La “fame” del Fisco italiano non viene messa in discussione, ma il suo peso inizia a calare. Almeno nei confronti delle piccole imprese, che sono poi la stragrande maggioranza nel nostro Paese. Secondo il Rapporto 2015 dell’Osservatorio Cna, curato dal centro studi e dal dipartimento politiche fiscali della confederazione, l’anno in corso segna un cambio di rotta, con il Total tax rate (il peso complessivo della fiscalità) che scende dell’1,7% a quota 62,2%. Un risultato dovuto interamente all’abolizione della componente lavoro dell’Irap. Il progresso sarebbe stato ben più corposo se non fosse stato dimezzato dal maggior prelievo dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e dei contributi previdenziali degli imprenditori (Ivs). Infatti, il taglio dell’imposta sulle attività produttive si è trasformato in reddito d’impresa, quindi immediatamente soggetto all’Irpef.
Il peso del federalismo fiscale. Nonostante il calo in corso, l’incidenza del Fisco rimane ben al di sopra del 59,2% raggiunto nel 2011, l’anno zero del federalismo fiscale. Il nuovo sistema ideato per avvicinare le istituzioni ai cittadini alla prova dei fatti ha prestato il fianco a nuovi inasprimenti sul reddito d’impresa. “Se i sindaci decidessero di compensare i tagli, già stabiliti, dei trasferimenti dello Stato centrale, rimettendo mano ai tributi locali“, ragionano dalla Cna, “potrebbero attenuare fino a farlo scomparire il beneficio fiscale indotto dal taglio dell’Irap“.
Dallo studio emergono, grandi differenze tra le 113 città italiane radiografate dall’Osservatorio, dovute soprattutto alla variabilità dei valori catastali degli immobili di impresa, su cui vengono calcolate Imu e Tasi, e alle sensibili differenze della tassazione sui rifiuti solidi urbani (la Tari). A Reggio Calabria, la città che si è piazzata prima nella classifica 2015 per fiscalità, il total tax rate tocca il 74,9%: dunque, i tre-quarti del reddito prodotto dalle piccole aziende finiscono allo Stato. In tre anni il balzo è stato del 12,5%. La situazione è difficile anche a Bologna, seconda con il 72,9%, e a Napoli, terza con il 71,9%. Seguono Roma con il 71,7% e Firenze con il 70,9%. All’opposto, i comuni meno onerosi sono Cuneo, con il total tax rate che si ferma al 54,5% e Gorizia con il 55,2%.
Si lavora per il Fisco fino a metà agosto. Viene confermato a grandi linee che oltre 6 euro per ogni 10 generati dalle aziende finisce in tasse. Così, per un reddito d’impresa di 50mila euro, restano in tasca appena 18.930 euro. Non proprio un incentivo a fare impresa e ad attrarre capitali dall’estero. Guardando al calendario, nell’anno in corso le piccole imprese lavoreranno per il Fisco fino al 14 agosto (nel 2014 il giorno della liberazione dalle tasse è arrivato sei giorni più tardi). Resteranno, quindi, poco più di quattro mesi per godere il frutto di quanto prodotto nell’intero anno.