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28 Novembre 2024 11:56

IL TAR LAZIO ORDINA AL MINISTERO DELLA SALUTE DI RENDERE PUBBLICI I VERBALI DELLA TASK FORCE SUL COVID

Il ministero della Salute ha provato a difendersi in tutti i modi possibili ed immaginabili. I burocrati ministeriali hanno provato a fare gli da azzeccagarbugli cercando ogni cavillo. Ma secondo i giudici il diritto di accesso di ogni cittadino “prescinde dalla natura dei documenti richiesti” e deve essere garantito soprattutto oggi che ci troviamo “in una situazione di così grave preoccupazione per la salute pubblica e individuale”.

di REDAZIONE POLITICA

Il Tar del Lazio ha accolto con una sentenza il ricorso presentato dal deputato Galeazzo Bignami di Fratelli d’Italia (FdI) al quale era stato negato l’accesso agli atti di tutti i documenti inerenti le riunioni della Task force ministeriale istituita a gennaio 2020, che adesso il ministero della Salute dovrà pubblicare . Giorgia Meloni presidente di Fratelli d’Italia, a sua volta ha così commentato su Facebook: “Dopo la prima condanna inflitta al ministero della Salute dal Tar del Lazio sul piano segreto, arriva oggi la seconda vittoria di Fratelli d’Italia contro Roberto Speranza: il Tribunale amministrativo laziale ha infatti emesso la sua sentenza costringendo il dicastero a fornire i verbali della task force anti coronavirus. Fino ad oggi tenuti segreti“.

“Per la seconda volta i giudici condannano Speranza e danno ragione a Fdi nella battaglia per la trasparenza condotta nell’interesse di tutti gli italiani. I verbali della task force del ministro della Salute, sinora secretati, devono essere consegnati al deputato di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami entro 30 giorni“, come deciso dal Tar del Lazioche ha accolto il suo ricorso contro il ministro della Salute che si era rifiutato di consegnarglieli”, commenta la decisione Francesco Lollobrigida capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, . “Si tratta di documenti fondamentali, che, come affermato dallo stesso ministero, hanno condotto alla dichiarazione dello Stato di emergenza del 31 gennaio 2020 determinando tutte le scelte operate dal governo nella gestione della pandemia”.

Per chi non ha seguito sin dall’inizio la vicenda è bene fare un riassunto. Era il 22 gennaio del 2020, quando Speranza prima dell’inizio dell’epidemia, annunciò la creazione di una task force da lui presieduta e formata dai “migliori cervelli di cui dispone il Paese“. La Task Force si riuniva tutti i giorni ogni mattina alle nove per diverse settimane. Era in queste riunioni che prendevano vita le strategie per il contenimento del virus arrivato dalla Cina. e che nasce la decisione di chiedere lo stato di emergenza. E’ sempre in quella sede che viene ascoltato il 27 gennaio scorso Ranieri Guerra, ex direttore aggiunto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità successivamente coinvolto nello scandalo del “dossier” di Zambon, .

Come appurato dalle carte dell’inchiesta della Procura di Bergamo è in quelle riunioni che viene decide, , cosa fare (e cosa non fare) del piano pandemico anti-influenzale. Giuseppe Ippolito, direttore dello Spallanzani di Roma, il 29 gennaio suggerisce di far riferimento a quel documento aggiornandolo alle linee guida dell’Oms. “È stato fatto?“, si chiedono in molti. Forse basterebbe leggere i verbali delle riunioni per capirlo. Ma è proprio qui che sorgono i problemi.

l’ Onorevole Galeazzo Bignami di Fratelli d’Italia (FdI)

Il deputato Galeazzo Bignami  il 22 dicembre del 2020 presenta un’istanza di accesso civico per ottenere i “documenti nella disponibilità del Ministero della Salute e a qualsiasi titolo da essi redatti e detenuti inerenti lo svolgimento delle riunioni della task force” spinto dal fatto che il Ministero retto da Roberto Speranza ha opposto diniego asserendo al fatto che “gli incontri dei migliori cervelli si erano svolti in maniera informale” cioè senza procedimenti o verbali veri e propri. Della serie: addio trasparenza ! Ed è per questo motivo che l’onorevole Galeazzo Bignami, assistito dall’avvocato amministrativo Silvia Marzot, decide di rivolgersi ai giudici come era già successo nel precedente caso del piano segreto, vincendo per la seconda volta.

Il ministero della Salute a provato a difendersi in tutti i modi possibili ed immaginabili. Addirittura secondo l’Avvocatura dello Stato “non esistono i verbali e/o documenti inerenti le riunioni della task force” ma “solo resoconti informali, con allegato l’elenco dei presenti acquisito nel corso della riunione”. Dal punto di vista sostanziale in realtà non cambia nulla, trattandosi in ogni caso sempre di fogli scritti. I burocrati ministeriali hanno provato a fare gli da azzeccagarbugli cercando ogni cavillo : la task force non avrebbe posto in essere “atti, documenti o provvedimenti” trattandosi di un tavolo non ufficiale, ma solo “resoconti redatti da un funzionario, di volta in volta presente alla specifica riunione, che annota sinteticamente i diversi interventi, ma non trascrive testualmente gli interventi stessi”. In parole più chiare, trattandosi di atti non formali il parlamentare FdI non avrebbe diritto a richiederli.

Sentenza-FDI_MINSALUTE

I giudici della Sezione Terza Quater del Tar Lazio però non hanno condiviso i teoremi del Ministero di Speranza “La circostanza che la task force si sia limitata a fornire al ministro ‘aggiornamenti e considerazioni al fine delle determinazioni da assumere, non ponendo in essere atti/documenti/provvedimenti– si legge nella sentenza – è del tutto irrilevante”, perché “per ‘documento amministrativo’ si intende ‘ogni rappresentazione grafica, fotocinematografica, elettromagnetica o di qualunque altra specie del contenuto di atti, anche interni o non, relativi ad uno specifico procedimento (…) indipendentemente dalla natura pubblicistica o privatistica della loro disciplina sostanziale’”.  Quindi poco rileva se il tavolo era informale e se gli atti non sono stati protocollati: il diritto di accesso di ogni cittadino “prescinde dalla natura dei documenti richiesti” e deve essere garantito soprattutto oggi che ci troviamo “in una situazione di così grave preoccupazione per la salute pubblica e individuale”.

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