di REDAZIONE POLITICA
La posizione di Mario Draghi non cambia ma nello stesso tempo il premier non esclude possibili riaperture dopo il 20 aprile se la situazione epidemiologica lo permetterà: le chiusure ed aperture dipenderanno solo dai dati. Il decreto legge, che mercoledì verrà approvato dal Consiglio dei ministri, sarà in vigore fino alla fine di aprile e non prevede “zone gialle”, ma solo “arancioni” e “rosse“. Il Governo però sta studiando un meccanismo, ancora in via di definizione, “per tenere conto dell’auspicato miglioramento dei dati”. come spiegano fonti interne.
Il report odierno del ministero della Salute registra 12.916 nuovi contagi a fronte di 156.692 tamponi. Il tasso di positività sale all’8,2%. I decessi, nelle ultime 24 ore, sono 417 (ieri 297). Ancora in aumento le terapie intensive (+42) e i ricoveri, +462. Più di mezza Italia è in zona rossa: Calabria, Toscana e Val d’Aosta si aggiungono alle altre 9 regioni già in lockdown. A metà aprile una verifica sulle misure restrittive. Bonaccini avverte i governatori: “siamo una nazione e nessuna regione può acquistare vaccini da sola“. Il commissario per l’emergenza Figliuolo conferma l’arrivo di 3 milioni di dosi entro Pasqua. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari Ue Enzo Amendola: “Il certificato europeo per i viaggi non sarà discriminatorio”.
La richiesta avanzata dal fronte dei governatori leghisti e dal ministro Maria Stella Gelmini che, nel corso dell’incontro tra il presidente del Consiglio e i governatori, avrebbe detto che “non è il momento per il ‘riapriamo tutto’, fino al 15-20 aprile ci vorrà ancora molta attenzione, ma poi se i numeri migliorano all’interno del decreto legge servirebbe un automatismo per prevedere aperture mirate senza il bisogno di approvare un nuovo provvedimento”.
Una ipotesi questa su cui sta lavorando il Governo, è rappresentato da una mini-concessione che il premier Draghi ha rivolto ai presidenti di Regioni nel corso di un incontro difficile in teleconferenza, all’indomani delle tensioni tra governo e presidenti sulle vaccinazioni con il premier che ha denunciato la precedenza data ad alcuni “gruppi di potere” a scapito degli over 80. I governatori, soprattutto quelli leghisti, a loro volta. battano forte sul tema delle riaperture invocando il ripristino delle zone gialle abolite per decreto: “Bisogna guardare al futuro per dare un segnale al Paese. Si cominci a fare un ragionamento sulle riaperture in base alla certezza sull’arrivo dei vaccini”. Draghi non ha esitato ad affermare che “occorre ridare speranza al Paese, pensando a programmare e alle riaperture. Bisogna ricominciare ad avere di nuovo il ‘gusto del futuro’. Occorre uscire da questa situazione di inattività”.
La Lega si è dichiarata “molto soddisfatta” del risultato ottenuto, per la posizione espressa dai presidenti di Regione e dal Presidente del Consiglio a proposito di possibili riaperture. “In particolare – riferiscono fonti vicine a Salvini – le frasi di Mario Draghi rappresentano una ‘vittoria’ per il primo partito italiano, visto che vanno nella direzione auspicata: nessuna chiusura inesorabile per tutto aprile, come suggerito dal ministro Speranza”.
Infatti era stato proprio il ministro della Salute poco prima a suggerire la linea prudenza poiché “sono i numeri dei decessi, del contagio e delle terapie intensive a imporci attenzione. Le prossime settimane saranno decisive per le vaccinazioni e potremo così programmare l’estate e la graduale uscita dalle restrizioni sulla base delle evidenze scientifiche e dei dati del monitoraggio che sono e restano la nostra bussola”. Draghi però ha lasciato uno spiraglio di manovra e possibilità , affinché si possa parlare di riapertura certamente prima dell’estate e sulla base dei dati anche dopo metà aprile, con la consapevolezza però che per il momento i dati non sono incoraggianti.
Questa ipotesi di soluzione ha soddisfatto anche Stefano Bonaccini presidente della Conferenza delle Regioni e auspica che si continui a lavorare come “come un sol uomo in questa campagna vaccinale”. Il più duro di tutto nel corso dell’incontro è stato il governatore ligure, Giovanni Toti alla ricerca di consensi sul territorio: “Cominciamo a riprogrammare le nostre aperture, le manifestazioni, le fiere, i matrimoni”. Ma il premier Draghi molto seriamente non si spinge così tanto ma una speranza la concede dicendo di “riprogrammare già da ora le aperture per quando sarà possibile”.
Il premier Draghi si è soffermato molto sul futuro del piano vaccini, essenziale prima di parlare di riaperture: “Sta andando migliorando continuamente e rapidamente”. Non è lontano l’obiettivo delle 500mila dosi al giorno, ed ha ricordato le parole del commissario Ue Breton: “Per quanto riguarda le forniture dei vaccini per i prossimi mesi la Commissione ha assicurato che le dosi dovrebbero essere più che sufficienti per raggiungere l’immunità per il mese di luglio in tutta l’Europa”. L’invito di Draghi alle regioni è chiaro: “evitiamo lo scontro istituzionale”.