di REDAZIONE POLITICA
In base a una direttiva elaborata dal Commissario straordinario, il Generale Francesco Paolo Figliuolo, le Regioni d’ora in poi dovranno dare precedenza assoluta agli over 80, alle categorie fragili e a sanitari e parasanitari. Non ci sarà quindi più nessun parallelismo fra categorie di persone vaccinabili in via prioritaria. La direttiva è la conseguenza delle parole del premier Mario Draghi di due giorni fa: “prima vacciniamo chi è più a rischio di decesso prima usciremo dalla pandemia”. L’auspicio del governo è che d’ora in avanti la raccomandazione venga rigidamente rispettata dalle Regioni, considerato che sino ad oggi quasi 2,5 milioni di dosi sono state somministrate a categorie di soggetti non ben definite.
Parallelamente a questo cambiamento c’è la volontà di spingere l’accelerazione programmata nel piano. Anche se nel frattempo la comparsa di nuove varianti del virus potrebbe rendere necessaria una nuova campagna di vaccinazione in autunno. Il Generale Figliuolo nella sua direttiva scrive che “la vaccinazione rispetta il seguente ordine di priorità”: cioè over 80, e le persone con elevata fragilità e, “ove previsto, familiari conviventi, caregiver, genitori, tutori, affidatari”. Dopodichè utilizzando prevalentemente vaccini AstraZeneca seguiranno le altre fasce d’età: chi ha tra i 70 e i 79 anni e subito dopo tra i 60 e i 69 anni . In parole semplici, permangono le categorie di priorità indicate dal ministero della Salute ma adesso vengono temperate con il criterio dell’età.
Nel testo si legge anche che, parallelamente alle suddette categorie “è completata la vaccinazione di tutto il personale sanitario e sociosanitario, in prima linea nella diagnosi, nel trattamento e nella cura del Covid 19 e di tutti coloro che operano in presenza presso strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private. A seguire, sono vaccinate le altre categorie considerate prioritarie dal Piano nazionale, parallelamente alle fasce anagrafiche secondo l’ordine indicato“. L’ordinanza di Figliuolo spiega che la decisione è motivata dall’esigenza “di dover procedere con la massima celerità a vaccinare coloro i quali, dalle evidenze scientifiche ad oggi disponibili, risultano più vulnerabili qualora infettati dal virus SARS-CoV-2“.
Covid19_Ord_6_20210409_0Nell’ordinanza si legge che “in linea con il Piano nazionale del ministero della Salute approvato con decreto 12 marzo 2021, la vaccinazione rispetta il seguente ordine di priorità: -persone di età superiore agli 80 anni; – persone con elevata fragilità e, ove previsto dalle specifiche indicazioni contenute alla Categoria 1, Tabella 1 e 2 delle citate Raccomandazioni ad interim, dei familiari conviventi, caregiver, genitori/tutori/affidatari; – persone di età compresa tra i 70 e i 79 anni e, a seguire, di quelle di età compresa tra i 60 e i 69 anni, – utilizzando prevalentemente vaccini Vaxzevria (precedentemente denominato Covid-19 Vaccine AstraZeneca) come da recente indicazione dell’Aifa“.
“Parallelamente alle suddette categorie è completata la vaccinazione di tutto il personale sanitario e sociosanitario, in prima linea nella diagnosi, nel trattamento e nella cura del Covid e di tutti coloro che operano in presenza presso strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private”. Per coloro i quali non rientrano nelle categorie che hanno la precedenze è stato precisato che “le persone che hanno già ricevuto una prima somministrazione potranno completare il ciclo vaccinale col medesimo vaccino”. Per fare un esempio se un docente ha già ricevuto la prima dose del vaccino potrà ovviamente fare il richiamo, ma se non l’ha ricevuta dovrà passare in coda alle liste.
Lo dicono gli esperti ipotizzando il rischio che il virus continui a mutare: “Non si può escludere che fra ottobre e novembre sia necessario un nuovo ciclo di vaccinazioni“, dice Massimo Zollo, genetista dell’Università Federico II di Napoli e coordinatore della Task force Covid-19 del Ceinge-Biotecnologie avanzate.
Il prossimo passo da compiere è “Testare le varianti note con nuovi vaccini“ ma serve un programma massiccio di sequenziamento per attuarlo, aggiunge Zullo : “Più sequenze del virus otteniamo, più potremo vedere mutazioni che gli danno vantaggio”. Il virologo Francesco Broccolo, dell’Università Milano Bicocca e direttore del laboratorio Cerba di Milano sostiene che il rischio che la circolazione delle varianti possa aumentare è legato anche al ritmo della campagna di vaccinazione, per il quale è necessario aggiornare vaccini e terapie: “Nel contesto italiano in cui la vaccinazione va a rilento – aggiunge – è necessario monitorare la prevalenza delle varianti note e di quelle emergenti per valutare la necessità di ridisegnare i vaccini” e questo perché, spiega Zollo “il Sars-CoV-2 cambia vestito durante il processo di replicazione di se stesso non ha un efficiente meccanismo di riparo, quindi per errore genera casualmente delle mutazioni”.
SEI REGIONI TORNANO IN ZONA ARANCIONE, LA SARDEGNA DIVENTA ROSSA COME LA PUGLIA
L’Italia da lunedì diventa arancione, con sole 4 regioni in rosso tra cui la Puglia e la Sardegna che solo un mese fa era l’unica “zona bianca” del paese, ed adesso comincia a vedere la possibile ripartenza. Anche se, con 17mila casi positivi e 460 morti in 24 ore, è ancora presto per allentare le misure restrittive. Secondo i dati del ministero della Salute, sono 18.938 i positivi al test del coronavirus in Italia nelle ultime 24 ore. Ieri erano stati 17.221. Sono invece 718 le vittime in un giorno (ieri 487).
Da lunedì, quindi, Calabria, Lombardia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Toscana si andranno ad aggiungere ad Abruzzo, Basilicata, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Sicilia, Umbria, Veneto, provincia di Bolzano e di Trento in “zona arancione”. Riapriranno i negozi e si potrà circolare all’interno del comune di residenza. Sarà inoltre possibile, una sola volta al giorno, andare a trovare amici o parenti nel comune in massimo due persone oltre ai minori di 14 anni conviventi. Novità anche per la scuola: torneranno in classe anche gli studenti della seconda e terza media mentre per quelli delle scuole superiori la didattica in presenza deve essere garantita almeno al 50%.
IL MONITORAGGIO ISS/MINISTERO. Si osserva una diminuzione del livello generale del rischio, con quattro Regioni (Liguria, Puglia, Toscana e Valle d’Aosta) che restano ad un livello di rischio alto. Quindici Regioni/PPAA hanno una classificazione di rischio moderato (di cui quattro ad alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane) e una Regione (Veneto) e una Provincia Autonoma (Bolzano) che hanno una classificazione di rischio basso. Otto Regioni/PPAA hanno un Rt puntuale maggiore di uno. Tra queste, due Regioni (Sardegna e Valle d’Aosta) hanno una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo 3. Sei Regioni hanno una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo 2. Le altre Regioni/PPAA hanno una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo uno, secondo quanto evidenzia la bozza del monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità e ministero della Salute.
Rimane alto il numero di Regioni e di province autonome che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e in aree mediche sopra la soglia critica (15 contro le 14 della settimana precedente). Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale è sopra la soglia critica (41%). E’ ancora in lieve aumento il numero di persone ricoverate in terapia intensiva cresciuto da 3.716 (30/03/2021) a 3.743 (06/04/2021). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale è anche sopra la soglia critica (44%) con un lieve aumento nel numero di persone ricoverate in queste aree: da 29.231 (30/03/2021) a 29.337 (06/04/2021). La bozza del monitoriaggio settimanale evidenzia inoltre che “il forte sovraccarico dei servizi ospedalieri, l’incidenza ancora troppo elevata e l’ampia diffusione di alcune varianti virali a maggiore trasmissibilità richiedono l’applicazione di ogni misura utile al contenimento del contagio”.