di REDAZIONE ECONOMIA
Il risultato complessivo di esercizio del 2018 della gestione principale dell’INPGI (Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti), quando contava 14.731 iscritti dipendenti attivi, ma “ha registrato un disavanzo (cioè perdite n.d.r.) pari a 161,39 milioni, mentre la gestione previdenziale e assistenziale è peggiorata ulteriormente rispetto al 2017, con un disavanzo che ha raggiunto l’importo di 147,65 milioni” si legge nella relazione della Sezione controllo enti della Corte dei conti con determina n. 1/2021.
“Nelle relazioni relative agli ultimi esercizi, questa Corte ha richiamato l’attenzione sul perdurante andamento negativo dei saldi della gestione previdenziale e assistenziale della Gestione sostitutiva e sulla conseguente necessità che l’Inpgi adottasse con urgenza severe misure atte a ristabilire l’equilibrio previdenziale pesantemente compromesso dalla profonda crisi del settore dell’editoria, contraddistinta dalla sensibile contrazione dei contratti di lavoro e dal peso sempre crescente degli oneri per ammortizzatori sociali a carico dell’Istituto medesimo” riporta la relazione della magistratura contabile di controllo.
Risultati negativi che hanno indotto la Corte dei Conti, che ha pubblicato ieri i risultati del controllo sulla gestione della Cassa professionale privatizzata nel 2018, ad osservare come “anche alla luce delle proiezioni attuariali disponibili, gli effetti del progetto di riforma avviato nel 2015 e completato nel 2017 non appaiono sufficienti allo scopo di conseguire condizioni di equilibrio strutturale, armonizzando l’ordinamento Inpgi con il sistema previdenziale generale. Le proiezioni del nuovo bilancio tecnico, riferito al periodo dal 2018 al 2067”, si legge nella relazione, evidenziano come l’Istituto previdenziale dei giornalisti “non sia in grado di mantenere la solvibilità prospettica”.
Va ricordato che l’attività istituzionale dell’Inpgi prevede due gestioni distinte: l’una denominata “Gestione sostituiva” dell’assicurazione generale obbligatoria (Inpgi 1), alla quale sono iscritti i giornalisti professionisti e praticanti, nonché i pubblicisti con rapporto di lavoro subordinato e iscritti all’Albo, l’altra “Gestione separata” (Inpgi 2), alla quale sono iscritti i giornalisti che esercitano autonoma attività professionale giornalistica, comunque non subordinata.
Come riportato dal comunicato della Corte dei Conti, la spesa per pensioni erogate ai professionisti che erano stati inquadrati con contratti di lavoro dipendente “si è attestata nel 2018 a 527 milioni, in aumento rispetto ai 510 milioni del 2017”, sottolinea la magistratura contabile. Scenario differente per i giornalisti associati alla gestione separata dell’Inpgi (43.412 nel 2018), coloro, cioè, che esercitano la professione mediante accordi collaborazione, o in modalità ‘free-lance’: non presenta, infatti, “problemi di sostenibilità, anche in relazione alle peculiarità che la caratterizzano”.
Inoltre salta all’occhio nella relazione della Corte, la “particolare esiguità degli assegni pensionistici erogati, il cui importo medio unitario nell’anno in osservazione è stato di 1.594 euro”.
Per la magistratura contabile, quindi, “il quadro che emerge dai risultati del 2018, peraltro in linea con la tendenza negativa degli ultimi esercizi, impone agli organi di amministrazione dell’Inpgi di porre responsabilmente in essere ulteriori interventi per rimediare ad una situazione che, altrimenti, rischia di compromettersi definitivamente, non mancando di monitorare costantemente gli eventuali scostamenti tra le ipotesi adottate nei calcoli attuariali e le effettive dinamiche, in modo da consentire eventuali interventi tempestivi ed efficaci, anche sotto il profilo normativo e ordinamentale”.
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