di REDAZIONE POLITICA
Sulla base dei dati emersi dal monitoraggio di oggi della cabina di Regia del Ministero della Salute dell’Istituto superiore di sanità che ha rilevato un Rt nazionale di 1,08, ovvero in discesa rispetto alla settimana scorsa quando era 1,16, , si basano i nuovi colori delle regioni. Il Lazio l’unica regione a passare dalla zona rossa a quella arancione. Secondo l’ultima ordinanza, da martedì della prossima settimana, potranno riaprire scuole, negozi, centri estetici e parrucchieri.
Asili nidi, elementari e prima media aperte anche in zona rossa dopo Pasqua. E’ questa la decisione che la cabina di regia presieduta dal premier Mario Draghi ha preso in vista del nuovo decreto sulle misure anti-Covid. Sul tavolo del generale Francesco Paolo Figliuolo è già finita la proposta, avanzata dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, di effettuare test anti-Covid periodici su tutta la popolazione studentesca, all’interno degli istituti terminata la pausa pasquale. E’ ancora un’ipotesi (e di difficile attuazione), ma il commissario dovrà valutarne le modalità e sciogliere la riserva nei prossimi giorni.
La regola è che si debba rimanere almeno due settimane in un colore prima di poter rientrare in quello con meno restrizioni, a condizione della presenza di dati compatibili con lo scenario meno pesante. Chi è rosso quindi deve passare due monitoraggi con numeri da arancione per essere inserito in quel colore . Questa settimana hanno infatti tutte un’incidenza superiore ai 250 casi per 100mila abitanti, che appunto le colloca ancora nello scenario con più restrizioni. Ecco quali sono: Friuli (410), Piemonte (354), Emilia Romagna (351), Lombardia (293) , Puglia (292), Valle d’Aosta (291), Marche (284), Provincia di Trento (279), Veneto (254). L’unica Regione che la settimana scorsa aveva un’incidenza sopra i 250 e in questa l’ha vista scendere è la Campania. Ha dunque dati da arancione, che se saranno confermati al prossimo monitoraggio la potrebbero portare in quello scenario dal 7 aprile.
Non si allenteranno, invece, le restrizioni riguardo le fasce di rischio. Fino al 30 aprile non saranno previste zone gialle. La regola è che si debba rimanere almeno due settimane in un coloreprima di poter rientrare in quello con meno restrizioni, a condizione della presenza di dati compatibili con lo scenario meno pesante. Chi è rosso quindi deve passare due monitoraggi con numeri da arancione per essere inserito in quel colore . Questa settimana hanno infatti tutte un’incidenza superiore ai 250 casi per 100mila abitanti, che appunto le colloca ancora nello scenario con più restrizioni. Ecco quali sono: Friuli (410), Piemonte (354), Emilia Romagna (351), Lombardia (293) , Puglia (292), Valle d’Aosta (291), Marche (284), Provincia di Trento (279), Veneto (254). L’unica Regione che la settimana scorsa aveva un’incidenza sopra i 250 e in questa l’ha vista scendere è la Campania. Ha dunque dati da arancione, che se saranno confermati al prossimo monitoraggio la potrebbero portare in quello scenario dal 7 aprile.
Rimangono in zona “arancione” la provincia autonoma di Bolzano, Liguria, Toscana, Umbria, Abruzzo, Molise, Sardegna, Basilicata, Calabria e Sicilia. Passa invece in zona rossa la Valle D’Aosta a cui si aggiungono la provincia autonoma di Trento, Lombardia, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Marche, Puglia (rosso rafforzato), Veneto e Campania.
Il Presidente del Consiglio ha svolto una conferenza stampa iniziata alle ore 14.00 presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio a Palazzo Chigi. Draghi ha spiegato che il blocco dell’export è stato posto dall’Italia nel corso del Consiglio europeo di ieri e che “ora è all’attenzione di tutti“. Sottolineando che “Siamo stati gli unici a bloccare l’export dei vaccini. Ora la Commissione Ue allarga la rete e i criteri entro cui possono cadere le società che esportano“. Il premier ha precisato vengono introdotti i concetti di “proporzionalità e reciprocità”: “Conta anche cosa fa il Paese verso cui un vaccino è diretto, ovvero se consente o meno le esportazioni. La proporzionalità e un criterio più sottile, riguarda la spedizione di vaccini verso un Paese che ha una percentuale già alta di vaccinati“. Draghi ha spiegato anche che il governo sta de intervenire sugli operatori sanitari non vaccinati, con una norma ad hoc a cui sta lavorando la ministra della Giustizia, Marta Cartabia.
Il “lockdown” di Pasqua
Dal 3 al 5 aprile tutta Italia tornerà comunque in rosso per evitare gli spostamenti durante le festività pasquali. Oggi il premier Mario Draghi ha messo sul tavolo anche il nuovo decreto legge, che entrerà in vigore il 7 aprile: si pensa a una sorta di giallo rafforzato, dove i numeri lo permetteranno, per far riaprire bar e ristoranti a pranzo ma solo fino alle 15 o alle 16, in modo da evitare l’orario dell’aperitivo.
Nelle ultime 24 ore quasi 24 mila tamponi positivi e altri 460 morti. Numeri sempre drammatici – ormai anomalo quello delle vittime rispetto ad altri grandi Paesi europei – che condizionano le ipotesi di riaperture dopo Pasqua, alla scadenza del provvedimento ora in vigore, il 6 aprile. Il decreto legge con le nuove misure dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri nei primi giorni della prossima settimana, forse martedì. In ballo ci sono il ritorno a scuola, che il premier e alcuni ministri vorrebbero anche in zona rossa, il ripristino del sistema originario dei colori – compreso il giallo sospeso in questo periodo -, con le decisioni sugli spostamenti tra regioni e sulle attività produttive. Una strategia per le prossime settimane che vede confrontarsi linee molto diverse all’interno dell’esecutivo di Draghi. Guarda più lontano il presidente Sergio Mattarella, secondo cui “ci attende un periodo di ricostruzione, impegnativo ma ricco di opportunità per ripensare i modelli di sviluppo su cui si fondano le nostre società e renderli più sostenibili e dinamici”.
Sull’autocertificazione non c’è obbligo di verità
Sui controlli delle forze dell’ordine, che sulle strade in questo periodo non sono apparsi minimamente paragonabili a quelli del “lockdown” del marzo 2020, si inserisce una sentenza del Gup del Tribunale Milano Alessandra Del Corvo con rito abbreviato, che ha assolto “perché il fatto non sussiste” un 24/enne a processo per aver mentito nell’autocertificazione. La stessa procura di Milano aveva chiesto l’assoluzione. Il giovane era accusato di falso a seguito di un controllo proprio un anno fa, ma il giudice ha stabilito che “un simile obbligo di riferire la verità non è previsto da alcuna norma di legge” e, anche se ci fosse, sarebbe “in palese contrasto con il diritto di difesa del singolo”, previsto dalla Costituzione.