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22 Novembre 2024 02:59

La procura di Perugia chiede il processo del magistrato Palamara per corruzione

Il processo è stato chiesto anche per il lobbista Centofanti e per la stessa Attisani ( presunto corruttore e istigatrice/beneficiaria della corruzione) oltre che per Giancarlo Manfredonia, titolare di un'agenzia di viaggi, accusato di favoreggiamento per aver manipolato i documenti di una vacanza incriminata.

di REDAZIONE CRONACHE

Con la richiesta di rinvio a giudizio per “corruzione” per l’esercizio della funzione (pena da 3 a 8 anni), la Procura di Perugia ha tracciato una prima linea nello scandalo che un anno fa travolse il Consiglio superiore della magistratura, provocando le dimissioni di sei membri togati su 18.

Secondo il nuovo procuratore capo di Perugia Raffaele Cantone, già a capo dell’ ANAC l’ Authority Anticorruzione, il magistrato Luca Palamara, da componente del Csm, era “a disposizione” dell’imprenditore e lobbista Fabrizio Centofanti, in cambio di regali, viaggi, benefit vari e lavori edilizi di cui usufruivano sia l’ex magistrato e la sua famiglia, ma anche l’amica-amante Adele Attisani.

il procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone

La richiesta di rinvio a giudizio ( art. 415 bis) è stato firmato lo scorso 18 agosto dal procuratore Cantone, arrivato a Perugia a fine giugno, e dai pm Mario Formisano e Gemma Miliani, titolari del fascicolo d’indagine partita nell’autunno 2018 da una segnalazione della Procura di Roma. Le investigazioni hanno fatto cadere l’iniziale e più grave contestazione di corruzione per atti del Csm contrari di doveri d’ufficio (nomine di capi di uffici, procedimenti disciplinari). Una decisione questa che depone sicuramente a favore della difesa di Palamara.

Rimane quindi in piede la generica corruzione funzionale, introdotta nel 2012 dalla legge Severino per punire chi fa «mercimonio della funzione» slegata dal compimento di specifici atti ma connessa al ruolo in sé.

Fu il lobbista Centofanti tra il 2013 e il 2017 a pagare secondo i pm per Palamara e compagnia, circa 70 mila euro. Sette viaggi (Dubai, Ibiza, Londra, Favignana, San Casciano dei bagni ) che Palamara fece con l’amica Adele Attisani e tre vacanze (Madonna di Campiglio, Sardegna e Madrid, dove la Roma giocava in Champions) con la sua famiglia.

la personal trainer Adele Attisani

Sarebbe stato sempre Centofanti a pagare trattamenti per la Attisani nella beautyfarm del Grand Hotel di via Veneto, spostamenti con autisti personali da e per l’aeroporto di Fiumicino e trasporto di mobili da Roma a Locri, ed a farsi carico di ristrutturazioni (23mila euro) , lavori impermeabilizzazione di terrazze e fioriere , manutenzione dell’impianto elettrico e di videosorveglianza (22mila euro), realizzazione di coprivasi in alluminio e di una tapparella (11mila) nella casa della Attisani.

Un cifra incompatibile per i pm con una normale amicizia e sintomatica, come ha argomentato il Gip Lidia Brutti lo scorso marzo motivando il sequestro preventivo, definendolo una relazione «inquinata da interessi non confessabili». Il processo è stato chiesto anche per Centofanti e per la stessa Attisani ( presunto corruttore e istigatrice/beneficiaria della corruzione) oltre che per Giancarlo Manfredonia, titolare di un’agenzia di viaggi, accusato di favoreggiamento per aver manipolato i documenti di una vacanza incriminata. Un punto questo a favore dell’accusa.

Gli avvocati, Mariano e Benedetto Buratti e Roberto Rampioni, della difesa di Palamara, respingono le accuse: “Nessun pagamento da Centofanti”. Dovranno però adesso provarlo in giudizio ed annunciano fuochi d’artificio sulle indagini difensive, in l’udienza preliminare per “chiarire anche la questione dei lavori edilizi“.

Palamara è sospeso un anno fa dalle funzioni e stipendio, ed è sottoposto anche a processo disciplinare dinanzi al Csm. La grave accusa rivoltagli dalla Procura generale della Cassazione è l’interferenza nell’attività del Csm, per le trame sulle nomine captate dal trojan inoculato nel suo cellulare dalla stessa Procura di Perugia. La difesa di Palamara ha chiesto di convocare 133 testimoni. In attesa del secondo round perugino, le udienze del Csm riprenderanno a settembre.

L’inchiesta che ha rivoluzionato gli equilibri correntizi interni del Csm, portando alle dimissioni di diversi consiglieri, per le intercettazioni di colloqui in cui con esponenti politici discutevano delle nomine al vertice delle procure, a cominciare da quella di Roma. Intercettazioni telefoniche e telematiche (con il trojan) in merito alle quali il gip di Perugia, in un’apposita udienza, si è riservato di decidere quale far trascrivere. La sua decisione verrà comunicata il prossimo 21 settembre quando si tornerà in aula per la nomina del perito per le trascrizioni.

Una scelta a sorpresa invece quella fatta dal magistrato Luigi Spina, ed ex membro del Csm, “sodale” di Palamara, accusato di avergli rivelato notizie riservate sull’indagine perugina. Spina per evitare un imbarazzante processo, ha chiesto la messa alla prova ai servizi sociali, una maniera per espiare le condanne nata per i minori e talvolta usata dai magistrati condannati, come ad esempio l’ex pm Matteo Di Giorgio della Procura di Potenza (9 anni e mezzo di carcere) per espiare la colpa in modo soft lasciando estinguere il reato.

Saranno invece le Sezioni Unite della Cassazione a decidere se due giudici disciplinari potranno processare Cosimo Ferri e intanto al Csm il giudizio è sospeso. Il magistrato prestato alla politica e deputato di Italia viva, coinvolto nel caso Palamara, ha ricusato i laici di Palazzo de’ Marescialli Stefano Cavanna (Lega) e Michele Cerabona (Forza Italia) e il tribunale delle toghe ha disposto la trasmissione degli atti alla Suprema corte.

Ferri, in realtà, intendeva ricusare tutti i componenti della sezione disciplinare in carica fino al 9 maggio del 2019 e, in subordine, voleva l’invio degli atti alla Consulta sulla legge sull’ordinamento giudiziario del 2006. La sospensione del giudizio al Csm non riguarda Palamara, finito con altri 5 e ex togati di fronte alla disciplinare e sotto processo per corruzione a Perugia. Anche lui aveva ricusato Piercamillo Davigo, suo giudice al Csm, citandolo come testimone ma senza successo, malgrado dalla corrente di Md un esponente storico come Nello Rossi avesse sostenuto che l’ex pm di Mani pulite non poteva rimanere nel suo ruolo visto che a ottobre va in pensione.

La sinistra ha una forte capacità di orientamento della magistratura e a volte ti viene anche da pensare che la stampa non sia libera“, ha detto Palamara alla sua prima uscita in pubblico, in una serata a Sabaudia. L’ex presidente dell’Anm ha aggiunto: “Mi sono pentito, se tornassi indietro non rifarei le stesse cose“.

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