di REDAZIONE POLITICA
Ecco il pacchetto che il governo si appresta a varare con un nuovo Dpcm, probabilmente entro domenica. Le riflessione a Palazzo Chigi vanno avanti di ora in ora. Il premiersi è confrontato con i capidelegazione dei partiti della maggioranza governativa ed i ministri più interessati al dossier.
Conte sa molto bene in casa PD si vorrebbe trovare al più presto una soluzione, ma ha bisogno di tempo per modificare i propri decreti. A convincerlo il periodico report dell’Istituto superiore di sanità e i numeri del contagio . Qualcosa va fatto, se non altro per rispondere agli oltre 19.143 contagi positivi, individuati con 182.032 tamponi, il numero più alto dall’inizio dell’emergenza. Il totale dei contagiati – comprese vittime e guariti – sale a 484.869
Su 6.628 posti di terapia intensiva oggi disponibili in Italia il 15% è occupato da pazienti Covid, percentuale che scende all’11% se si considerano anche gli ulteriori 1.660 posti letto attivabili con i ventilatori che sono già stati distribuiti alle regioni. Il dato è contenuto nel report settimanale del Commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri dal quale emerge che la regione con la percentuale più alta di pazienti in terapia intensiva – rispetto ai posti a disposizione – è l’Umbria, che ha un tasso di occupazione al 27,85%. Subito dopo c’è la Campania (21,71%) e la Sardegna (20,69%). In Lombardia la percentuale è al 15,69% mentre il tasso più basso si registra in provincia di Trento, con l’1,96%.
“L’epidemia è in rapido peggioramento. Sono necessarie misure, con precedenza per le aree maggiormente colpite, che favoriscano una drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone e che possano alleggerire la pressione sui servizi sanitari, comprese restrizioni nelle attività non essenziali e restrizioni della mobilità“. Così riporta il monitoraggio settimanale ISS-Ministero della Salute per la settimana 12-18 ottobre 2020 (aggiornato al 20 ottobre 2020). La situazione in Italia evidenzia segnali di criticità dei servizi territoriali e del “raggiungimento imminente di soglie critiche dei servizi assistenziali”.
L’evidenza di casi rapidamente in aumento con Rt nazionale di 1.5 nel suo valore medio e significativamente sopra 1 indicano una situazione “complessivamente e diffusamente molto grave sul territorio nazionale con rischio di criticità importanti a breve termine in numerose Regioni/PA italiane” rileva il monitoraggio settimanale Ministero Salute-Iss. È fondamentale che la popolazione rimanga a casa quando possibile e riduca tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie. Si ricorda che è obbligatorio adottare comportamenti individuali rigorosi e rispettare le misure igienico-sanitarie predisposte relative a distanziamento e uso corretto delle mascherine.
Questa settimana sono in aumento i focolai in cui la trasmissione potrebbe essere avvenuta in ambito scolastico, anche se la trasmissione intra-scolastica appare ancora limitata (3,5% di tutti i nuovi i focolai in cui è stato segnalato il contesto di trasmissione). È tuttavia chiaro che le attività extra e peri-scolastiche possono costituire un innesco di catene di trasmissione laddove non vengano rispettate le misure di prevenzione previste. Sono complessivamente 7.625 i focolai attivi, di cui 1.286 nuovi, e per la prima volta in undici settimane è in diminuzione il numero di nuovi focolai (nella precedente settimana di monitoraggio erano stati segnalati 4.913 focolai attivi di cui 1.749 nuovi). “Questa diminuzione è probabilmente dovuta al forte aumento di casi per cui i servizi territoriali non hanno potuto individuare un link epidemiologico. Sono stati riportati focolai nella quasi totalità delle province (106/107). La maggior parte di questi focolai continua a verificarsi in ambito domiciliare (81,7%) che al momento rappresenta un contesto di amplificazione della circolazione virale e non il reale motore dell’epidemia“
A livello nazionale, si è osservato un importante aumento nel numero di persone ricoverate (7.131 vs 4.519 in area medica, 750 vs 420 in terapia intensiva nei giorni 18/10 e 11/10, rispettivamente) e, conseguentemente, aumentano i tassi di occupazione delle degenze in area medica e in terapia intensiva, con alcune Regioni/PPAA sopra il 10%. Se l’andamento mantiene il ritmo attuale, “esiste una probabilità elevata che numerose Regioni/PPAA raggiungano soglie critiche di occupazione in brevissimo tempo“, rileva il Monitoraggio
Il premier si definisce “molto preoccupato” e si fa sintetizzare con un report gli interventi e le diverse restrizioni adottate negli altri Paesi dell’ Unione Europa, continuando a considerare inapplicabile un nuovo lockdown “generalizzato”. Considera però l’idea di una chiusura “soft”al punto da manifestare la disponibilità a valutare, finalmente, una serie di restrizioni, ben mirate e calibrate, sopratutto efficaci .
E d’altra parte, lo ripete il ministro Roberto Speranza da giorni: senza un intervento netto che azzoppi la curva del contagio, la situazione rischia rapidamente di sfuggire di mano. L’effetto politico, per il premier, sarebbe quello di trovarsi scavalcato dagli eventi. E pure isolato, visto che anche i “renziani”, pur bocciando il coprifuoco, attaccano Palazzo Chigi (“ne chiederemo conto”) per l’impreparazione di fronte alla seconda ondata . Più di tutti, comunque, preme il Partito Democratico, che chiede solo e soltanto una cosa: “Misure drastiche, subito“. Persino Luigi Di Maio sembra pronto ad accettare la svolta.
I ministri dem si sono riuniti in una conference call e sono tutti sulla linea di Dario Franceschini. Il ministro Roberto Gualtieri, ci tiene a farlo sapere di essere “allineato” ed è al lavoro per reperire nelle casse dello Stato le risorse necessarie a garantire un ristoro alle attività che, ancora una volta, purtroppo, saranno costrette alla chiusura. Si vocifera di un primo intervento da 5 miliardi. La richiesta è quella di prevedere tempi strettissimi per emanare un Dpcm da varare entro il week end. Dalla riunione non è uscita alcuna presa di posizione ufficiale soltanto per non mettere in difficoltà il premier Conte.
Di certo si limiteranno gli spostamenti ai giustificati motivi, anche se la casistica sarà ampia e includerà anche gli acquisti. I negozi resteranno aperti. Mentre si rende necessario un coprifuoco per i locali come un messaggio di prudenza. I “dem” vogliono che si fissi la chiusura alle 20, mentre Conte, ha sempre difeso l’idea di lasciare aperti bar e ristoranti, preferirebbe le 23, al limite sarebbe pronto a valutare le 22.
Blocco dei movimenti non essenziali. Consentito i uscire di casa per recarsi al lavoro, a scuola, nelle attività produttive o per acquisto di beni. Quindi in sintesi, negozi aperti, palestre chiuse. Eventuali “blocchi” soft ai movimenti tra Regioni, ma consentita la libertà di spostarsi per lavoro, famiglia o per raggiungere una seconda casa.
Lezioni online per le superiori anche al 100%, alluni in classe nelle scuole elementari e medie. Il Pd come già detto vorrebbe fissare la chiusura alle 20, un vero e proprio coprifuoco notturno per i locali e ristoranti, (destinando subito 5 miliardi a fondo perduto come ristoro per le attività danneggiate) mentre Giuseppe Conte preferirebbe posticipare alle 22 o, ancora meglio, alle 23.
Il ministro delle Regioni Francesco Boccia sente molti governatori, incontra una disponibilità diffusa a mettere dei paletti – anche se non stringenti – alla circolazione interregionale. Il governatore lombardo Attilio Fontana parla di “situazione drammatica”. Il presidente della Campania Vincenzo De Luca chiede al governo nazionale il lockdown generalizzato, ad eccezione delle “categorie che producono e movimentano beni essenziali“.Altrimenti, dice, la Regione Campania farà da sola. Il rischio, avverte, è che le terapie intensive diventino “intasate in pochi giorni”. Per De Luca è “indispensabile” il blocco della mobilità tra regioni e intercomunale, annuncia che per adesso in Campania la scuola non riaprirà, definendo un non meglio precisato ministro “sciacallo”.