di ANDREA CANGINI
Cara presidente Meloni, a differenza di altri, più o meno improvvisati, rappresentanti della Destra, tu e il tuo partito avete una cultura. Una cultura politica. E possedere una cultura politica è il presupposto per poi avere anche una politica. A differenza di altri, la vostra cultura politica fa perno da sempre sul concetto di Stato e sul rispetto delle Istituzioni.
Ebbene, presidente Meloni, la forza dello Stato e l’autorevolezza delle Istituzioni sono oggi minacciate dalla demagogia grillina e da quel taglio al numero dei parlamentari che non solo renderà meno funzionante e meno rappresentativo il Parlamento della Repubblica, ma soprattutto lo delegittimerà in radice. Che legittimità, e dunque che forza, potrà mai avere un Parlamento considerato un costo inutile? Che legittimità, e dunque che forza, potrà mai avere una classe politico-parlamentare di cui ci viene detto che più la si taglia meglio è?
Quali riforme istituzionali (il mio primo atto da senatore è stato depositare un disegno di legge costituzionale sul presidenzialismo) potranno mai venire dopo simile devastazione? Come sai, il processo di sistematico svuotamento di sovranità degli Stati nazionali è iniziato trent’anni fa di pari passo, e non è casuale, col processo di delegittimazione della Politica in quanto tale. Due binari paralleli che conducono nella medesima stazione: l’interesse economico delle élite globali e in particolar modo di quelli che oggi rappresentano i “nuovi poteri forti”, i colossi del Web, di cui i grillini sono con tutta evidenza il terminale lobbistico.
Più gli Stati perdono competenze, più la politica è debole; più le Istituzioni e chi le rappresenta vengono delegittimate, più gli Stati si indeboliscono. È un processo trentennale e potente, possiamo arginarlo solo difendendo la Politica dalla demagogia, difendendo il Parlamento dalle trame di chi, come Davide Casaleggio, ne teorizza il “superamento” a beneficio, guarda caso, delle piattaforme web. Cara presidente a Meloni, non so se riuscirò a farti cambiare idea, ma sono certo che rifletterai su queste mie poche, ma accorate righe.
Credo, sinceramente, abbia ragione Guido Crosetto quando scrive che “il referendum si sta caricando di significati superiori al taglio del numero dei parlamentari. Quasi fosse una linea di demarcazione tra due modi diversi di considerare la Politica, le Istituzioni, lo Stato”. È così. E il modo tuo e degli amici di Fratelli d’Italia di considerare la Politica, le Istituzioni e lo Stato (parole che non a caso viene naturale scrivere con la maiuscola) non è né può essere lo stesso modo di una forza politica come il Movimento 5stelle.
Una forza politica nel pieno di una devastante crisi di identità dovuta, a mio avviso, anche e soprattutto alla mancanza di radici e di cultura politica. Votare Sì al referendum sul taglio della rappresentanza parlamentare significa rafforzare il Movimento 5stelle, dunque il governo, e indebolire lo Stato. Sono questi gli obiettivi vostri e dei vostri elettori? Lo dubito.
Non dubito, invece, che abbia ragione Crosetto quando invita chi ha votato a favore di questa scellerata e masochistica legge costituzionale a “ripensarci con calma”.