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25 Novembre 2024 10:05

Continua la “farsa” della Morselli che prende tempo ed Arcelor Mittal non paga

A novembre la "task force" per i pagamenti avrebbe dovuto essere fra la Morselli con Emiliano e Melucci, adesso, dieci mesi dopo tocca alla Prefettura di Taranto. La paura che cresce di giorno in giorno fra gli imprenditori e lavoratori siderurgici dell'appalto, è che i fornitori che aspettano questi soldi finiscano prima dinnanzi al Tribunale fallimentare di Taranto.

di ANTONELLO de GENNARO

Si è svolto oggi pomeriggio l’incontro in videoconferenza fra i due sottosegretari Mario Turco ed Alessandra Todde (entrambi esponenti M5S), Gerardo Capozza consigliere di Palazzo Chigi per i problemi del Mezzogiorno ed il Prefetto di Taranto dr. Demetrio Martino in rappresentanza del Governo, e Lucia Morselli amministratore delegato di Arcelor Mittal Italia affiancata dai propri consulenti legali, che si è risolto nell’ennesimo buco nell’acqua.

Al confronto in teleconferenza hanno partecipato anche Luigi Sportelli presidente della Camera di Commercio di Taranto , Antonio Marinaro presidente di Confindustria Taranto e Roberto Palasciano presidente di Confapi Taranto.

Michele Emiliano, Lucia Morselli e Rinaldo Melucci

All’inizio dell’inutile incontro hanno preso la parola i sottosegretari Turco e la Todde, senza risolvere alcunchè, e la Morselli che ha dimostrato le sue rinomate capacità di “imbonitrice”, mentre particolarmente incisivo e duro è stato l’intervento di Marinaro presidente di Confindustria Taranto che era affiancato da molti imprenditori “creditori “di Arcelor Mittal per oltre 40 milioni di euro.

Ancora una volta dopo il precedente “teatrino” dello scorso novembre 2019 ad uso politico-mediatico, con il presidente Michele Emiliano e Rinaldo Melucci (Pd), anche questa volta è sempre un presunto politico a prendere la scena con dichiarazioni stampa imbarazzanti. Stiamo parlando del senatore-sottosegretario Mario Turco il quale con una sua nota stampa (chiaramente non inviato al nostro giornale dal suo addetto stampa-portaborse pagata con soldi pubblici ! ) offendendo la dignità ed intelligenza degli imprenditori ed i dipendenti delle imprese dell’indotto, ha reso noto che “le fatture scadute ammontano a circa 39 milioni di euro” (quale grande notizia !) aggiungendo che verranno affrontate da una «cabina di regia» istituita questa volta presso la prefettura di Taranto con l’obiettivo di regolarizzare i pagamenti ed “accompagnare le imprese dell’indotto nella riconversione in modo da creare e rafforzare i legami con nuove le prospettive dell’impianto siderurgico“. Parole al vento in perfetto stile “grillino

Turco non contento della sua pochezza politica ha reso noto che “L’incontro si è concluso con l’accoglimento da parte dei partecipanti della proposta di creare una Cabina di regia per meglio gestire i pagamenti di ArcelorMittal verso le imprese dell’indotto, in modo da ripristinare «la normale» funzionalità nei rapporti tra committente e fornitori“, dicendo il falso quando in realtà le aziende che avanzano oltre 40 milioni di euro di scaduto, sono di fatto costrette ad aspettare il volere di Arcelor Mittal Italia senza che il Governo Conte intervenga con fermezza e garantisca i diritti degli imprenditori tarantini e dei loro operai e sub-fonitori.

“La Cabina di regia avrà anche il compito di guidare le imprese dell’indotto nella transizione dell’azienda siderurgica fino a novembre 2020 -secondo quanto sostiene TurcoIl primo incontro si terrà già venerdì della prossima settimana“. Cosa aspettarsi da un sottosegretario-esponente del Movimento 5 Stelle, che soltanto un anno fa parlando con il Foglio pronunciava queste testuali parole: ““Taranto può e deve pensare al suo futuro senza vederlo legato allo stabilimento dell’ex Ilva spacciandosi come “docente di Economia all’Università del Salento“, quando in realtà era soltanto e solo un ricercatore associato universitario.

In quell’intervista il senatore del M5s Turco diceva di aver discusso del futuro di Taranto insieme al premier Conte e al ministro grillino dello Sviluppo Stefano Patuanelli, sostenendo che Anziché pensare solo all’acciaieria, la mia città deve puntare su uno sviluppo delle infrastrutture e sull’autonomia universitaria. L’Ilva è stata un risorsa nei decenni passati, certo, ma da ormai troppo tempo è piuttosto un incentivo alla paralisi economica della città.Aggiungendo con manifesta “ignoranza” imprenditoriale che “Quello stabilimento non ha prodotto un effetto moltiplicatore positivo né sul piano sociale né su quello industriale”.

In quell’intervista Turco confessava senza capirlo, volerlo e saperlo che la vera causa dello strapotere arrogante di Arcelor Mittal che è venuto in Italia a dettare la propria “legge” al Governo Italiano, grazie all’incapacità dei ministri grillini succedutisi alla guida del MISE (e cioè Luigi Di Maio prima e Stefano Patuanelli dopo). Il sottosegretario tarantino sosteneva che ArcelorMittal, evidentemente, che proprio a seguito della soppressione dello scudo penale – approvato dal Senato col voto di fiducia richiesto dal premier Giuseppe Conte sul “decreto imprese” – avrebbe deciso di abbandonare Taranto.

In realtà quella soppressione ha consentito ad Arcelor Mittal di attaccare legalmente il Governo italiano, di non pagare il fitto d’azienda dello stabilimento e di mettere in cassa integrazione (a spese del contribuente italiano) il 50% della forza lavoro dello stabilimento siderurgico di Taranto, e di appropriarsi dei clienti italiani dell’ ex-ILVA che ora porterà con se allorquando decidesse a fine novembre di lasciare l’ Italia con una misera penale di 500 milioni di euro, a fronte di un precedente impegno contrattuale di oltre 4 miliardi e mezzo di euro.

“E’ stato ripristinato lo stato di diritto, sopprimendo quello scudo. Quanto a Mittal, sulla reale intenzione dell’azienda di rilanciare lo stabilimento nutro da tempo le mie perplessità. – diceva Turco al Foglio Da economista, constato che in un momento in cui il mercato dell’acciaio è in forte crisi (col settore colpito dalla guerra dei dazi e il mercato europeo sempre più dipendente dall’export turco, indiano e cinese), Mittal arriva a Taranto e pianifica un investimento così oneroso, su degli impianti talmente vecchi che andrebbero chiusi e rifondati. Il sospetto è che Mittal voglia, più che altro, evitare che quello stabilimento venga rilevato da suoi concorrenti di mercato” aggiungendo ““A maggior ragione non possiamo cedere al ricatto” . Ricatto che invece è stato attuato in piena regola !

Parlando dei i lavoratori il senatore Turco, sosteneva che Ci sono 15 mila persone (in realtà sono circa 8mila !) che rischiano di restare per strada” aggiungendo “Bisogna essere onesti e riconoscere che, in ogni caso, i 15 mila dipendenti dell’Ilva non tornerebbero più. Al massimo, con la nuova gestione, si arriverebbe a 5 mila occupati. Ma quello che serve, ora, è un accordo di programma per la riconversione economica e industriale della città”.

Ecco la verità; Mario Turco (M5S) era un semplice ricercatore universitario !

A proposito ma da quando un commercialista all’improvviso diventa un “economista” ? Ma tutto questo Turco non lo spiega….forse non ne è capace ? A lui basta parlare di riconversione senza capire di cosa parli realmente.

Grazie a tutto ciò la Morselli “ringrazia” (e non paga per Arcelor Mittal i propri fornitori) mentre l’impresa tarantina dell’indotto ed i suoi lavoratori piangono…ed aspettano di vedersi 40 milioni di euro non pagati !

Il ministro Patuanelli (M5S) , l’ AD ArcelorMittal Morselli ed il premier Conte (M5S)

A novembre la “task force” per i pagamenti avrebbe dovuto essere fra la Morselli con Emiliano e Melucci, adesso, dieci mesi dopo tocca alla Prefettura di Taranto. La paura che cresce di giorno in giorno fra gli imprenditori e lavoratori siderurgici dell’appalto, è che i fornitori che aspettano questi soldi finiscano prima dinnanzi al Tribunale fallimentare di Taranto.

Nel frattempo Turco, la Todde, Patuanelli, Di Maio hanno raggiunto il loro “reddito di cittadinanza“: la bellezza di 15 mila euro al mese, pagati loro dai soldi dei contribuenti.

Povera Italia, povera Taranto.

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Grazie, Antonello de Gennaro

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