di REDAZIONE ECONOMIA
Lo Stato rientra a gestire le acciaierie dell’ex Ilva. Arcelor Mittal Holding Srl, Arcelor Mittal Sa e Invitalia società controllata dal Ministero Economia e Finanze, hanno firmato ieri il nuovo accordo che consente allo Stato di entrare al 50%, per successivamente salire al 60%, nell’azionariato della società Am Investco che ha gestito sinora in affitto gli stabilimenti siderurgici dell’ ILVA in amministrazione straordinaria a Taranto e Genova.
L’accordo raggiunto tra Invitalia ed Arcelor Mittal prevede per il passaggio del controllo dello stabilimento di Taranto “un articolato piano di investimenti ambientali e industriali“, come riporta un comunicato stampa del Mef. “Sarà tra l’altro avviato il processo di decarbonizzazione dello stabilimento, con l’attivazione di un forno elettrico capace di produrre fino a 2,5 milioni di tonnellate l’anno“.
L’obiettivo del piano di investimenti nel Mezzogiorno d’Italia è di trasformare l’ex ILVA di Taranto nel più grande impianto di produzione di acciaio “green” in Europa. L’accordo prevede, infine il completo assorbimento, nell’arco del piano, dei 10.700 lavoratori dipendenti “ereditati” dalla gestione della famiglia Riva.
L’accordo contrattuale stipulato tra Invitalia ed ArcelorMittal prevede un aumento di 400 milioni di Euro del capitale sociale di AmInvest Co. Italy Spa , che consentirà ad Invitalia il 50% dei diritti di voto della società. Il contratto prevede un secondo aumento di capitale a maggio 2022 , che verrà sottoscritto da parte di Invitalia fino a 680 milioni, e sino a 70 milioni di parte di Arcelor Mittal. Al termine dell’aumento di capitale Invitalia diventerà l’azionista di maggioranza detenendo il 60% del capitale della società, mentre Arcelor Mittal deterrà il 40% delle azioni.
Il Presidente della nuova compagine societaria verrà indicato da Invitalia, mentre l’amministratore delegato dovrebbe essere indicato da Arcelor Mittal, e secondo voci ricorrenti potrebbe essere l’attuale Ad Lucia Morselli. Un’eventuale nomina quest’ultima che non genera molti consensi all’interno dello stabilimento e sopratutto fra le aziende dell’indotto.
Soddisfatti i ministri Patuanelli (Mse), Gualtieri (Mef) e Catalfo (Lavoro). Secondo il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, “La presenza dello Stato in un’azienda strategica come l’ex Ilva è una garanzia sia per il piano ambientale sia per quello occupazionale. Il confronto con le sigle sindacali – aggiunge la Catalfo – sarà fondamentale per condividere il percorso che porterà alla piena occupazione nello stabilimento al 2025. Sarà una transizione da affrontare insieme per ridare finalmente dignità ad un territorio che non deve più vivere la contrapposizione tra diritto alla salute e diritto al lavoro”, conclude Catalfo.
Estremamente critico (giustamente secondo noi) l’ex ministro Carlo Calenda leader di Azione , che si era occupato da ministro dello Sviluppo Economico dei governi Renzi-Gentiloni della risoluzione della crisi legata all’impianto di Taranto: “Mittal ha vinto la Lotteria di Capodanno perché aveva un contratto blindato all’esito di una gara per cui doveva impegnare 4 miliardi e 200 milioni di euro, di cui 2,4 su un piano ambientale e industriale e 1,8 per ripagare i creditori tra cui lo Stato”
“Quando hanno fatto saltare lo scudo penale – ha aggiunto Calenda parlando a Radioanch’io – Mittal ha minacciato il recesso, mentre veniva strombazzata la cacciata degli speculatori. Ora il risultato netto è che con questo accordo Mittal rimane dentro e invece di ridare dei soldi ne prende parecchi”, ha concluso il leader di Azione.. Come non dargli torto ?