di REDAZIONE CRONACHE
I Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari, guidati dal Col. Luca Cioffi a conclusione di complesse indagini finalizzate a verificare la regolare percezione del “reddito di cittadinanza”, hanno denunciato alle Autorità Giudiziarie inquirenti di Bari e Trani complessivamente 109 soggetti, in quanto avrebbero percepito illecitamente tale beneficio economico per un ammontare complessivo di oltre 900 mila euro. In tale contesto è stato già disposto il sequestro di consistenti disponibilità finanziarie, provento del reato, nonché delle “carte postamat RDC” utilizzate dagli indagati per il prelevamento del sussidio.
L’operazione, convenzionalmente denominata “Veritas”, rappresenta l’epilogo di articolati approfondimenti investigativi svolti dalle Fiamme Gialle baresi a tutela della spesa pubblica nazionale. In particolare, per definire i target da sottoporre a controllo, si è proceduto a individuare i soggetti gravati da una sentenza di condanna definitiva per il reato di associazione di tipo mafioso o per altre gravi fattispecie delittuose aggravate dal
“metodo” e/o dalla “finalità” mafiosi. I dati così acquisiti sono stati incrociati con le pertinenti risultanze estrapolate dalle banche dati in dotazione alla Guardia di Finanza, isolando 109 soggetti residenti nella Citta Metropolitana di Bari e nella provincia BAT da sottoporre ad accertamenti.
In stretta e costante sinergia con le competenti Direzioni Provinciali dell’I.N.P.S., i Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari hanno poi acquisito la documentazione – prodotta dai soggetti condannati o dai componenti dei rispettivi nuclei familiari – concernente la richiesta del sussidio, disvelando la commissione di condotte illecite di diversa tipologia.
Dalle indagini è, difatti, emerso che in violazione della normativa di riferimento numerosi richiedenti il beneficio (prima o dopo la presentazione della relativa istanza all’I.N.P.S.) hanno omesso di comunicare di essere gravati da una sentenza penale di condanna definitiva, emessa dalla competente Autorità giudiziaria nel decennio precedente, per il reato di associazione di tipo mafioso o per altre fattispecie delittuose connesse ad attività mafiose.
Tra gli indebiti beneficiari del “reddito di cittadinanza” è stato individuato un esponente di spicco di un clan attivo nel territorio della provincia di Barletta-Andria-Trani, condannato in via definitiva, oltre che per il reato di associazione mafiosa, anche per il tentato omicidio di un affiliato alla fazione criminale opposta.
In altri casi è stato, invece, appurato come i componenti dei nuclei familiari percettori (prima o dopo la presentazione dell’istanza) avessero omesso di comunicare all’I.N.P.S. la presenza di un soggetto convivente gravato da siffatti precedenti penali o in stato detentivo. Nello specifico è stata accertata l’illegittima erogazione del beneficio ai conviventi di boss ed esponenti di primo piano della criminalità barese (clan “Capriati” e “Di Cosola”) e di quella attiva nel territorio della provincia di Barletta-Andria-Trani (clan “Cannito-Lattanzio”), condannati in via definitiva per il reato di associazione di tipo mafioso, oltre che, in taluni casi, per omicidio, traffico di sostanze stupefacenti e detenzione di armi.
Tra i nomi eccellenti di coloro i quali nel 2020 e nei primi mesi del 2021 hanno chiesto ed ottenuto il beneficio statale introdotto dal 1° Governo Conte (M5S) nel 2019, compare il boss Michele Matteucci, 53 anni, esponente di spicco del clan mafioso Cannito-Lattanzio, che “regnava” nel territorio di Barletta tra gli anni ’80 e 90, al quale nell’aprile 2005 arrivò il colpo di grazia della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari che mise fine alle sue attività criminali, a seguito dell'”Operazione Download” che portò all’arresto di 43 persone al termine di una complessa attività investigativa avviata nell’ottobre 2001. Matteucci nel febbraio 2011 fu colpito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Bari e condannato in via definitiva, oltre che per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, anche per quello di tentato omicidio.
Fra gli illegittimi beneficiari del reddito di cittadinanza compariva Antonio Battista, 51 anni, luogotenente del clan mafioso Di Cosola, condannato all’ergastolo al termine di un processo celebrato con rito abbreviato, familiari di Antonio Busco, 39enne protagonista della guerra di mafia tra il suo gruppo e il clan Parisi-Palermiti che si consumò nel quartiere Japigia di Bari, numerosi pregiudicati dei clan Capriati, Strisciuglio e Diomede-Mercante, egemoni a Bari e provincia, i quali nonostante fossero condannati avrebbero percepito indebitamente il reddito di cittadinanza, omettendo di comunicare le rispettive condanne. Infatti qualora lo avessero fatto, sarebbero stati esclusi come prevede la norma, dal beneficio assegnato secondo requisiti precisi, tra cui la presentazione di un Isee inferiore a 9.360 euro all’anno.
Gli esiti delle investigazioni svolte sono stati comunicati anche ai competenti uffici dell’I.N.P.S. per l’adozione dei prescritti provvedimenti di decadenza o di revoca dei benefici illecitamente erogati e per l’avvio delle necessarie azioni di recupero dell’indebito percepito. L’operazione di servizio si inquadra in una più ampia strategia attuata dalla Guardia di Finanza di Bari – in stretta sinergia con le Procure della Repubblica di Bari e Trani, nonché con le competenti Direzioni Provinciali dell’I.N.P.S. – finalizzata a contrastare l’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia legale nonché l’illecita percezione delle risorse pubbliche destinate a persone in effettive condizioni di difficoltà finanziaria.