di REDAZIONE POLITICA
L’Italia con un rafforzamento delle misure di contenimento in vista delle festività diventerà presto “gialla”. come dall’orientamento emerso nel corso del confronto tra lo Stato centrale e le Regioni, ma che domani dovrebbe vedere una definizione più accurata.Nella riunione tra il premier Conte affiancato da Francesco Boccia ministro per gli Affari regionali, alla presenza dei capi delegazione di maggioranza, è emerso l’orientamento di concedere nessuna deroga sugli spostamenti: Le nuove restrizioni saranno in vigore dal 21 dicembre al 6 gennaio.
Vietati i movimenti per i ricongiungimenti, regge la posizione che prevede solo il rientro alla residenza e al domicilio. Vietati gli spostamenti verso le seconde case se si trovano fuori regione. Non sarà possibile spostarsi tra i comuni nei giorni di Natale e di Capodanno .
Confermata la chiusura degli impianti sciistici e lo “stop” alle crociere. Al momento non è ancora stato determinato un orario per quanto riguarda la messa di Natale del 24. L’ipotesi al momento è quella delle ore 20, ed a tal proposito è in corso un interlocuzione tra il Governo e la Cei. Al momento all’esecutivo non è arrivata ancora una conferma sull’orario.
Il confronto è ancora in corso anche sull’eventuale chiusura degli alberghi di montagna. Nessun via libera neanche sulla ripartenza sulla scuola, anche se la maggioranza è molto perplessa sull’ipotesi di riaprire il 14 dicembre . Al momento prevale l’orientamento di lasciare aperti i ristoranti fino alle ore 18 anche nei giorni di festività, il 25 e 26 dicembre e il 1 gennaio. “Blindato” il coprifuoco a Natale e Capodanno alle ore 22. I negozi potranno restare aperti fino alle 21 per poter meglio scaglionare gli ingressi in sicurezza, per evitare rischi di possibile contagio.
“La zonizzazione del rischio sarà confermata”, ha spiegato il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti vice presidente della Conferenza delle Regioni, , ma “molti prevedono che di qua a Natale gran parte dell’Italia sarà in zona gialla”. “L’indirizzo dovrebbe essere questo“, aveva anticipato qualche ora prima il presidente del Molise, Donato Toma, sottolineando al tempo stesso che il ministro della Salute, Roberto Speranza, è “per il massimo rigore su aperture, su cene e su frequentazioni familiari“.
Il terrore ed i forti dubbi dell’ala ‘rigorista’ del Governo è soprattutto per il 24 ed il 31 dicembre, temendo scene di assembramenti nelle piazze. Timore che riguarda non più l’aperitivo serale, non più possibile, ma quello a pranzo. “A Bari si usa incontrarsi per festeggiare con un aperitivo all’ora di pranzo” ha sottolineato Antonio Decaro presidente dell’ Anci, sindaco di Bari, nell’incontro di lunedì mattina.
Il ministro della Salute Roberto Speranza ed il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, hanno ribadito la linea della massima cautela. Rilanciando la tesi di arrivare ad una zona “gialla” rafforzata” per evitare che la terza ondata arrivi proprio nel momento in cui si distribuirà il vaccino.
“Sarebbe un segnale devastante”, ha argomentato il ministro della Salute, ribadendo la necessità che nei giorni di festa siano applicate ulteriori restrizioni, a partire dallo stop alla mobilità tra le regioni dal 21 dicembre, valutando una ulteriore possibile “stretta” anche sugli esercizi commerciali e sui bar, tenendo chiusi i ristoranti nei giorni in cui è maggiore il rischio di maggiore affollamento, per evitare che ci siano festeggiamenti in giro non solo nei giorni del 25 e del 26 dicembre, che possano concorrere alla diffusione del contagio in un momento così delicato. .
Il coprifuoco resterà, ma non e’ ancora chiaro in quali forme e se uniforme sul territorio o meno. “Esiste” ha detto il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti “una grande preoccupazione per gli spostamenti nelle giornate delle feste: Natale, Santo Stefano e Capodanno” il quale ha spiegato che si sta lavorando a “un accordo europeo sulla regolamentazione dei resort invernali e vedremo quale effetto avrà: il Governo informerà le Regioni, su questo, domani“.
Queste ultime hanno chiesto “di valutare con grande misura certamente le attività di contrasto al virus, ma altrettanto certamente anche tutte le necessità religiose e sociali, come i ricongiungimenti familiari, nonché le esigenze del mondo del commercio, del turismo e degli sport invernali che hanno già pagato un alto prezzo. Valuteremo se l’equilibrio che abbiamo chiesto” ha concluso Toti “verrà accolto di qua a qualche ora: domani ci sarà il confronto parlamentare e poi immagino avremo un testo su cui esprimerci più compiutamente“.
Grazie alla pubblicazione del verbale del Comitato tecnico scientifico dello scorso 17 ottobre è venuta alla luce l’ennesima menzogna diffusa dal premier Giuseppe Conte e dal suo ministro della Salute Roberto Speranza, che ha portato alla luce l’arrogante prepotenza usata nei confronti dei ristoratori e titolari di bar e pub. Infatti contrariamente a quanto affermato pubblicamente dagli esponenti di Goveno, in realtà non sono stati gli scienziati a proporre le chiusure serali dei locali come avrebbe poi disposto un Dpcm emesso di lì a pochi giorni.
Ecco il testo messo a verbale quel 17 ottobre: “Per ciò che concerne il settore della ristorazione, il CTS rimarca il rigoroso rispetto e controllo delle misure già più volte indicate dal CTS ed oggetto delle norme attualmente in vigore (es. distanziamento, prevenzione degli assembramenti, obbligo nell’uso della mascherina negli esercizi commerciali e di ristorazione) con intensificazione della vigilanza e delle azioni di contrasto che devono essere rese più agevoli nella loro possibilità di adozione (es.: obbligo di affissione del numero massimo di clienti che è possibile accogliere negli esercizi). Il CTS suggerisce la coerenza della limitazione già prevista dalle raccomandazioni vigenti per i contesti domestici relativa al numero massimo di persone che possono condividere il medesimo tavolo all’interno dei locali di ristorazione”.
Il Cts infatti riteneva validi i protocolli in base ai quali i ristoratori avevano messo in sicurezza i locali e proponeva al contrario controlli più rigidi sul rispetto delle prescrizioni fornite lo scorso maggio. Più controlli per pizzicare i “furbetti”, con cena al ristorante consentita a tutti.
Ristoranti, pub e bar quindi per gli scienziati potevano restare aperti in sicurezza. In realtà è stato solo il Governo a decidere diversamente, manifestando l’ennesimo atto immotivato e vessatorio, quindi persecutorio nei confronti delle partite Iva che a loro non vanno molto a genio.