di REDAZIONE CRONACHE
L’ inchiesta antiusura «Easy Credit» messa a segno dagli uomini della Squadra Mobile diretta dal vice questore Fulvio Manco, della Questura di Taranto, ha portato all’arresto all’alba di ieri di 8 persone di cui 6 in carcere e 2 ai domiciliari, mettendo fine giro d’affari da 300mila euro usurati.
In carcere sono finiti Margherita Seprano, 72 anni, ritenuta al vertice di un’associazione a delinquere finalizzata all’usura, Rosetta Viceconte 67 anni Egidia Seprano di 62 anni , Giacomo e Cataldo Mignogna rispettivamente di 51 e 50 anni la 48enne Eleonora Mignogna. Agli arresti domiciliari sono finiti invece Aldo Lapenna 77 anni e Filippo Mignogna il 29 anni.
L’indagine dei poliziotti della IV sezione della Squadra Mobile di Taranto ha portato alla luce l’operatività delinquenziale di un’articolata organizzazione criminale composta in gran parte da donne che esercitavano una cosiddetta “usura di vicinato”, effettuata con una serie di piccoli prestiti di denaro sui quali venivano applicati degli interessi usurari. Una modalità che secondo gli investigatori caratterizzata da un rapporto diretto tra l’usuraio e le vittime che nella maggior parte dei casi erano delle persone anziane che versavano in momentanee difficoltà economiche.
La base operativa dell’organizzazione era l’abitazione della Seprano, ubicata nel centro di Taranto, che era diventata un punto di riferimento per coloro i quali erano alla ricerca di piccole somme di denaro per le più svariate ragioni che andavano dalle necessità essenziali come ad esempio fare la spesa o acquistare piccoli elettrodomestici, arrivando persino al prestito di denaro con cui giocare e scommettere all’interno della sale Bingo. Incredibilmente erano proprio i “giocatori” compulsivi , ma anche semplici anziani soli che trovavano compagnia in quei locali, i frequentatori più assidui dell’appartamento della Seprano, definito dalla Polizia, un vero e proprio “bancomat della zona”
Le richieste di denaro arrivavano prevalentemente per telefono, ma persino anche direttamente dal citofono del portone di casa Seprano. Le somme di denaro in contanti venivano usualmente consegnate attraverso un montacarichi installato presso il balcone interno nel cortile dello stabile.
Le indagini degli investigatori guidati dal commissario Linni della Squadra Mobile di Taranto , sono partite nell’ottobre del 2018 quando una donna ha chiamato ai poliziotti in servizio presso della Sala Operativa del 113 racontando che i suoi anziani genitori erano vittime di usura. La donna riferì che il padre, che viveva svolgendo lavori occasionale, aveva chiesto un paio di anni prima un prestito alla Seprano di circa 2 mìla euro, ed era stato costretto a restituire nel tempo un importo complessivo di circa 20mila euro, senza essere ancora riuscito ad estinguere il debito iniziale.
Ai poliziotti quella donna aveva poi raccontato che suo padre era stato minacciato dalla Seprano , di vedere la propria la casa incendiata se non avesse continuato ad effettuare i pagamenti usurai alla scadenza fissata, che aumentavano di volta in volta. Le indagini dei poliziotti hanno consentito di individuare ed accertare tutti i dettagli dell’organizzazione.
La svolta delle indagini si è avuta nel febbraio 2019 quando i poliziotti hanno eseguito una perquisizione autorizzata dal pm Enrico Bruschi della Procura di Taranto, all’interno dell’abitazione della Seprano rinvenendo il «brogliaccio» all’interno del quale la donna usuraia registrava i prestici concessi e la contabilità della sua attività illecite.
Nonostante la perquisizione della Polizia di Stato l’attività del gruppo non si era interrotta. Il gip Francesco Maccagnano nelle 554 pagine dell’ ordinanza cautelare spiega che “la consapevolezza della pendenza delle indagini scrive ha soltanto spinto Seprano Margherita e i suoi familiari a proseguire la propria attività criminosa tenendo un profilo più basso, adottando degli stratagemmi per evitare eventuali intercettazioni ambientali“. Infatti da quel momento, in casa Seprano quando si parlava di affari si teneva alto il volume della televisione, tentando persino di bonificare le stanze dell’appartamento nel tentativo di individuare le microspie installate dai poliziotti.
Anche la fase della riscossione dei prestiti usurai aveva subito una modifica operativa: “Adesso quando vai a cercarli vai con i piedi di piombo” diceva l’usuraia 72enne ignara di essere intercettata dai poliziotti . I soldi nelle telefonate diventavano pigiami, lenzuola, addirittura scope elettriche. Quando qualche interlocutore telefonico non capiva il linguaggio in codice veniva informato senza più tanti giri di parole: “Allora, senti qua. Questa è la prima e l’ultima volta per telefono. Non menzionare mai i soldi, la prossima volta tu mi chiami e dici posso venire?“.
Le vittime come ha spiegato il capo della Squadra Mobile Fulvio Manco, in conferenza stampa erano una platea variegata di persone tutti accumunati dall’impellente necessità di somme denaro per affrontare le spese quotidiane ed in alcuni casi per soddisfare il vizio del gioco . Erano proprio due sale bingo il luogo principale per accalappiare chi perdeva e concedergli credito usuraio.
L’attività usuraia della Seprano svolta nella propria abitazione ubicata nel centro della città andava avanti da anni, e come ha spiegato in conferenza stampa il vicequestore Fulvio Manco “la stessa 72 enne si era vantata durante un’ intercettazione di prestare soldi da quarant’anni”, . La contabilità dei prestiti usurai era tutta trascritta in due grossi quaderni reperiti da i poliziotti durante la perquisizione. “Nel primo quaderno – ha raccontato il capo della Squadra Mobile di Taranto – abbiamo trovato centinaia di numeri telefonici delle vittime“, mentre nell’altro “cifre, date, rate e scadenze fino all’importo complessivo da recuperare”.
L’indagine della Mobile di Taranto ha permesso di ricostruire oltre 100 episodi di usura, consentendo di risalire a gran parte dei clienti a cui era assegnata una scheda del libro mastro, “ma potrebbero essere stati molti di più” dicono gli investigatori della IV sezione della Squadra Mobile. “Parliamo di oltre 300mila euro ricavati dell’attività illecita, sommando appunto i singoli prestiti“. A muovere le fila dell’organizzazione usuraia era come detto, la 72enne Margherita Seprano “supportata da familiari e conoscenti. Aveva talmente ramificato il proprio business da diventare un punto di riferimento per chi aveva bisogno di contanti. Nel corso delle perquisizioni nella sua casa, abbiamo scovato 2mila euro nascosti nel cuscino del convivente, oltre a numerosi documenti bancari e d’identità intestati alle presunte vittime“.
In caso della mancata o impossibilitata restituzione del prestito, partiva una strategia delinquenziale. “Oltre alle pressanti richieste telefoniche, la stessa 72enne si recava sotto casa del moroso, urlando e pretendendo la restituzione di quanto dovuto, esponendo il malcapitato ad una umiliazione pubblica. Di fronte a questo atteggiamento le vittime cedevano per la vergogna. “.