I giudici della Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione hanno confermato la condanna a due anni e dieci mesi di reclusione per Gianpaolo Tarantini nel processo alle escort nelle residenze dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Diventa così definitiva la condanna della Cassazione dell’imprenditore barese, che ha rigettato i ricorsi presentati tanto dai legali dell’imputato quanto dalla Procura Generale di Bari (un nuovo processo d’appello per un aumento di pena), confermando così la pena stabilita dalla Corte d’Appello del capoluogo pugliese.
L’ex-imprenditore barese Gianpaolo Tarantini, difeso dagli avvocati Nicola Quaranta e Vittorio Manes, rispondeva delle accuse di reclutamento della prostituzione per aver portato delle escort tra il 2008 e il 2009, nelle residenze dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, a settembre del 2020 in Corte di Appello, ha visto ridursi la condanna da 7 anni e 10 mesi del primo grado a 2 anni e 10 mesi del secondo grado per prescrizione di 14 dei 24 episodi contestati confermando la penale responsabilità per dieci episodi di reclutamento e favoreggiamento della prostituzione. Condanna confermata dai supremi giudici della Cassazione che hanno anche dichiarato inammissibile il ricorso della parte civile Patrizia D’Addario, che era stata esclusa in Appello ma “riammessa” davanti alla Suprema Corte.
Nel corso della requisitoria davanti ai giudici della Suprema Corte, il sostituto procuratore generale della Cassazione Luigi Giordano, in accoglimento del ricorso presentato dalla Procura Generale di Bari, aveva chiesto, invece, un processo d’Appello per valutare un aumento di pena.
“Attendiamo le motivazioni della sentenza per capire quale è stato il ragionamento fatto per arrivare a questa decisione” ha commentato dopo il verdetto dei giudici l’avvocato Nicola Quaranta difensore di Tarantini. “Noi applichiamo la legge penale non il codice morale”. ha aggiunto il professor Vittorio Manes, difensore assieme a Quaranta di Gianpaolo Tarantini, ha chiuso il dibattimento facendo proprie le parole riecheggiate nel tribunale di Lille nel processo a Dominique Strauss-Kahn. Secondo i difensori di Tarantini, infatti, va valutata “la tassatività della fattispecie” di reclutamento contestata, anche perché mancano a loro parere, “i tratti dell’offensività del reato”.
“Il reclutamento presuppone una stabilità del rapporto di adesione, assimilabile a un rapporto di subordinazione” – ha aggiunto Manes – mentre nel caso concreto “non c’è certezza sull’esito dell’ingaggio“. Tra le richieste avanzate dagli avvocati al collegio giudicante anche quella di valutare l’eventuale rinvio degli atti alla Consulta affinché chiarisca i termini del reclutamento nell’ambito della legge Merlin.
Diventata quindi definitiva la condanna, Gianpaolo Tarantini dovrà scontarla, ma è presumibile che non andrà in carcere , come già avvenuto per una precedente condanna per droga e bancarotta, venendo affidato ai servizi sociali. “Gianpi” trasferitosi a Roma, ha fatto volontariato in una chiesa per quattro anni e poi lavorato come commesso in un negozio di abbigliamento per bambini, di proprietà della famiglia della sua nuova compagna Allegra Zingone, nella zona di Ponte Milvio-Farnesina a Roma.