di REDAZIONE CRONACHE
Il Tribunale di Potenza ha condannato a nove di anni di reclusione l’ex pm di Lecce Emilio Arnesano, arrestato il 6 dicembre 2018 con l’accusa di aver fatto favori in cambio di benefici e rapporti sessuali ed aver “aggiustato” alcuni procedimenti giudiziari . Per alcuni capi di imputazione Arnesano è stato assolto. Condannata a 1 anno e 4 mesi, (pena sospesa) l’avvocatessa Manuela Carbone. Per lei la pm Anna Gloria Piccinni, aveva chiesto due anni. Il procedimento si è incardinato a Potenza, quale distretto giudiziario competente territorialmente per i magistrati di Lecce.
La Procura aveva chiesto una condanna 12 anni e sei mesi per Emilio Arnesano difeso dagli avvocati Luigi Covella e Luigi Corvaglia, sostenendo che il pubblico ministero Arnesano abbia chiesto l’assoluzione nel processo che lo ha visto imputato di peculato d’uso dell’auto blu e che ne avrebbe avuto come tornaconto uno sconto di 17mila sull’acquisto della barca di Siciliano usata poi come alcova, nonché due battute gratuite di caccia al daino maschio in una riserva della Basilicata.
La sentenza di primo grado nasce dalla vicenda che aveva coinvolto anche avvocati, medici , è stata pronunciata dal presidente della Corte Federico Sergi. Il magistrato Arnesano era stato sospeso dal CSM nel gennaio 2019, è stato interdetto in perpetuo dai pubblici uffici ed è stato dichiarato “in stato di interdizione legale durante l’esecuzione della pena”.
Il Tribunale ha ordinato la confisca dell’imbarcazione che era stata al centro dell’indagine e che Arnesano aveva acquistato con uno sconto di 17mila euro dal direttore del Dipartimento di Medicina del Lavoro e Igiene Ambientale Carlo Siciliano: La barca secondo l’accusa sostenuta dalla pm Piccininni, sarebbe stato il prezzo della corruzione, per la quale è stato condannato con rito abbreviato a 5 anni . Condannato a 3 anni e 8 mesi Ottavio Narracci, ex direttore della Asl di Lecce, che aveva optato anch’egli per il rito abbreviato.
Assolti il primario di Ortopedia e Traumatologia del Fazzi Giuseppe Rollo “perché il fatto non sussiste”, e gli avvocati Mario Ciardo, Augusto Conte (ex presidente dell’Ordine degli Avvocati di Brindisi) e Federica Nestola.