di REDAZIONE CRONACHE
Sono 11 i medici dell’ospedale Humanitas di Rozzano, alle porte di Milano, indagati per omicidio colposo nell’ambito delle indagini sulla morte di Imane Fadil, una delle testi del processo Ruby, deceduta il primo marzo 2019 dopo un mese di ricovero per un’aplasia midollare.
L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e condotta dal pm Luca Gaglio della procura milanese. Le indagini mirano ad accertare se ci sia un nesso tra il decesso e la condotta dei medici e se la malattia potesse essere diagnosticata prima.
L’ ospedale Humanitas con un proprio comunicato, ha escluso l’assenza di responsabilità da parte dei suoi medici che “si sono prodigati nelle cure di Imane Fadil, esprimendo un’altissima competenza professionale e appropriatezza delle cure“. “Da subito l’Istituto — aggiunge ancora Humanitas — ha collaborato alle indagini e ha fornito tutti i chiarimenti necessari all’Istruttoria, al punto che i Pm avevano chiesto l’archiviazione del caso non ravvisando alcuna colpa medica“.
Imane Fadil una delle testimoni delle “cene eleganti di Arcore” era stata tra le poche ragazze a raccontare ai magistrati i suoi ricordi delle serate trascorse nella villa dell’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Il suo ruolo di teste assunse particolare rilevanza nel cosiddetto processo Ruby-bis, quello che vede imputati Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti che avrebbero selezionato Imane ed altre ragazze per partecipare alle cene di Arcore. Il processo (il primo) è quello da cui Berlusconi uscì assolto per i suoi rapporti con la minorenne Karima El Marough, (meglio nota come “Ruby”) si concluse con le condanne degli imputati: in appello Nicole Minetti è stata condannata 2 anni e 10 mesi, Emilio Fede a 4 anni e 7 mesi e Lele Mora a 6 anni .
Da quel processo nacque un nuovo filone d’inchiesta, il cosiddetto Ruby ter, che vede tornare Silvio Berlusconi sul banco degli imputati, per rispondere delle accuse di aver continuato a versare ingenti somme di denaro alle ragazze che avevano partecipato alle sue “cene eleganti” perché ammorbidissero in Tribunale le loro testimonianze dinnanzi ai giudici.