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22 Novembre 2024 14:37

“UN CENTRODESTRA DI GOVERNO GUIDATO DA NOI LIBERALI”

"Siamo nati nel ’94 e abbiamo sempre lavorato per tradurre le idee e i valori cristiani, europeisti, garantisti in un credibile progetto politico e di leadership del Paese"

di SILVIO BERLUSCONI

Caro direttore, in questi mesi difficili Forza Italia ha assunto un atteggiamento responsabile di fronte alla duplice crisi – sanitaria ed economica – legata alla pandemia da Covid-19. Una scelta dettata non da considerazioni di tattica politica ma dal senso del dovere verso le istituzioni e la collettività. Questo nostro atteggiamento, che ha evidenziato il ruolo essenziale di Forza Italia, è stato da molti apprezzato, da altri criticato, spesso dagli uni e dagli altri sulla base di un equivoco.

Si è pensato che vi fosse qualche disponibilità da parte nostra a sostenere un governo in difficoltà numeriche o addirittura ad entrare in maggioranza. Altri hanno pensato che Forza Italia volesse sfruttare la sua forza parlamentare, che potrebbe renderla determinante, per portare a casa chissà quali risultati. Una sorta di riedizione della «politica dei due forni» di Giulio Andreotti adattata al 2020.

Nulla è più lontano di questo dalle nostre intenzioni, non soltanto perché naturalmente per noi sarebbe impossibile governare il paese con forze politiche incompatibili con la nostra cultura. Il fatto è che è davvero sbagliato leggere i nostri comportamenti in chiave di tattica politica contingente. Per questo credo sia necessario spiegare, o ricordare, qual è la funzione vera di Forza Italia oggi.

Noi siamo certamente determinanti nei numeri per stabilire se il centro-destra possa vincere, a tutti i livelli, ma non siamo davvero una di quelle forze politiche che sfruttano la loro posizione per lucrare spazio politico o posti di potere. Forza Italia è necessaria oggi per l’Italia – e lo sarà sempre più in futuro – ben al di là dei numeri, numeri che oggi sono in ripresa ma che certo non ci soddisfano.

I nostri obbiettivi sono ben altri, vogliamo tornare al ruolo di guida della coalizione di centro-destra. Possiamo e dobbiamo farlo, perché Forza Italia è qualcosa di unico nel panorama politico italiano: è l’unica forza politica che nel dopoguerra ha fatto una sintesi delle idee, dei valori e delle dottrine politiche liberali, cristiane, europeiste, garantiste, traducendole in un progetto politico e di governo credibile. In Italia non era mai esistito prima della nostra nascita – e non ci sarebbe oggi se noi non esistessimo – nulla di simile alla Cdu tedesca, a quello che hanno rappresentato gollisti e giscardiani in Francia, al Partito Conservatore di Margareth Thatcher nel Regno Unito, al Partido Popular in Spagna, ai Repubblicani negli Stati Uniti, almeno quelli dell’era di Reagan e di Bush.

Naturalmente si tratta di esempi molto diversi fra loro, anche per collocazione internazionale, ma sono tutte forze politiche che hanno governato i loro paesi sulla base di una visione liberale ampia, nella quale confluiscono sensibilità diverse, laiche e cristiane.

Forza Italia è nata nel 1994 prima di tutto per realizzare un progetto come questo. Il fatto di avere evitato allora che una sinistra ancora post-comunista e radicalmente giustizialista andasse al potere fu una conseguenza logica di questo, una circostanza storica specifica. Noi non siamo nati contro qualcuno o qualcosa, siamo nati ed esistiamo oggi perché abbiamo un grande sogno, che qualche volta abbiamo chiamato rivoluzione liberale.

Abbiamo fatto molto in questi anni, gli storici del futuro ce ne daranno atto forse più di quanto fanno i cronisti oggi, ma la nostra storia è tutt’altro che conclusa. Anzi, direi che è appena cominciata. L’Italia oggi ha bisogno di noi come non mai. Noi siamo – l’ho detto facendo gli auguri di Natale ai nostri parlamentari e ai nostri dirigenti – «una forza politica saldamente ancorata alla tradizione liberale e cristiana, che crede nell’economia di mercato e negli istituti della democrazia liberale; che pone al centro la persona, le sue libertà, le sue aspirazioni, la sua voglia di intraprendere, il suo desiderio di realizzazione coniugandoli in un contesto organico di diritti e doveri, che sostiene e incentiva il merito quale leva di promozione individuale e collettiva, che guarda al bisogno con la volontà di rimuoverlo senza scadere nell’assistenzialismo. Una forza convintamente europeista, interprete e prodotto del patrimonio ideale occidentale, con una cultura di governo pragmatica aperta al futuro, alla modernità, al progresso. Per queste ragioni Forza Italia è refrattaria ai bagliori del populismo, della demagogia, della retorica antieuropeista e si pone in alternativa rispetto ad una sinistra ambigua, in perenne crisi di identità, distante dalle esperienze di governo delle moderne socialdemocrazie europee».

Esiste oggi in Italia, o si profila per l’avvenire, qualche altra forza politica significativa che possa o voglia svolgere questo ruolo? In grado di rivolgersi al tempo stesso ai liberali, ai cristiani, ai riformatori, ai conservatori, agli europeisti, ai garantisti con una visione comune di che Italia vorremmo per i prossimi decenni? Sinceramente non vedo nessun altro. L’Italia ha bisogno di una forza politica di questo tipo? La mia risposta è certamente sì. Per questo io credo che noi siamo il futuro, anche se oggi i numeri non ci danno lo spazio che vorremmo. Sta a noi ricostruire questi numeri, certamente. Lo faremo nel centro-destra che è la nostra collocazione naturale. Vorrei dire di più.

Noi siamo il centro-destra, se non ci fossimo noi in Italia non esisterebbe un centro-destra di governo, esisterebbe una destra rispettabile, democratica, di successo, ma certamente minoritaria. Una destra non in grado di rappresentare l’Italia alla quale noi ci rivolgiamo. Per questo, caro direttore, ho abusato della sua ospitalità. Forza Italia non è una pagina già scritta nel grande libro della storia, è una pagina del futuro che vogliamo scrivere con i tanti italiani che – forse senza saperlo – condividono i nostri valori e la nostra visione del futuro.

*lettera scritta al Direttore del Corriere della Sera

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