di REDAZIONE POLITICA
La stabilità del Governo Conte bis è davvero precaria, poichè l’attuale maggioranza è sostenuta dal voto di 3 senatori a vita, che notoriamente molto spesso non partecipano ai lavori parlamentari di Palazzo Madama, da 2 espulsi da Forza Italia e da altri “peones” espulsi in passato da ex M5S. Una maggioranza così precaria non può certamente garantire al Governo Conte una stabilità al Senato, dove in aula e nelle commissioni è ben consapevole aldilà dei proclami di Casalino, di non avere i voti necessari, gettando così l’esecutivo nell’ansia perenne di andare sotto da un momento all’altro.
Conte si è messo subito al lavoro alla ricerca disperata di altri voti da voltagabbana per blindare la sua permanenza a Palazzo Chigi fino al 2023, cercando di evitare il ritorno anticipato alle urne. I tempi però sono strettissimi: è una corsa contro il tempo per trovare la stampella per uscire dalla palude
Uno dei “pontieri” che lavorava dietro le quinte per il Governo Conte ha rivelato all’Adnkronos che la faccenda è tutt’altro che semplice: “O si chiude nelle prossime 48/72 ore o elezioni“. Quindi la strada del voto non è poi così lontana. Il presidente del Consiglio sperava in altre 2-3 settimane per mettere in piedi un gruppo al Senato che garantisca una sicurezza numerica nei prossimi passaggi in Parlamento. Ma invece il problema va risolto ed in fretta.
Conte verso le 18:30 è salito al Quirinale per informare il capo dello Stato Sergio Mattarella sull’evoluzione della crisi, manifestandogli la volontà di allargare la maggioranza al fine di rafforzare il governo. Precedentemente il premier aveva riunito da remoto i leader della maggioranza al momento composta dal Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e uguali per confermare l’intenzione di andare avanti e partire dalla base dei 156 voti.
Il mercato delle vacche e dei voltaggabana è in pieno fermento e le trattative procedono. L’auspicio dei giallorossi è che si riesca a creare un gruppo autonomo composto da 10 senatori ai quali potrebbero aderire 5 esponenti di Forza Italia, 3 dell’Udc e 2 di Italia Viva. Nel mirino è finito il simbolo dei centristi (UdC) che al Senato è abbinato a quello di Forza Italia. Ma in realtà l’ esecutivo sta lavorando ad un altro intento : quello di indebolire Matteo Renzi e minare la sopravvivenza del suo gruppo al Senato.
Ma per farlo a Palazzo Chigi sanno molto bene che bisogna accelerare i tempi, perché sta per arrivare un appuntamento elettorale che potrebbe rivelarsi decisivo e far cadere definitivamente il governo: mercoledì 27 gennaio si terrà il voto sulla relazione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. I renziani hanno fatto sapere che sono pronti a votare “no” qualora non si aprisse la finestra per un dialogo con M5S e Pd. In tal caso lo scivolone per il Governo Conte sarebbe matematico: infatti se Italia Viva dovesse votare in blocco “no” , cioè contro il Governo, in tal caso le forze parlamentari all’ opposizione raggiungerebbero quota 156, cioè esattamente lo stesso numero di voti su cui al momento può fare affidamento l’attuale maggioranza, trascinando in aula i senatori a vita.
Le trattative vengono condotte dal premier Conte in prima persona: fonti bene informate riferiscono che dopo la giornata trascorsa al Senato, sarebbe rimasto sveglio tra riunioni e chiamate riservate fino alle 2 di notte. Nalle parti di Palazzo Chigi sarebbe stata avvistata la senatrice Maria Rosaria Rossi, espulsa immediatamente da Forza Italia dopo aver votato la fiducia a Conte. All’ormai ex fedelissima “badante-segretaria-tuttofare” di Silvio Berlusconi potrebbe essere riservato il posto in un Ministero nonostante il suoi coinvolgimento nel procedimento. giudiziario denominato “Ruby Ter” ?
Sul tavolo delle ipotesi rimane sempre il rimpasto per puntellare la squadra. Sono già spuntate le prime auto-candidature per le Infrastrutture e per all’Agricoltura circolano i nomi dei senatori Riccardo Nencini e Lello Ciampolillo. Guarda caso i due voltagabbana “last minute”