di REDAZIONE CRONACHE
L’Italia entrerà in modalità “gialla” dopo la “zona rossa” proclamata per il 5 e il 6 gennaio, nei successivi due giorni (il 7 e 8), e in quella “arancione” il 9 e il 10. Il Governo ha poi riferito che tornerà la divisione per fasce dall’11 al 15: ogni regione seguirà le regole previste dal “colore” corrispondente in base all’indice Rt. L’ipotesi successiva del Governo avanzata dal ministro Franceschini, è quella di introdurre una “zona bianca” a partire dal 15 gennaio.
Secondo quanto pubblicato dal Corriere della Sera, la decisione del governo di varare nuove restrizioni dopo l’Epifania , è giunta al termine di una lunga giornata di incontri e riunioni poichè a mezzanotte del 6 gennaio scadrà il “Decreto Natale“.
Il timore per l’aggravarsi della curva epidemiologica e dell’indice Rt in diverse Regioni ha indotto il Governo a rivalutare i parametri per la definizione delle aree di rischio, da cui dipendono il divieto degli spostamenti e la chiusura di bar, ristoranti e locali pubblici.
L’introduzione di prevedere una “zona bianca” (o “verde”) a partire dal prossimo 15 gennaio ha lo scopo di consentire la ripartenza di ristoranti, bar, cinema, teatri, musei, palestre e piscine in alcune aree d’Italia. Se la proposta verrà approvata anche dal Comitato Tecnico Scientifico, verrà formalizzata nel nuovo Dpcm o in un decreto legge a ridosso di quella data.
Nella zona bianca rientrerebbero dunque le Regioni, le fasce o le zone con gli indicatori migliori. Ferme restando le regole basilari di contenimento dell’epidemia come la mascherina obbligatoria, il distanziamento e divieto di assembramento , in tal caso bar e ristoranti lavorerebbero finalmente senza limiti di orario, e riaprirebbero anche le piscine e palestre.
Secondo il quotidiano La Repubblica, il presupposto fondamentale per entrare in “zona bianca” sembra essere quello di registrare non più di 50 casi di coronavirus ogni 100mila abitanti. Verificato questo parametro, non dovrebbe essere in vigore il coprifuoco dalle 22 alle 5, così come non dovrebbero esserci limitazioni all’apertura e al servizio dei locali pubblici e dovrebbero riaprire palestre e piscine, con regole e limitazioni simili a quelle introdotte durante il primo “lockdown” di marzo 2020, attuando un nuovo protocollo da stilare tra gli operatori e il ministero della Salute e dello Sport. Analogo discorso anche per musei, mostre, teatri, cinema e sale da concerto.