di Redazione Affari & Economia
Era il 25 febbraio quando il nostro giornale evidenziava le discordanze su un fantomatico progetto di realizzazione di studi cinematografici a Castellaneta Marina con un investimento dichiarato dell’ imprenditore massafrese Antonio Albanese, che peraltro è attualmente sotto i riflettori della giustizia per la nota vicenda del “boschetto” di Massafra, scoperta dall’inviato Pinuccio del noto programma Striscia la Notizia, insieme al CORRIERE DEL GIORNO, per la quale l’imprenditore assistito dal’ Avv. Raffo del Foro di Taranto ha richiesto il rito abbreviato, che prevede uno sconto sulla pena di un terzo di quanto previsto dal Codice in caso di condanna.
Il giudizio nei confronti di Albanese è ormai alla fine e la prossima udienza finale si svolgerà il prossimo 30 ottobre dinnanzi al Gup del Tribunale di Taranto dr. Maccagnano, che sostituisce il precedente collega Tommasino nel frattempo andato in pensione. Il nuovo giudice ha peraltro voluto ascoltare i due verificatori Saverio Riccardi e Anna Cecca nominati a suo tempo dal Consiglio di Stato, i quali sono entrambi imputati insieme ad Albanese.
Albanese sostiene con la Regione Puglia di essere già in fase operativa con il proprio progetto, sostenendo l’inutilità per la Regione Puglia (attraverso Apulia Film Commission) di mettersi in concorrenza scrivendo che “è emersa la capacità del mercato assorbire al massimo una struttura come quella in esame nell’ambito del territorio pugliese“
Come il nostro giornale aveva scoperto, contattando direttamente il sindaco di Castellaneta, Giovanni Gugliotti, io quale ci ha confermato che “presso il Comune di Castellaneta non risulterebbe essere stato mai depositato alcun progetto“, motivo per cui non si capisce su quali basi Albanese oggi voglia far prevalere il proprio progetto su quello in fase di studio della Regione Puglia.
Lascia a dir poco sorpresi leggere di un investimento “privato” qualificato dal solito giornale “sodale” e “tifoso” delle iniziative di Albanese, nell’ordine di 50 milioni di euro, allorquando proprio la scorsa settimana sempre i soliti “portavoce” occulti dell’imprenditore massafrese, amplificavano un altro investimento sempre nell’ordine di 50 milioni di euro per fare diventare l’ Hotel Appia di Massafra, acquisito come sempre in “stile Albanese” ad un’asta fallimentare, un centro medico-ospedaliero privato.
Apulia Film Commission a sua volta ha replicato che “tra i consulenti dell’iniziativa di Albanese è riportato il nominativo di un ex dipendente della Fondazione Apulia Film Commission che ha svolto nel corso del rapporto di lavoro segnatamente dal 2016 al settembre 2019 l’attività di ricognizione e di valutazione (classificata Apulia Studios) circa le potenzialità infrastrutturali pugliesi nell’ambito della filiera audiovisiva“.
Il riferimento della Apulia Film Commission è chiaramente rivolto a Daniele Basilio l’ex direttore della Fondazione , il quale insieme aSilvio Maselli, ha impiantato nei mesi scorsi una società di produzione, la Fidelio srl, operante nel settore cinematografico. Maselli è stato il primo direttore generale di Apulia Film Commission, e più di recente anche assessore alle Culture e al turismo del Comune di Bari.
La Fondazione Apulia Film Commission nella sua lettera di risposta ad Albanese, si riserva ogni approfondimento ed eventuali azioni a sua tutela.
Nei confronti di Albanese inoltre pendono altri procedimenti giudiziari in corso che lo vedono indagato, compreso il filone d’inchiesta parallelo alla vicenda “Monnezzopoli” propagazione dell’ operazione T-Rex della Guardia di Finanza di Taranto che aveva richiesto alla Procura l’arresto di Albanese, in quanto presunto responsabile della fuga di notizie, che ha poi portato all’arresto dell’ex sindaco di Massafra ed ex presidente della Provincia, Martino Tamburrano.
Ma tutto questo il quotidiano barese fallito per mancanza di lettori, ed attualmente in regime esercizio provvisorio, ai suoi lettori non lo racconta. Sarà forse per rispetto di un importante investitore pubblicitario…? O per dei rapporti economici intercorsi fra Albanese ed una semiclanedestina rivista locale diretta a suo tempo dall’attuale caposervizio di Taranto, e successivamente chiusa per decisione del tribunale di Taranto ?
Mai come in questa circostanza è il caso di dire “è la stampa monnezza” !