto il mio dovere. Chi vuole i porti aperti ha le mani sporche di sangue”.
Salvini è ben consapevole che senza il sostegno dei 18 senatori di Italia Viva la partita è persa in partenza che viene interrotto da ovazioni provenienti dai banchi del centrodestra e cori da stadio che ritmano il suo nome “Mat-teo-Mat-teo-”.
Il leader della Lega distribuisce battute fredde ed efficaci contro i “banchi vuoti del governo”, i senatori a vita assenti che definisce “ruoli e figure superate da eliminare ”, e ricorda al “mancato presidente Grasso”, che il vero reo in questa vicenda è il “comandante della nave pirata” (la Open Arms n.d.r.) reo di aver messo lui in pericolo le vite dei 151 migranti rimasti in alto mare diciannove giorni nell’agosto scorso.
Salvini affida la professione di garantismo alla“ruota che gira” dopo aver criticato aspramente la “giustizia alla Palamara” auspicando “una seria e profonda riforma della giustizia con separazione delle carriere”:.
“Quando toccherà a voi, la Lega starà dalla parte delle garanzie. Vi giudicheranno i cittadini e non i tribunali, perché l’unico tribunale è quello del popolo.
Al termine del suo intervento in Aula, Salvini ha indossato simbolicamente il cappello della Guardia Costiera italiana. Un gesto di facile interpretazione: “io difendo i confini del mio Paese e l’ho fatto per tutto il tempo che sono stato alla guida del ministero dell’Interno“. Oltre al cappello, Salvini, una volta terminato il suo intervento, si è rimesso sulla bocca la mascherina con il Tricolore.
I giochi erano già fatti. Con il centrodestra lontano dalla quota necessaria per disinnescare il procedimento giudiziario. L’Aula del Senato, alla fine, ha autorizzato il processo all’ex ministro Matteo Salvini sul caso Open Arms: 149 i favorevoli, 141 i contrari.