di REDAZIONE POLITICA
Come più volte il nostro giornale ha messo in evidenza è sempre più teso il clima interno alla maggioranza di governo. Il leader di Italia Viva Matteo Renzi intervistato da Bianca Berlinguer a “Carta Bianca” su RAITRE ribadice la propria posizione “In Cdm chiederemo il Mes: se diranno sì al Mes, votiamo a favore, se diranno no, ci asteniamo“.
Poco dopo la mezzanotte mentre scriviamo la ministra di Italia Viva, Teresa Bellanova, da quanto si apprende da fonti di governo, ha annunciato in Consiglio dei Ministri che insieme alla collega di partito Elena Bonetti la delegazione di Italia Viva si asterrà sul voto sul “Recovery Plan“, a causa appunto dell’assenza del Mes.
“Ci sono delle forze che vogliono contribuire nel segno di un rapporto con l’Europa e penso che al momento opportuno queste forze possano palesarsi” ha dichiarato Goffredo Bettini ( Pd ), nella trasmissione “Stasera Italia” su RETEQUATTRO , rispondendo alla conduttrice Barbara Palombelli che chiedeva, qualora Italia Viva ritirasse la sua delegazione, se esistesse la possibilità di un sostegno di Forza Italia per dare continuità all’opera di questo governo.
“Penso che ci sono ancora le condizioni, per tutti, per compiere un gesto di responsabilità”. ha detto il ministro per lo Sport Vincenzo Spadafora entrando a Palazzo Chigi, per partecipare al Cdm sul Recovery.
Una crisi lampo pilotata, si tratta per evitare show-down. Una crisi lampo pilotata. L’ultimo sentiero per evitare lo showdown in Aula e la conta dei “responsabili” può essere imboccato. Il margine è strettissimo, c’è già chi dispera, ma esiste: Matteo Renzi rinvia al pomeriggio di domani il momento in cui eventualmente annunciare le dimissioni delle sue ministre.
Un grillino di stretta osservanza “contiana” assicura che il premier è pronto a sedersi al tavolo con Italia Viva e “costruire” anche un Governo Conte ter, se le dimissioni delle ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti non dovessero far saltare in aria il banco del governo e mandare i frantumi i cocci del governo sempre più pericolante, che ha ormai le ore contate.
Il Pd spinge in questa direzione: subito dopo il Consiglio dei Ministri sul Recovery plan l’apertura di 24 o 48 ore di trattativa che porti a un patto di legislatura, sancito dal rafforzamento della squadra di governo, con dimissioni lampo del premier e la consegna della nuova lista dei ministri. Dopo l’uscita di Palazzo Chigi e del M5s per escludere altre maggioranze con Renzi in caso di dimissioni delle ministre Iv, ricomporre l’attuale maggioranza sembra ancora più difficile.
Il leader di ItaliaViva si mostra stupito con chi lo incontra in Senato, dalla mossa di Conte e quasi tentato dall’andare all’opposizione. E’ a questo scenario, a una recrudescenza dello scontro che rischia di chiudere i margini di dialogo, che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella assiste. Dal Quirinale fonti della presidenza si dice “molto preoccupato” e pronto a tutti gli schemi che questa crisi potrebbe presentare con un’unica certezza: agirà con rapidità ed efficacia.
Chi ha contatti con il Presidente della Repubblica lo descrive in queste ore, attento e vigile, alla finestra in attesa di sviluppi politici. Ma la preoccupazione del Colle rimane più legata alle condizioni del Paese, alla pandemia con i suoi tantissimi morti, che ad una crisi scarsamente comprensibile. E’ evidente che mai un presidente vorrebbe incappare nel suo settennato in uno scioglimento anticipato delle Camere ed è quindi altrettanto evidente come Mattarella difenda ora con determinazione la sopravvivenza di un esecutivo che rappresenta, pur nelle sue fragilità, un equilibrio che difficilmente potrà ritrovarsi in questa legislatura.
Equilibrio indispensabile in una fase così difficile. Per questo in questi giorni dal Quirinale è scaturito un auspicio a trattare, a ritrovare una coesione piena per andare avanti mentre il Paese è stremato dal Covid e siamo alla vigilia del più grande piano di aiuti europeo della storia della repubblica. Per questo, ove mai tutto crollasse, al Quirinale si stanno attrezzando per consultazioni che saranno lampo, proprio perché il mantra del presidente è da giorni lo stesso: non perdere tempo, non sprecare risorse. Invito che Mattarella ha rinnovato a tutti anche in queste ore.
“Aspettando Godot“, chiosa efficacemente una fonte dando il senso che anche al Quirinale c’è la sensazione che ci si sia spinti tanto oltre che tutti si preparano allo scenario peggiore. Circolano voci di una pattuglia di senatori di Forza Italia pronti a sostituire i renziani in maggioranza. Ma dall’entourage di Berluscoini e Tajani negano deisamente. Ma secondo più fonti al Senato l’operazione – più salda alla Camera – avrebbe ancora contorni incerti. “Siamo sicuri che i senatori M5s vicini a Di Battista sosterrebbero un governo con lady Mastella?“, dice una fonte.
Il ministro Dario Franceschini avrebbe ribadito al premier, in un colloquio nel pomeriggio a Palazzo Chigi che il Pd se si palesasse in modo trasparente un gruppo di responsabili, non si metterebbero di traverso. Al contrario, una maggioranza raccogliticcia rischierebbe di reggere poco, anche perché a Iv resterebbe la guida di 4 commissioni parlamentari. Ultime ore per trattare, dunque. Sarebbero scesi in campo anche mediatori di peso come il presidente della Camera Roberto Fico. Nella consapevolezza che, una volta approvato in Cdm il Recovery plan potrebbe essere esaminato dal Parlamento anche in piena crisi di governo, ma invece il percorso del decreto ristori sarebbe più a rischio.
Ecco perché, in caso di crisi al buio, si rispolverano anche soluzioni come quella di Andreotti che nel 1990 non si dimise subito e sostituì i ministri, mentre lavorava per ricomporre. O, al contrario, si ipotizzano scenari di governi istituzionali (con una guida come Cartabia o Draghi), che potrebbero essere sostenuti, secondo alcuni, anche da una parte del M5s. Le elezioni a giugno restano un’opzione, ma usata in queste ore più come spauracchio che come strada da imboccare. Sullo sfondo restano le ipotesi di un rimpasto corposo, con ministeri di peso a Iv, magari l’ingresso di Renzi al governo, lo spacchettamento di Infrastrutture e Trasporti, un ministro al Recovery al Pd e anche un sottosegretario alla presidenza come Goffredo Bettini.
Prima, però, ci si deve sedere a parlare. O la strada rischia di essere segnata: con le dimissioni delle ministre Iv , a Conte toccherebbe salire al Quirinale, chiedendo di presentarsi alle Camere dopo qualche giorno (una settimana al massimo) per chiedere la fiducia. L’alternativa la tratteggia un parlamentare di Iv, nel solco della road map Pd: Conte potrebbe presentarsi domani al Colle a prospettare la situazione in maggioranza e chiedere due giorni per la verifica, poi tornare da Mattarella per rassegnare le dimissioni con in mano la lista dei nuovi ministri. A quel punto, secondo lo schema di Goffredo Bettini, si potrebbe anche provare a rafforzare la maggioranza in Parlamento con una parte di Forza Italia. Ma questo avverrebbe dopo. Manca ancora la “sicurezza”.
Si arriva alla giornata di mercoledì, dove qualche appuntamento è sicuro ed altri sono ipotizzabili. Di sicuro, c’è che il ministro della Salute, Roberto Speranza, illustrerà in Parlamento i contenuti del nuovo Dpcm con le misure anti-Covid che entreranno in vigore sabato 16 gennaio. Di sicuro, c’è che Italia Viva voterà a favore delle comunicazioni di Speranza sia alla Camera sia al Senato. Lo ha confermato lo stesso Renzi al ministro della salute in una telefonata in cui, probabilmente, ha sentito il bisogno.
E di sicuro c’è anche che Renzi ha convocato una conferenza stampa nel pomeriggio, quindi dopo che avrà votato a favore del Dpcm. Il pensiero più ovvio è che l’abbia fatto per annunciare il suo addio al Governo Conte bis. Sarebbe infatti un clamoroso autogol se avesse convocato la stampaper dire che tutto va avanti come prima, almeno per un po’. Prendiamo la prima ipotesi per buona.
Le certezze si fermano qui. Dopodiché, partono le cose più probabili. Di fronte ad una crisi di Governo, è plausibile che Conte salga al Quirinale per dire al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, come stanno le cose e rassegnare le dimissioni. Mattarella, a questo punto, aprirebbe un veloce giro di consultazioni di appena una decina di giorni per decidere un rimpasto dell’Esecutivo con la sostituzione di alcuni ministri ed affidare l’incarico allo stesso Conte, che dovrà poi sottoporsi alla fiducia del Parlamento.
L’altra possibilità è che Conte inverta la procedura e si presenti subito alle Camere per chiedere la fiducia per sottolineare, in questo modo, lo “sgarro” subito da Renzi. Soltanto dopo salirebbe al Quirinale per rassegnare le proprie dimessioni. Conte ha già fatto sapere agli alleati che accetterebbe un terzo incarico solo ad una condizione: e cioè che Italia Viva resti fuori dal Governo. Ma questa è solo un’ipotesi da autentico dilettante allo sbaraglio !.