di ANTONELLO de GENNARO
Notificata ieri dal Dap, il Dipartimento dell’ Amministrazione Penitenziaria del Ministero di Giustizia una nuova sospensione ma questa volta a tempo indeterminato per la dirigente della casa circondariale di Taranto Stefania Baldassari, a seguito degli approfondimenti effettuati dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Lecce che ha raccolto prove inconfutabili della sua conoscenza e frequentazione del clan Cicala sin dal 2017. Il nuovo provvedimento potrebbe sfociare persino in causa di licenziamento.
La Baldassari stata sospesa lo scorso 27 luglio dal Dap in conseguenza del suo coinvolgimento (senza responsabilità penali) nell’ ordinanza di custodia cautelare nei confronti del “clan Cicala“, a seguito della quale aveva rilasciato una serie di interviste in cui professava la sua assoluta estraneità ai fatti contestati, così contrapponendosi ai vertici del Dipartimento dell’ Amministrazione Penitenziaria, preannunciando ricorsi amministrativi che non risultano essere mai stati intrapresi.
Al Dap oltre alla relazione del pm dr. Milto Stefano De Nozza della DDA di Lecce, sono arrivate da parte di alcuni avvocati delle segnalazioni ed esposti nei confronti della (ex?) dirigente del carcere di Taranto, che hanno consentito di comprovare, con l’ausilio anche delle documentazioni acquisite dalla Guardia di Finanza, la consuetudine di rapporti e frequentazione della Baldassari con il “boss” Michele Cicala attraverso un legale Vincenzo Sapia, comune amico, presente nella recente ordinanza di custodia cautelare, a partire da un incontro elettorale svoltosi nel 2017 nella pizzeria “Da Mammina” a Talsano , in cui la Baldassari assieme al candidato Antonino detto Toni Cannone (estraneo all’inchiesta), incontrò persone amiche e familiari dei componenti del “clan Cicala”, quasi tutti residenti nelle case popolari di via Mediterraneo, strada che dette il nome ad un precedente blitz per il quale Michele Cicala riportò una condanna definitiva di 18 anni e 6 mesi di reclusione. E guarda caso… la Guardia Finanza ha accertato che proprio nel seggio elettorale di quella zona la Baldassari nelle Comunali del 2017 ricevette oltre 400 voti ! Una semplice coincidenza… ?
Le immagini che pubblichiamo sopra, sono tratte da Facebook, confermano che Stefania Baldassari ed il consigliere comunale Tony Cannone abbiano svolto campagna elettorale nel 2017 nei locali della pizzeria “MAMMINA” a Talsano, di proprietà del “clan Cicala“. E Cannone li ringraziava anche ! Alle loro spalle l’ avvocato Vincenzo Sapia notoriamente molto “vicino” al Clan Cicala, come risulta dalle intercettazioni della Guardia di Finanza agli atti del fascicolo d’indagine del pm Milto Stefano De Nozza.
Il CORRIERE DEL GIORNO inoltre ha scoperto su Facebook un documento fotografico, peraltro postato pubblicamente, che dimostra la falsità delle precedenti dichiarazioni della Baldassari alla stampa locale, quando sosteneva di essere stata al Primus Bar Borgo soltanto una volta per prendere un caffè. I documenti e le intercettazioni in realtà dicono ben altro. Chissà se adesso ci saranno nuove interviste della Baldassari a giornali e televisioni … Lei nel frattempo ci blocca sui social sperando di impedirci di leggere le sue farneticazioni nei nostri confronti. Inutilmente. Quindi a questo punto non ci resta che aspettare la conclusione delle indagini della DDA di Lecce . Il tempo è galantuomo ed è anche il miglior giudice in circolazione. Sopratutto a Taranto, la città della “solidarietà” ad un tanto al chilo !
E’ noto a tutti inoltre che nella coalizione che sosteneva la Baldassari, compariva anche un altro pregiudicato, su cui grava una condanna definitiva ad 1 anno e 4 mesi, Salvatore Micelli “portavoce” della lista “Progetto in Comune” guidata da sua sorella.
Quando si hanno certe frequentazioni…persino facendo politica nonostante il delicato ruolo ricoperto nell’ amministrazione penitenziaria, diventa poi arduo dirigere un carcere. E questa volta con la nuova dirigenza del DAP non si scherza.