di REDAZIONE CRONACHE
La Squadra Mobile di Taranto ha rintracciato ed arrestato alle prime ore di questa mattina, il pregiudicato Cosimo Cesario un 61anni, considerato a capo del clan (ereditato dal suo fratello defunto Giuseppe “Peppe” Cesario meglio noto come Pelè) , il quale si dal 25 maggio scorso si era reso latitante allorquando la Squadra Mobile di Taranto nell’ “operazione Japan” aveva disarticolato un articolato sodalizio criminale, che operava al Quartiere Paolo VI ed aveva ramificazioni nei vicini Quartieri Tamburi e Città Vecchia.
Sulla testa di Cesario pendeva un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, nei confronti di 17 persone ritenute responsabili a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravata dall’avere la disponibilità di armi, detenzione illecita di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi da fuoco, anche da guerra, con relativo munizionamento, estorsione aggravata dal metodo mafioso, ricettazione furto e minaccia. Risultavano indagate per gli stessi reati, anche altre otto persone, tra cui una donna.
A capo del sodalizio criminale, il latitante pregiudicato Cosimo Cesario, detto “Giappone”, proprio per il suo curriculum criminale, aveva assunto – coadiuvato da altro componente di elevato spessore criminale – il comando di tutto l’illecito traffico di droga, con compiti di decisione e di pianificazione del programma criminoso, di gestione dei contatti con i fornitori delle sostanze stupefacenti e di supervisione delle operazioni criminose volte a reperire il denaro necessario per l’approvvigionamento di ingenti quantitativi di cocaina, eroina ed hashish.
Sin dall’avvio dell’indagine, è apparso evidente il profilo di capo indiscusso di “Giappone” il quale, consapevole di essere oggetto di attenzioni da parte delle Forze di Polizia, assumeva tutte le precauzioni necessarie per rendersi invisibile alle stesse, dalla maniacale attenzione nelle conversazioni attraverso i telefoni cellulari fino alla sostituzione, con inusuale frequenza, delle vetture in uso. L’attività degli investigatori della Squadra Mobile di Taranto guidata dal dirigente, vice questore dr. Fulvio Manco ha consentito di accertare continui e pressoché giornalieri incontri con i suoi sodali da parte del capo clan che si vantava di essere ormai uno dei pochi rimasti ai vertici della malavita tarantina.
Giappone continuando a declinare il “noi” parlando di se stesso, si vantava di una ormai consolidata egemonia criminale sul territorio, tanto che era sufficiente la sua presenza per ottenere quanto voluto anche senza ricorrere all’uso della violenza. Cesario infatti spiegava il suo modus operandi sostenendo che gli bastava presentarsi: “Basta che andiamo da qualche parte.. I cristiani si mettono sugli attenti… Ci presentiamo ah…Ma senza bum bum…Basta una parola e si mettono a disposizione”. Mentre altri componenti del gruppo malavitoso lo definivano “un capo indiscusso” o addirittura “il numero 1”. Una sorta di superstite dei clan storici, considerando che in tanti sono morti o ammazzati o di morte naturale oppure sono dietro le sbarre. Anche Cesario è rimasto in carcere, a Trani, fino a qualche anno fa. Dopo essere tornato in libertà ad agosto 2018, era stato destinatario di un ordine di carcerazione richiesto dalla DDA di Lecce, ma era riuscito a rendersi irreperibile.
Le meticolose indagini della Mobile tarantina, scandite anche da numerosi sequestri di droga e di armi, hanno messo in evidenza un’importante disponibilità di sostanze stupefacenti per svariati kilogrammi e con un giro di affari di centinaia di migliaia di euro, nonché una notevole disponibilità di armi, spesso clandestine, e del relativo munizionamento, finanche al possesso da parte di uno degli indagati di una mitraglietta SKORPION.
Ed oggi dopo circa 100 giorni di incessanti indagini, i poliziotti, all’alba di questa mattina, hanno bussato alla porta di un appartamento sito in un condominio del Quartiere Tamburi dove Il ricercato Cosimo Cesario si nascondeva. Arrestato è stato tradotto ed associato presso la casa Circondariale di Lecce. L’attività degli investigatori prosegue per far luce su eventuali fiancheggiatori che hanno favorito il 61enne pregiudicato in questi tre mesi di latitanza.