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22 Novembre 2024 14:04

Altro che Salvini… i pieni poteri se li è presi ed usati “Giuseppi” Conte

Dalla discrasia tra i verbali Cts e le decisioni del premier emerge un pericoloso paradosso.Conte che non segue i consigli del Comitato tecnico scientifico sulla urgenza e necessità di una zona rossa ad Alzano e Nembro, esita e e poi decide da solo, come ribadito più volte in diverse interviste.

di Redazione Politica

Il premier Giuseppe Conte che non segue i consigli del comitato tecnico scientifico sulla necessità di un “lockdown solo parziale ed invece chiude tutto il Paese” e mentre gli italiani vengono fermati e mulati mentre corrono sulle spiagge deserte lui se ne va tranquillamente a casa della compagna-amante Olivia, pur essendo in realtà ancora regolarmente sposato con la moglie .

Conte che non segue i consigli del Comitato tecnico scientifico  sulla  urgenza e necessità di una zona rossa ad Alzano e Nembro, esita e e poi decide da solo, come ribadito più volte in diverse interviste.

Agli inizi di marzo, dei due comuni della Val Seriana colpiti dal Covid19, la linea del premier è venuta fuori con chiarezza solo dopo la deposizione resa ai magistrati della Procura di Bergamo nell’ambito dell’inchiesta dove l’ipotesi di reato è epidemia colposa.

“Ho deciso io dopo un’attenta valutazione ispirandomi al principio di massima precauzione”, avrebbe messo a verbale dinnanzi ai pm, a cui avrebbe però anche detto di non aver mai ricevuto alcun verbale dal Cts.

Alcune finestre di palazzo Chigi durante il consiglio dei Ministri

Nei giorni della discussa proroga dello stato di emergenza diversi “osservatori qualificati” – come scriveva Stefano Folli su la Repubblica – “hanno espresso tutta la loro inquietudine”. Sul Corriere della Sera il costituzionalista Sabino Cassese osservava che è buona norma “non abusare dell’emergenza” per evitare “l’accentramento di tutte le decisioni a Palazzo Chigi”. Dopo non poche tensioni politiche la discussione è stata almeno portata in Parlamento e il periodo di emergenza ridotto, dall’annunciato 31 dicembre, a metà ottobre.

Nei mesi del lockdown oltre a espressioni relativamente nuove come ‘distanziamento sociale’ o ‘dispositivi di protezione individuale’, gli italiani ha iniziato ad entrare in con fidenza con strumenti normativi d’eccezione come i celebri Dpcm, cioè i Decreti della presidenza del consiglio, con cui di volta in volta si stabilivano limiti e possibilità della vita quotidiana assediata dalla pandemia, ignorando il Parlamento.

In quest’inizio di agosto che vede l’indice di contagio risalire sopra il pericoloso 1 in dodici regioni, la novità è stata la desecretazione dei cosiddetti verbali del Comitato tecnico scientifico, grazie alle iniziative legali (osteggiate da Palazzo Chigi) della Fondazione Luigi Einaudi, che stanno facendo emergere e portare alla luce una pericolosa discrasia, anche in vista di una situazione analoga nella paventata seconda ondata di autunno, tra tecnici e politici, e nello specifico tra l’organo tecnico che il premier aveva allestito per essere ben consigliato in un contesto decisamente irrituale e drammatico e il premier stesso.

Discrasia che si è condensata in quella frase che allora suonava come una presa di responsabilità, lontana da rimpalli o viltà, e che oggi alla luce della documentazione rivelata dalla Fondazione Einaudi si illumina di una luce un po’ più sinistra.

“Ho deciso io dopo un’attenta valutazione ispirandomi al principio di massima precauzione” ha rivendicato il premier Conte, dinnanzi ai pm a cui avrebbe però anche detto di non aver mai ricevuto alcun verbale dal Cts , diventando oggetto di attacchi proprio da quella parte politica il cui leader, esattamente un anno fa, dalle piste di una discoteca romagnola chiedeva “pieni poteri”. Il paradosso o la nemesi del Papeete sta emergendo, in quest’anno lungo e difficile, i pieni poteri in realtà li ha usati Conte.

Nei giorni della discussa proroga dello stato di emergenza diversi “osservatori qualificati hanno espresso tutta la loro inquietudine – scriveva Stefano Folli su la Repubblica“. Sul Corriere della Sera il costituzionalista Sabino Cassese osservava che è buona norma “non abusare dell’emergenza” per evitare “l’accentramento di tutte le decisioni a Palazzo Chigi”. Dopo non poche tensioni politiche la discussione è stata almeno portata in Parlamento e il periodo di emergenza ridotto, dall’annunciato 31 dicembre, a metà ottobre.

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