di REDAZIONE CRONACHE
L’ex comandante generale dei Carabinieri Tullio Del Sette è stato condannato dell’Ottava sezione penale del Tribunale di Roma a 10 mesi, pena sospesa, ritenuto colpevole di favoreggiamento e rivelazione del segreto d’ufficio. Una condanna per l’inchiesta Consip che turba non poco l’ Arma dei Carabinieri.
I giudici di Roma hanno creduto alle accuse del pubblico ministero Mario Palazzi secondo le quali Del Sette, all’epoca al vertice dell’ Arma dei Carabinieri, subito dopo essere stato capo di gabinetto del Ministro della Difesa Pinotti, avrebbe informato Luigi Ferrara allora presidente di Consip dell’esistenza di un’inchiesta sull’imprenditore Alfredo Romeo, suggerendogli di fare attenzione alle “comunicazioni a mezzo telefono“.
Un processo che, come ha ricordato la Procura di Roma “è stato martoriato da molteplici fughe di notizie con rivelazione del segreto e favoreggiamento “. Infatti quella di cui risponde il gen. Del Sette non fu l’unica soffiata: ci sono le altre che sono presenti nel procedimento del filone principale per cui si è appena aperto il dibattimento. La posizione dell’ex comandante generale dell’ Arma. era uno stralcio sollecitato proprio dall’imputato che ha anche rinunciato all’esame dei testimoni.
A novembre, l’ex comandante generale Del Sette (che ieri non era in aula), aveva detto davanti ai giudici: “Sono qui con molto imbarazzo e amarezza Ho fatto 47 anni di carriera nell’Arma, ho lottato per la legalità, mi ritrovo da 4 anni in questa condizione di estremo disagio e ho voluto che il processo venisse celebrato il prima possibile“. Il tribunale gli ha concesso le attenuanti generiche disponendo la sospensione della pena.
Per l’accusa si tratta della prima prova e del primo successo processuale in vista del processo principale che sta per aprirsi e che vede imputati, tra gli altri, l’ex ministro dello Sport Luca Lotti, il generale del carabinieri Emanuele Saltalamacchia (all’epoca dei fatti comandante della Legione Toscana), e il maggiore Giampaolo Scafarto.
Nei giorni scorsi la procura di Roma ha depositato una lista testi da oltre cinquanta nomi, tra cui anche quelli dell’ex premier Matteo Renzi, del presidente di Italia Viva Ettore Rosato e del Governatore della Regione Puglia Michele Emiliano. Tra le persone da ascoltare, secondo l’accusa, anche il colonnello Sergio Di Caprio, meglio noto come il capitano “Ultimo“.
Il fascicolo processuale, trasmesso a Roma dai pm di Napoli Henry John Woodcock e Celeste Carrano, contiene un ulteriore filone d’indagine che vede indagato Tiziano Renzi (padre di Matteo) su cui pende una richiesta di rinvio a giudizio. Insieme a lui, altre undici persone. Il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Mario Palazzi hanno chiesto il giudizio anche per l’ex parlamentare Italo Bocchino, per l’imprenditore Alfredo Romeo e per l’ex deputato Denis Verdini detenuto ai domiciliari .