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22 Novembre 2024 08:35

Blitz della Polizia a Taranto. Disarticolata la Sacra Corona Unita: 50 indagati, 23 arrestati

L’operazione della Squadra Mobile di Taranto, in collaborazione con il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, ha permesso di disarticolare un sodalizio criminale armato, che, dopo il blitz “Impresa” del luglio 2017, era riuscito a riorganizzarsi sul territorio di Manduria ancora interessato dal fenomeno mafioso e governato da frange della Sacra Corona Unita

A seguito di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, la Squadra Mobile di Taranto ed gli uomini dello S.C.O. il Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato stanno eseguendo un’ ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Lecce – Sezione dei Giudici per le indagini preliminari su richiesta dal Sost. Proc. dr. Milto Stefano De Nozza della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce , nei confronti di 23 persone, responsabili  a vario titolo di associazione mafiosa, di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e di altri gravissimi delitti contro la persona ed il patrimonio, tra cui rapine, estorsioni, tutti aggravati dal metodo mafioso. Altre 27 persone risultano altresì indagate nell’ambito del medesimo procedimento penale e destinatarie di avviso di conclusione delle indagini preliminari.

Con l’operazione di questa mattina è stato smantellato un  sodalizio criminale armato che, dopo il blitz “Impresa” del luglio 2017, era riuscito a riorganizzarsi sul territorio di Manduria ancora interessato dal fenomeno mafioso e governato da frange della Sacra Corona Unita, sempre più orientate ad attuare una strategia di potenziamento del proprio prestigio criminale.

L’azione investigativa degli investigatori della Polizia di Stato ha portato alla luce che, sin dalla scarcerazione di Nazareno Malorgio avvenuta il 03 febbraio 2018, nipote di Vincenzo Stranieri boss storico della Sacra Corona Unita , si era ricomposto un nuovo assetto organizzativo dell’associazione mafiosa operante in Manduria in cui, in assenza dei capi storici, erano state ridisegnate le posizioni di vertice. 

L’organizzazione criminale, è stata in grado di rigenerarsi negli ultimi anni, mediante la creazione di un direttivo – una vera e propria “Cupola” – i cui indiscussi esponenti sono Giovanni Caniglia, Nazareno Malorgio, Walter Modeo, ed Elio Palmisano i quali, ricorrendo all’intimidazione, ovvero sfruttando il vincolo associativo, avevano assoggettato l’intero territorio di Manduria, arrivando al pieno controllo sulla piazza del traffico illecito di sostanze stupefacenti, delle attività estorsive e delle rapine.

L’associazione  mafiosa individuata e disarticolata dalla Polizia di Stato rappresenta  il “congiungimento” di due gruppi criminali precedentemente in conflitto tra loro ed entrambi riconducibili “S.C.U”. Pur risultando diretta prosecuzione dei clan , il sodalizio in questione risulta caratterizzato da degli elementi di novità emersi dalle investigazioni, esercitando una nuova forma di intimidazione, non soltanto predatoria e violenta, ma anche Pur risultando diretta prosecuzione dei clan (dai quali mutua la fama mafiosa e la conseguente forza di intimidazione), preservando e finanche rafforzando l’egemonia dell’associazione mafiosa originaria anche attraverso alleanze e patti siglati con i gruppi criminali di territori limitrofi. rispetto al contesto sociale di riferimento, preservando e finanche rafforzando l’egemonia dell’associazione mafiosa originaria anche attraverso alleanze e patti siglati con i gruppi criminali di territori limitrofi.

L’indagine ha dimostrato l’ evoluzione del “metodo mafioso”, riducendo il ricorso all’ “azione manifesta” e normalmente cruenta, univoco segno della forza di intimidazione,  privilegiando invece la minaccia velata di violenza. Oltre alle scorribande armate, l’indagine ha accertato l’esistenza delle “estorsioni ambientali” nelle cui forme emerge quella “evocativa” nella quale l’estortore non si serve della minaccia esplicita, ma di quella derivante dall’appartenenza o dal legame con noti malavitosi.

Il materiale indiziario complessivamente acquisito consente di contestare una numerosa serie di reati posti in essere dall’organizzazione mafiosa, la quale si prefigge, fra le altre cose, il raggiungimento del totale controllo del mercato illecito degli stupefacenti, con una marcata propensione pure a contaminare l’economia legale, riciclandone i proventi. Notevole la disponibilità di armi da parte dell’associazione mafiosa, anche micidiali, custodite dai membri del clan ed  oggetto dei numerosi sequestri operati.

All’operazione hanno partecipato i Reparti Prevenzione Crimine della Polizia di Stato di Bari e Lecce, le unità cinofile antidroga ed antiesplosivo che ed il 9° reparto Volo di Bari nonché le Questure nei cui territori di competenza dimoravano alcuni altri soggetti destinatari dei provvedimenti restrittivi.

Altre 27 persone risultano altresì indagate nell’ambito del medesimo procedimento penale e destinatarie di avviso di conclusione delle indagini preliminari. L’operazione è stata illustrata nel corso della conferenza stampa che si è tenuta questa mattina presso la Questura di Taranto alla quale hanno partecipato il dr. Francesco Messina Direttore della Direzione Centrale Anticrimine (da noi intervistato in esclusiva – vedi sopra) affiancato dal dr. Fausto Lamparelli dirigente dello Sco, il Servizio Centrale Operativo, l’ufficio romano della Polizia di Stato che coordina le squadre mobile di tutta Italia, il Questore di Taranto dr. Giuseppe Bellassai ed il dirigente della Squadra Mobile di Taranto dr. Marco Fulvio.

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