di REDAZIONE POLITICA
La siderurgia è sicuramente stato un asset strategico per il Paese – l’ex ILVA di Taranto rimane ancora il più grande stabilimento d’Europa, ma probabilmente solo per estensione non per produttività come emerso nel corso del web meeting organizzato dal Dipartimento Impresa , che ha visto confrontarsi sul tema parlamentari, assessori e consiglieri regionali, sindaci, amministratori e rappresentanti sindacali degli stabilimenti de 5 maggiori siti produttivi (Taranto, Genova, Terni, Piombino, Trieste). “Dobbiamo affrontare quella che è a tutti gli effetti un’emergenza – sottolinea Adolfo Urso senatore di FdI e responsabile del Dipartimento Impresa -. Fratelli d’Italia ha presentato in Senato una mozione per chiedere la costituzione di un tavolo nazionale presupposto necessario per l’elaborazione del Piano, la proroga del golden power nel settore scaduta il 31 dicembre, l’intervento di Cdp e Invitalia e l’uso delle risorse europee a cominciare dal recovery fund per la riconversione produttiva e la transizione ecologica. Non può essere la magistratura a fare la politica industriale, deve essere lo Stato con gli attori economici pubblici e privati“.
Per questo i tre esponenti pugliesi di Fratelli d’Italia – gli onorevoli Raffaele Fitto e Marcello Gemmato e il consigliere regionale Renato Perrini considerano l’iniziativa webmeeting “Siderurgia: asset strategico del Paese” su iniziativa del senatore Adolfo Urso del Dipartimento Impresa di Fratelli d’ Italia, non solo utile per interrogarsi sul futuro soprattutto dell’ex ILVA di Taranto, ma un punto di partenza per un partito che intende, coerentemente dall’opposizione, dare delle proposte per la ripartenza di un settore produttivo strategico non solo in Italia, ma a livello europeo e globale.
L’ On. Raffaele Fitto (co-presidente del gruppo europeo ECR-FDI) si è soffermato sulla mancanza di una visione strategica d’insieme: “In giro vedo molti arruffapopoli che propagandano la decarbonizzazione come un’opzione praticabile, ma ad oggi non vi è un solo investimento. Abbiamo ministri che tre anni fa hanno fatto comizi contro il TAP, che invece è stato terminato e oggi trasporta gas in milioni di case, ma Taranto ha perso l’opportunità di contrattare un prezzo adeguato per la trasformazione degli impianti da carbone a gas. In mancanza di politiche nazionali industriali il rischio è che importanti investimenti europei vengano dispersi o peggio persi. Siamo alla vigilia della nuova Programmazione europea 2021-2027, ma finiamo per parlare solo dei grandi Programmi di investimento europeo (Next EU Generation e Recovery Plan), se sulle Politiche di Coesione non vi è la giusta attenzionate, anche per il settore della Siderurgia, il rischio che corre l’Italia è non solo di importare acciaio da altri Paesi, ma di dover dire addio a un asset strategico per la nostra economia”.
L’ On. Marcello Gemmato (coordinatore nazionale Dipartimento Sanità e coordinatore regionale Puglia e Basilicata) ha puntato il dito su chi a livello nazionale e regionale gioca la partita di lotta e di governo: “E’ importante per noi di Fratelli d’Italia che abbiamo l’ambizione a diventare forza di governo offrire una visione globale dei problemi e fornire soluzioni che nascano dal basso per questo ringrazio per l’apporto dei sindacati intervenuti a questo incontro virtuale (da Taranto era collegato il segretario nazionale della Uilm-Uil, Rocco Palombella, ndr). E’ importante che la politica si appropri dei propri spazi e decida del futuro della siderurgia senza lasciarsi non solo dettare i tempi dalla magistratura, ma soprattutto con una linea coerente evitando lo squallido teatrino di chi, come il presidente Emiliano, in Puglia strizza l’occhiolino agli ambientalisti e usa un linguaggio green, mentre il suo partito, il PD, racconta a livello nazionale esattamente il contrario sul futuro dell’ex Ilva. Dobbiamo essere seri soprattutto con i lavoratori che chiedono di lavorare, ma di farlo in sicurezza. E a tal proposito torno a chiedere: che fine ha fatto il miliardo di euro sequestrato ai Riva per la riqualificazione e la bonifica del sito industriale? Lo chiedo ai commissari che ad oggi non hanno un Piano, ma non mi meraviglia visto che dietro loro c’è sempre lui Domenico Arcuri che dopo aver fatto disastri nella Sanità, per Taranto conosce solo la parola ‘cassintegrazione’”.
Il consigliere regionale tarantino Renato Perrini (vicepresidente Commissione Sanità del Consiglio regionale) che in passato è stato anche operaio dell’ex Ilva, ha portato la testimonianza di cosa accade a Taranto: “Questa mattina prima di collegarmi per questo interessante e utile webmeeting ho portato la mia solidarietà ai lavoratori dell’indotto del siderurgico che non sono lavoratori di serie B rispetto a quelli dello stabilimento, alcuni da mesi non ricevono lo stipendio e la situazione è davvero tragica. La verità è che in questi ultimi 10 anni a Taranto a parlare sono stati in modo particolare i venditori di fumo, sia alle Politiche del 2018 sia alle Regionali 2020. Abbiamo assistito a millantatori che hanno incantato e confuso i tarantini con progetti che prevedevano al posto dell’ex Ilva acquari, campi da golf oppure un siderurgico che dall’oggi al domani l’impianto sarebbe stato decarbonizzato. Chiacchiere che hanno raggiunto il loro obiettivo: percentuali altissime nelle urne! La cosa peggiore, poi, sono stati quei politici che negli ospedali, ai malati oncologici, promettevano la chiusura dello stabilimento e poi andavano in fabbrica a garantire la continuità della produzione ad Arcelor Mittal. E’ ora di dire basta a questi venditori di fumo e sciacalli. Taranto e il suo territorio hanno bisogno di chi progetta il futuro non di chi va in cerca di consenso”.
Rocco Palombella, Segretario Generale Uilm, durante il web meeting “Siderurgia: asset strategico del Paese” organizzato dal Gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia ha detto; “Ben venga il piano nazionale della siderurgia ma bisogna capire dove si discute e in quale direzione si vuole andare. Dall’ex Lucchini di Piombino all’Ast di Terni fino all’ex Ilva e all’ex Alcoa non si capisce quale sia la strategia del Governo. Se, come dichiarato dal Governo e dal ministro Giorgetti, la siderurgia è un settore strategico e l’ex Ilva un punto di riferimento, come si può attendere due mesi per la sentenza del Consiglio di Stato? Perché non si dà seguito all’accordo del 10 dicembre e all’ingresso di Invitalia nel capitale sociale? Il Governo ha cambiato idea? E se sì, quale è il piano che vuole mettere in campo? Di tutto questo vogliamo discutere con Giorgetti ma ad oggi non è arrivata nessuna convocazione. Se non arriverà, ci siamo autoconvocati per il 26 marzo al Mise”.
“La situazione dell’ex Ilva è drammatica – ha aggiunto – L’accordo del 2018 è stato messo in discussione dopo poco tempo sia da Governo che dalla multinazionale. Ora siamo in una situazione di attesa della sentenza di merito del consiglio di Stato. Se il Governo non interviene immediatamente l’ex Ilva rischia di fare la fine di Bagnoli ma moltiplicata per dieci volte vista l’ampiezza dell’area e i lavoratori interessati”.
“La questione ambientale e quella della transizione ecologica devono essere governate per evitare conseguenze senza precedenti da ogni punto di vista. Vogliamo un luogo dove poter discutere del futuro della siderurgia in Italia per arrivare a un piano nazionale – ha concluso Palombella – il Governo deciderà la strategia ma poi deve agire di conseguenza, non con passi indietro o ripensamenti a seconda del Ministro o Governo in carica”.