di REDAZIONE ECONOMIA
Ieri pomeriggio si è dimesso Antonio Marinaro presidente di Confindustria Taranto, decisione annunciata con una lettera inviata alle istituzioni locali ed alla base associativa. Una decisione conseguente alle polemiche sulle vicende che hanno coinvolto i probiviri nazionali dell’organizzazione degli industriali a seguito della frattura creatasi nell’associazione di terra jonica.
La decisione di Marinaro è arrivata ieri dopo un confronto anche con i vertici nazionali e regionali, attraverso la presentazione delle proprie dimissioni all’attuale presidente di Confindustria Puglia, Sergio Fontana. Antonio Marinaro aveva guidato l’Ance Taranto, l’associazione dei costruttori edili. prima di essere indicato ed eletto alla presidenza di Confindustria Taranto nell’estate del 2019 al posto di Cesareo, di cui era stato vicepresidente vicario.
Circa una sessantina degli associati di Confindustria Taranto che contestavano da tempo l’operato di Marinaro accusandolo di scelte unilaterali, spalleggiati dal solito giornalista “a gettone”, proteste dietro le quali si celerebbe l’ombra dell’ ex-vicepresidente Antonio Albanese, titolare della CISA spa di Massafra. Albanese ambiva da tempo a sostituire l’ex-presidente Vincenzo Cesareo a seguito della sua scadenza di mandato, senza successo e venendo rimosso dal suo incarico nell’ultimo direttivo, anche a causa delle sue imbarazzanti pendenze giudiziarie che lo vedono alla sbarra in due processi dinnanzi al Tribunale di Taranto.
Le ambizioni di Albanese di diventare presidente di Confindustria Tarano erano state sostenute dall’ ex-Presidente della Provincia di Taranto Martino Tamburrano, finito in carcere ed ora a processo insieme ad Albanese entrambi coinvolti per l’inchiesta “T-Rex” (da noi ribattezzata “Monnezzopoli” ) della Procura di Taranto. Tamburrano aveva proposto alla cordata che sosteneva la candidatura di Marinaro a presidente di Confindustria Taranto, la presidenza per lui del Consorzio ASI, in cambio di lasciare disponibile la poltrona di presidente degli industriali jonici per Antonio Albanese. Offerta che per fortuna venne respinta, salvando la reputazione di Confindustria a Taranto.
Con le dimissioni di Marinaro, Confindustria Taranto scivola in una crisi profonda di rappresentatività, sopratutto a seguito dell’attuale vicenda della crisi ILVA, da cui dipendono le sorti della stragrande maggioranza delle società dell’indotto in appalto, ma anche per la mancanza di un ricambio generazionale qualificante che di fatto non esiste dando un’occhiata ai bilanci delle società degli associati. E Taranto continua ad essere nella mani dei soliti noti “prenditori” di denaro pubblico, e monnezzari vari.